Wise Society : Gabriele Galimberti: l’Italia diventerà un deserto…
Wise Incontri

Gabriele Galimberti: l’Italia diventerà un deserto…

di Vincenzo Petraglia
22 Marzo 2023

Gli effetti dei cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti: carenza d'acqua, siccità, eventi meteorologici estremi. Il noto fotografo vincitore del prestigioso World Press Photo ha girato in lungo e in largo lo Stivale ed ecco cosa ha" trovato...

Carenza d’acqua, siccità, eventi meteorologici estremi: sono gli effetti, ormai sempre più frequenti, dei cambiamenti climatici. L’Italia è un Paese sicuramente a rischio per l’esposizione, considerata anche la fragilità idrogeologica del territorio, a questi eventi estremi e per quel che riguarda la desertificazione, per la quale è a rischio il 20% del suo territorio.

Proprio a questo tema ha dedicato un lavoro il fotografo di fama internazionale Gabriele Galimberti, vincitore nel 2021 del prestigiosissimo World Press Photo con il progetto “The Ameriguns”, che ha girato lo Stivale per raccontare tramite i suoi scatti un’Italia che probabilmente pochi di noi immaginavano. 

terra arsa, pozzillo

Un’immagine del “deserto” di Pozzillo, in Sicilia (foto: Gabriele Galimberti).

Ne è nata la Guida Turistica ai Deserti d’Italia, realizzata nell’ambito del progetto “Acqua nelle nostre mani”, voluto dal brand Finish con tutta una serie di altre iniziative per sostenere l’agricoltura e per la sensibilizzazione e la salvaguardia di un bene così prezioso (e che sempre di più lo sarà nei prossimi anni) come l’acqua.

Una pubblicazione che ha l’obiettivo di documentare e raccontare delle “mete turistiche” anomale per il nostro Paese, in via di desertificazione. E che vuole essere anche una sorta di invito a visitare questi territori: fiumi diventati sentieri da trekking, laghi ridotti ad aride distese, paesaggi, appunto, che nessuno si aspetterebbe di vedere in Italia e che, invece, reali lo sono per davvero.

Ci spiega che cos’è il progetto “Acqua nelle nostre mani”?

È un progetto che va avanti da quattro anni, grazie alla collaborazione fra National Geographic e Finish, che ha lo scopo, attraverso tutta una serie di iniziative promosse in questi anni, di sensibilizzare le persone a un uso più consapevole dell’acqua.

copertina guida

La guida rientra nel più ampio progetto “Acqua nelle nostre mani”, teso a sensibilizzare nei confronti di una risorsa così preziosa come l’acqua.

La Guida turistica ai deserti d’Italia è una pubblicazione un po’ provocatoria con foto di luoghi che appaiono come deserti, anche se tecnicamente ancora non lo sono. Il rischio però che lo diventino davvero è molto molto alto. 

Abbiamo scattato tante immagini di scenari che tutto sembrano, tranne che appartenere al nostro Paese, come laghi e fiumi prosciugati, distese di terreno completamente aride e senza vegetazione, e così via.

Testi e foto sono trattati come una guida turistica, con l’indicazione dei luoghi da visitare, anche per stimolare una riflessione e una maggiore consapevolezza nelle persone.

Nel portate avanti questo progetto, io per primo sono rimasto stupito nello scoprire che quasi un quinto dell’Italia è a rischio desertificazione.

Cosa l’ha colpita di più nel realizzare questo lavoro?

Sicuramente i laghi di montagna. Mi ha letteralmente scioccato trovarmi di fronte situazioni di forte siccità anche in alta quota. Mentre ti puoi aspettare situazioni del genere in zone come la Sicilia o la Puglia, non te lo aspetti, tanto per fare un esempio, per posti come il Lago di Montespluga, a Sondio, o il Lago di Pilato, nelle Marche, entrambi a quasi 2.000 metri di altitudine.

È triste registrare tutto ciò, vedere come i terreni ormai, a causa della costante aumento delle temperature e dell’irregolarità delle precipitazioni, non sono più abituati ad assorbire correttamente l’acqua piovana. I dati, d’altronde, parlano chiaro: il 70% della Sicilia, il 57% della Puglia, il 58% del Molise e il 55% della Basilicata sono a rischio desertificazione.

lago prosciugato

Il lago di Pilato, nelle Marche, a quasi 2.000 metri di quota (foto: Gabriele Galimberti).

Lei è un fotografo che ha girato il mondo e che molto apprezzato a livello internazionale. Come si vince un premio così prestigioso come il World Press Photo?

Non credo ci sia un modo univoco per raggiungere questo obiettivo. Personalmente ho cercato di toccare il tema delle armi negli Stati Uniti con un taglio nuovo, utilizzando un punto di vista un po’ diverso, entrando nelle case degli americani e in qualche modo frugando nelle loro vite per capire un po’ cosa c’è alla base dell’amore che hanno nei confronti delle armi.

Un qualcosa, il rapporto dei cittadini con le armi, che è parte del loro Dna, della loro identità di americani. Loro hanno una percezione completamente diversa, rispetto a noi, delle armi, proprio perché esse rappresentano un oggetto comune del loro quotidiano.

ponte su fiume prosciugato

Fiume Trebbia, nel Piacentino (foto: Gabriele Galimberti).

Qual è la funzione della fotografia, il suo senso più profondo?

Raccontare storie, con un linguaggio, quello dell’immagine, che è universale. La potenza della fotografia rispetto ad altre forme di racconto, come per esempio la scrittura, sta proprio nella sua universalità: una foto parla a chiunque, qualsiasi sia la cultura di appartenenza della persona che la guarda. La fotografia, per come la intendo io, può avere un ruolo sociale molto importante…


>>> LEGGI ANCHE >>> Bruno D’Amicis: “Così la fotografia può salvare il pianeta e vi spiego perché”


Vincenzo Petraglia

© Riproduzione riservata
Continua a leggere questo articolo: