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Umberto Guidoni: il futuro dello spazio e della vita sulla Terra

di Vincenzo Petraglia
10 Agosto 2024

Come salvaguardare la nostra Terra? Riusciremo a colonizzare altri pianeti ed esiste davvero vita aliena nello spazio? Ne abbiamo parlato con uno dei più noti astronauti e divulgatori italiani

È stato il primo astronauta europeo a visitare la Stazione spaziale Internazionale. Umberto Guidoni è un orgoglio per tutta l’Italia, che con la sua competenza e professionalità si spende instancabilmente per diffondere la conoscenza dello spazio e il rispetto per la nostra casa comune, la Terra. Anche attraverso diversi libri, l’ultimo dei quali si intitola Sfidare lo spazio, nel quale esplora gli scenari futuri e le opportunità legate alle prossime missioni spaziali.

Con lui abbiamo parlato di molte cose. Anche della necessità di trattare il nostro pianeta con maggiore cura e rispetto a quanto non facciamo oggi…

Umberto Guidoni

Umberto Guidoni ha partecipato a ben due missioni spaziali.

“Sfidare lo spazio”: perché questo titolo per il suo libro?

Perché lo spazio, da quando abbiamo deciso di avventurarci nello spazio, è un ambiente estremo, che mette in difficoltà sia le tecnologie che la vita umana. Il mio libro guarda al futuro: fino ad oggi lo spazio è stato limitato a pochissime persone (in sessant’anni poco più di 600 persone ci sono andate), ma nei prossimi 60 anni il numero di persone aumenterà molto.

Forse arriveremo anche su Marte per continuare la nostra evoluzione. Ho dedicato il libro a mio figlio Luca, che ha 30 anni, e ai suoi coetanei, che rappresentano la generazione che porterà avanti tutto questo, che saranno protagonisti delle future missioni verso la Luna e Marte. Sperando di non portare anche nello spazio le dinamiche che stiamo perpetrando sulla Terra.

Dobbiamo trattare lo spazio in maniera più saggia rispetto a quanto stiamo facendo adesso sulla nostra attuale casa, la Terra. Se un giorno qualcuno decidesse di andare a vivere su Marte, bisognerebbe ripartire da una concezione della vita molto più concreta e meno legata alle sovrastrutture. Sarà per tutto il genere umano anche una lezione di umiltà…

Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi trent’anni dalle esplorazioni spaziali? 

Vedremo gli esseri umani camminare di nuovo sulla superficie della Luna, dopo cinquant’anni, con nuove tecnologie che ci permetteranno di creare delle basi, e anche una base orbitante intorno alla Luna, come quella, la Stazione Spaziale Internazionale, che c’è intorno alla Terra.

Sfrutteremo le risorse della Luna, per esempio le terre rare, minerali scarsamente presenti sulla Terra, ma che lì invece pare siano molto abbondanti. La Luna potrebbe poi rappresentare il passo intermedio per spostarsi verso Marte.

Lo spazio sarà terreno di scontro e di ulteriori guerre? Come scongiurare questo pericolo?

Il rischio esiste. L’esperienza della Stazione Spaziale Internazionale, dove sono stato, suggeriva che ci fosse una nuova fase di collaborazione e che fosse superata la contrapposizione: lì convivono americani, russi, giapponesi, europei: a parte la Cina che si è costruita la sua stazione spaziale, lassù è rappresentato quasi tutto il mondo.

Le nuove contrapposizioni, come quella tra Ucraina e Russia e le altre in corso, minano tutto ciò. Il rischio, quindi, c’è ed è forte, e l’unica cosa che può prevenirlo sono norme puntuali a riguardo. Che già ci sono per la verità, grazie al trattato firmato nel 1966 che stabilisce che non si può rivendicare il possesso dei territori fuori dal pianeta, anche se si è arrivati per primi. Un po’ come funziona in pratica per l’Antartide e anche per la Luna.

la luna

Foto: Marty McGuire / Unsplash

Essere stato nello spazio come l’ha cambiata? È cambiato in qualche modo il suo punto di vista sulle cose e che insegnamenti ne ha tratto?

La possibilità di poter abbracciare con uno sguardo l’intero pianeta è una cosa che ti cambia nel profondo. Mi ha colpito la fragilità del pianeta. Vedere quella sfera bellissima e luminosa, avvolta nel vuoto, nel buio, ti fa veramente venire la voglia di abbracciarla. E quando torni vuoi proteggerla.

Dallo spazio si vedono incendi, devastazioni, le fratture provocate dall’uomo. Si torna pertanto con una maggiore attenzione verso la protezione del pianeta, per noi e per le generazioni future.

