Wise Society : L’ageismo, spiegato: i pregiudizi e le discriminazioni contro gli anziani

L’ageismo, spiegato: i pregiudizi e le discriminazioni contro gli anziani

di Rosy Matrangolo
2 Febbraio 2024

In cosa consiste questo fenomeno discriminatorio, e perché si manifesta soprattutto nell’ambiente di lavoro e verso le donne? Ecco i risvolti molesti della cultura anti invecchiamento

L’Accademia della Crusca attribuisce come anno di nascita il 2020 a un vocabolo che, vista la tenera età, dovrebbe farci pensare a un concetto giovane, nuovo. Col termine Ageismo intendiamo sì una novità, che riguarda però l’identificazione di un atteggiamento non inedito: ossia tutte quelle forme di discriminazione e oppressione nei confronti delle persone più anziane. Tanto per fare un esempio pratico: compiamo Ageismo tutte le volte che associamo il termine “vecchio” a “rimbambito” rivolgendoci a una persona in là con gli anni, magari lenta ad attraversare la strada. Nulla di inaudito, insomma. L’ambito di utilizzo è curioso perché, al contrario di come spesso accade con nuovi idiomi, non è il linguaggio quotidiano, quello dell’ “uomo di strada”, a indicare nuovi significati che necessitano di essere rappresentati, bensì sono “le scienze sociali, l’attivismo e i mass media” il substrato culturale che ha portato a coniare un lemma afferente alla violazione di un diritto. Quello di portare le proprie primavere con dignità.

Ageismo, un'illustrazione

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Significato della parola Ageismo

L’Organizzazione mondiale della Sanità ha ritenuto di dover inglobare la questione delle discriminazioni in base all’età inquadrando il fenomeno nella sua complessità:

“l’età è spesso utilizzata per classificare e dividere le persone provocando svantaggi e ingiustizie che erodono la solidarietà tra generazioni”.

Stereotipi e pregiudizi portano ad azioni discriminatorie nei confronti degli altri a partire dall’età, una componente del nostro essere che tra le prime può essere valutata da chiunque ci osservi. L’OMS allarga il campo, dunque, e non si limita a focalizzarsi sull’anzianità come tempo della vita di un individuo vittima di ageismo, ma la differenza di età che nelle relazioni sociali può avvantaggiare taluni a dispetto di altri.

Origine del termine

L’autore cui si associa l’utilizzo del termine ageismo per la prima volta è Robert Neil Butler, psichiatra americano che nel 1969 pubblica un articolo dall’eloquente titolo “Ageismo, un’altra forma di bigotteria”. L’autore descrive il fenomeno come un

“Pregiudizio delle persone di mezza età contro i vecchi in certi casi, e contro i giovani in certi altri. Si tratta di un grave problema a livello nazionale in quanto l’ageismo riflette un disagio profondo da parte dei dei giovani e nelle persone di mezza età: ossia la repulsione personale e il disgusto verso l’invecchiamento, la malattia e la disabilità. Una condotta che rivela una paura dell’impotenza, dell’inutilità e della morte”.

La parola "Ageismo" in un libro

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L’ageismo come forma d’oppressione

I conflitti intergenerazionali fanno parte della storia dell’umanità: solo pensando agli ultimi decenni potremmo citare il Sessantotto e il movimento dei Fridays for Future come forme sociali e politiche di lotte per l’affermazione della propria identità rispetto a quella dei propri genitori, degli adulti contro cui ribellarsi. Non avremmo giudicato questi scontri attingendo al significato di ageismo che pure oggi, vede nuove forme di esclusione. In un lavoro del 2022 pubblicato dal Journal of aging studies, gli autori descrivono che

“gli anziani vengono spesso considerati come categorie dipendenti dalla politica sociale che utilizzano risorse che potrebbero essere meglio utilizzate dai gruppi più giovani; o, al contrario, come gruppo che beneficia ingiustamente delle risorse accumulate sotto forma di pensioni e beni immobiliari”.

Un conflitto in cui se ne esce comunque sconfitti, insomma. Certo, oggi invecchiare assume altre sfumature e la Silver economy ne sintetizza la nuance canuta. Una dichiarata valorizzazione, captata ormai dai maggiori brand commerciali, va proprio verso una cultura dell’anti invecchiamento. I prodotti per ritardare gli effetti del tempo che passa – e godersi dunque la vita – non riguardano soltanto la cosmetica, ma l’integrazione alimentare, il tempo libero che comprende viaggi e attività sportive o culturali, la tecnologia e il settore immobiliare. S’intende che questo tenore di vita non può essere appannaggio della maggioranza della popolazione anziana mondiale. Le principali forme d’oppressione, in ogni caso, si rivelano in particolare nel contesto lavorativo.

L’ageismo nel mondo del lavoro

Perché un trattamento professionale dovrebbe penalizzare il dipendente o il collaboratore più anziano? Negli Stati Uniti esiste una Commissione governativa per le pari opportunità nell’ambiente lavorativo. Tra gli esempi di ageismo sul posto di lavoro includono affermazioni sui lavoratori, generalmente over 50, del tipo:

  • i colleghi anziani sono cocciuti
  • i colleghi anziani non sono aggiornati sulle attività che richiedono utilizzo di tecnologie
  • i colleghi anziani prendono più giorni di malattia
  • sono lenti e poco innovativi

Affermazioni che affondano in comportamenti discriminatori come scartare candidature di persone meno giovani; non valorizzare, anche economicamente l’expertise acquisita con gli anni di lavoro; ridurre le opportunità formative per i dipendenti più anziani; incoraggiare attraverso forme di mobbing alle dimissioni o al prepensionamento.

Atteggiamenti che spesso si manifestano soprattutto sulle donne lavoratrici, non a caso si parla di ageismo e misoginia, veicolando sulla popolazione femminile lavoratrice un doppio pregiudizio discriminatorio. Va, inoltre aggiunto che con l’allungamento dell’aspettativa di vita sono in aumento coloro che vivono un tempo maggiore di inattività post pensione che può più facilmente degenerare in condizioni di appiattimento di stimoli e di marginalizzazione dalle attività all’interno della società.

Quali impatti sulla salute?

L’ageismo porta con sé, dunque, diversi risvolti a livello sociale e nell’affermazione del proprio ruolo nella società. Un impatto, invece, sul singolo riguarda la salute. E’ ancora l’OMS a elencare alcune delle conseguenze associate all’esposizione a questa condizione. L’Agesimo:

  • è associato a morte anticipata;
  • è legato a un peggioramento della salute fisica (capacità di recuperare dalla disabilità e sulla salute sessuale e riproduttiva);
  • aumenta i comportamenti rischiosi per la salute (come una dieta malsana o il fumo);
  • è associato a un peggioramento della salute mentale con aumento di sintomi depressivi fino alla depressione;
  • È associato a isolamento sociale e solitudine.

Queste condizioni pesano economicamente sulla collettività e le istituzioni dovrebbero lavorare considerando che politica, legge e interventi educativi possono combattere l’ageismo. Ridurre le disuguaglianze e proteggere i diritti umani di tutti è compito delle prime due. Aumentare l’empatia e la sussidiarietà tra generazioni sin dalla tenera età è invece un’arma importante per coltivare nelle future generazioni un rapporto meno influenzato da pregiudizi e stereotipi.

Rosy Matrangolo

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