La grande alpinista italiana che col marito Romano Benet ha scalato le 14 vette più alte del pianeta, tutte oltre gli ottomila metri, ci conduce in un affascinante viaggio in alta quota fra emozioni forti e preziosi insegnamenti che forse andrebbero riscoperti e valorizzati un po' di più
Si chiama Nives Meroi, anche conosciuta nell’ambiente come “la tigre della montagna”, l’alpinista italiana che, insieme col marito Romano Benet, alpinista come lei sposato nel 1989, ha conquistato nel maggio 2017 il primato di prima coppia al mondo ad aver completato in cordata la scalata dei 14 giganti della Terra, vale a dire le montagne più alte del mondo, quelle che superano gli ottomila metri. Fra questi l’Everest, il K2 ed altri luoghi fra i più inospitali del pianeta.
Un record conquistato in stile alpino, cioè senza l’uso di bombole di ossigeno e di portatori di alta quota, che si sobbarcano tutto il peso della spedizione sulle proprie spalle. Oggi Nives continua ad arrampicare ed è costantemente impegnata nella promozione di valori importanti, soprattutto fra i giovani, quali il rispetto della montagna e della natura in generale.
Con lei abbiamo parlato di tante cose, di ambiente e di natura e di quanto la montagna vada rispettata e possa insegnare a ciascuno di noi, in tutti gli ambiti della vita, come per esempio superare la paura di fallire e affrontare i problemi con il giusto approccio mentale.
Nives, cosa le ha insegnato finora la montagna?
In montagna si impara a essere pazienti, che non vuol dire essere passivi, semplicemente si apprende ad aspettare il momento giusto per agire. La montagna aiuta a scoprire sé stessi e ad avvicinarsi all’essenzialità della cose che la dimensione virtuale in cui viviamo spesso ostacola. La montagna è sempre un salire per ritornare a sé stessi, pertanto in questi anni mi ha insegnato a frazionare i problemi in passi da affrontare uno per volta per raggiungere il tuo obiettivo.
Quando sei lontano da una vetta ti sembra impossibile salirla, ma poi più ti avvicini e più ti rendi conto che non lo è. Questo ti tempra nell’affrontare le vicissitudini della vita un passo alla volta, con pazienza e senza scoraggiarti. Ti aiuta ad accettare che la vita è fatta di successi e fallimenti.
Qualcosa che non sempre siamo abituati ad accettare…
L’ascesa è fatta di trazioni e spinte ed è proprio questo gioco di forze opposte che ti permette, passo dopo passo, di conquistare la vetta, salendo ma anche ritornando sui tuoi passi per aspettare magari che le condizioni diventino migliori per proseguire il cammino. Nella vita di tutti i giorni la paura di fallire ci mette addosso una pressione tremenda oggi, ma se si guarda al fallimento da una prospettiva diversa ci si rende conto che non è poi così devastante perchè è da esso che si riparte per andare avanti.
La montagna, come il mare, va rispettata, e purtroppo non sempre lo si fa…
La montagna diventa tutto quello che noi le proiettiamo sopra e alla base c’è il retaggio dell’alpinista eroico che la sfida. In realtà gli alpinisti non vanno in montagna per sfidare la morte ma per abbracciare la vita. Tutte le spedizioni in alta quota sono, infatti, soprattutto esperienze di vita in cui, viaggiando così lentamente, impari a ridimensionare i problemi del quotidiano e a prestare attenzione ai particolari e spesso è proprio nei particolari che si nasconde la verità.
La montagna aiuta a stare anche meglio a livello psicofisico e a favorire una socialità sana e un atteggiamento di maggiore collaborazione…
Certo, la sua utilità è riconosciuta da tempo, anche in campo terapeutico. La montagna insegna ai ragazzi il rispetto per la natura e la diversità, in un mondo in cui viviamo vite sempre più virtuali, siamo poco abituati a toccare la terra con le mani e non ci rendiamo forse conto fino in fondo della strada senza ritorno che abbiamo imboccato a causa dei danni ambientali provocati alla Terra. Credo che anche alla politica possa insegnare molto, soprattutto a fare squadra, perché in certe condizioni non si può conquistare una vetta se non si uniscono le forze.
Pensa di essere una donna di frontiera?
Sì, vivo in Friuli Venezia Giulia, una terra di confine fra Italia, Austria e Slovenia, e il mondo stesso è fatto di confini, ma a ben guardare le montagne non sono dei muri e non dividono. Sono invece delle cerniere che uniscono, ed è bello essere parte integrante di questo mondo. Credo sia un aspetto che andrebbe valorizzato di più, contrariamente a quanto si fa in diverse parti del mondo dove i muri vengono costruiti dall’uomo.
Ci consiglia un posto in montagna secondo lei assolutamente da non perdere nel nostro Paese magari quest’estate?
Direi le Alpi Giulie, che ritengo la parte dell’Arco alpino più puro e selvaggio. Ma tutte le nostre Alpi sono meravigliose, le Dolomiti stupefacenti, come lo è anche l’Appennino, in particolare il Gran Sasso. Siamo fortunati a vivere in un Paese con montagne così belle…
Vincenzo Petraglia
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