Com’è vivere nello spazio? È uno stress non da poco per il corpo…

Sono condizioni estreme, un cambiamento abbastanza radicale. Sulla Terra le cose cadono sempre nella stessa direzione: dall’alto verso il basso; nello spazio, non essendoci più il peso, mancano i riferimenti, i fluidi si distribuiscono in modo diverso. Andare nello spazio equivale a invecchiare precocemente. Per fortuna questa trasformazione dura il tempo che si rimane nello spazio; quando poi si torna, tutto torna alla normalità…

Si possono poi verificare delle “malattie professionali”, se così possiamo chiamarle: per esempio, non essendoci peso, la colonna vertebrale si distende e si cresce in altezza. Poi, quando si torna, ci si riaccorcia, quindi si può avere un po’ di mal di schiena. C’è anche perdita di calcio, di muscolatura e di capacità del sistema immunitario, ma durano solo il tempo che si è nello spazio.

I dati degli ultimi sessant’anni mostrano che non ci sono gravi conseguenze, ma certamente è uno stress molto forte per l’organismo, per questo c’è una forte selezione fra gli astronauti. 

Cosa l’ha meravigliata di più quando è andato nello spazio?

L’assenza di peso, il fluttuare nella cabina senza alcun vincolo a livello fisico è una sensazione incredibile. Sia a livello positivo, con un grado di libertà incredibile, che negativo, con l’inevitabile periodo di transizione, non facile, a cui bisogna adattarsi, con conseguenze a livello fisico, tipo mal di testa eccetera.

Quando sono arrivato in orbita, ho scoperto che l’assenza di peso aveva modificato anche i miei gusti e i cibi che avevo scelto mi sembravano insipidi e senza sapore. Per fortuna, a bordo c’erano alcune riserve aggiunte in previsione di possibili estensioni della permanenza in orbita, che ho utilizzato per rendere i miei pasti più saporiti…

E poi vedere la Terra così isolata. Tutti sappiamo che gira intorno al Sole, ma vedere che intorno non c’è nulla e la Terra è l’unica oasi colorata è qualcosa si incredibile. 

Che effetto fa vederla da lassù?

La Terra vista da lassù appare come una bellissima sfera luminosa avvolta nel vuoto. Vedere il nostro pianeta dall’orbita ti fa capire quanto sia fragile e prezioso. È una sensazione che ti cambia profondamente e ti fa venire voglia di proteggere il pianeta a tutti i costi.

Ha mai avuto paura lassù?

Direi di no, non perché sono incosciente o coraggioso, ma perché la preparazione per gli astronauti, l’addestramento, dura anni ed è una sorta di vaccinazione contro la paura. Durante l’addestramento succede di tutto, si imparano a gestire situazioni molto complicate, e questo ti prepara. Abbiamo avuto incidenti, ma mediamente, grazie all’addestramento, si riesce a gestire la paura.

il pianeta Terra

Foto: Nasa / Unsplash

Domanda delle domande: esiste secondo lei vita nello spazio?

Negli ultimi venti, trent’anni abbiamo imparato a conoscere meglio lo spazio e le altre stelle. Abbiamo scoperto che ci sono pianeti intorno alle stelle e che su alcuni di essi ci sono condizioni simili a quelle della Terra. Quindi, potrei scommetterci sopra che esiste la vita. Che poi si sia sviluppata come la nostra o in modo diverso è da vedere…

Cosa ci può insegnare lo spazio? Può aiutare l’uomo a scongiurare la catastrofe climatica?

Osservare la Terra dal di fuori è un po’ come guardarsi allo specchio e rendersi conto che siamo tutti sulla stessa barca. Dallo spazio si coglie benissimo questo aspetto: non c’è un altro posto dove possiamo andare.

Quando sei sulla Terra, pensi di poter andare dall’altra parte del mondo, scavalcare le montagne, eccetera. Nello spazio giri intorno alla Terra in 90 minuti e, nel corso di una giornata terrestre, si vedono 16 albe e altrettanti tramonti. La Terra è piccola se vogliamo, ed è tutto quello che abbiamo e dobbiamo proteggerla. Come gli astronauti che sanno che oltre la loro navetta devono preservarla per sopravvivere, così dobbiamo fare noi con il nostro pianeta.

Facciamo del male al pianeta, ma indirettamente facciamo del male a noi stessi, che siamo i passeggeri di questa navicella


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Vincenzo Petraglia

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Umberto Guidoni

astronauta, astrofisico, scrittore
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