Wise Society : ExxonMobil fa causa agli azionisti critici: avevano presentato una risoluzione sul clima

ExxonMobil fa causa agli azionisti critici: avevano presentato una risoluzione sul clima

di Valentina Neri
12 Febbraio 2024

Una coalizione di azionisti critici aveva intenzione di presentare una risoluzione sul clima all’assemblea degli attivisti di ExxonMobil, ma l’azienda l’ha bloccata con un’azione legale. Una decisione piuttosto inusuale, che ha destato una certa preoccupazione tra gli attivisti

Una delle più importanti compagnie petrolifere degli Stati Uniti e del mondo, ExxonMobil, non ha nessuna intenzione di ascoltare chi la esorta a cambiare per il bene del Pianeta. E lo dimostra facendo causa a Follow This, un gruppo di azionisti critici che aveva intenzione di presentare una risoluzione sul clima alla prossima assemblea generale, in programma a maggio.

Pozzo di petrolio

Foto di drpepperscott230 da Pixabay

Perché la strategia climatica di ExxonMobil non convince

Per contenere il riscaldamento globale prima che le sue conseguenze diventino catastrofiche, bisogna abbattere le emissioni di gas serra in atmosfera. Tutte le imprese devono fare la loro parte: a questo servono i vari piani di decarbonizzazione che vediamo descritti nei siti e nelle campagne pubblicitarie.

Le emissioni però non sono tutte uguali, perché vanno divise in tre categorie. Quelle del cosiddetto Scope 1 sono generate direttamente dalle strutture dell’impresa, come fabbriche e veicoli. Lo Scope 2 invece include le emissioni connesse all’energia che l’impresa acquista: in altre parole, ai combustibili fossili che qualcun altro brucia. Tutte le altre rientrano nello Scope 3: i beni e i servizi acquistati, il pendolarismo dei dipendenti, la catena di fornitura, i rifiuti generati durante le operazioni, l’uso dei prodotti da parte dei clienti finali e così via.

A differenza delle altre Big Oil, cioè BP, Shell, Chevron, ExxonMobil e TotalEnergies, ExxonMobil – nota in Italia con il marchio Esso – è l’unica a non avere mai fissato obiettivi di riduzione delle emissioni dello Scope 3. Peccato che, per una compagnia petrolifera, siano l’assoluta maggioranza. In altre parole, si potrà anche abbattere l’impatto climatico dell’estrazione del petrolio, ma quel petrolio verrà comunque bruciato: e sta lì il grosso del suo impatto sul clima.

ExxonMobil si scaglia contro gli azionisti critici

Come fa da anni con molte altre compagnie petrolifere (da Shell in avanti), Follow This ha acquistato un pacchetto di azioni per conquistarsi il diritto di partecipare all’assemblea dei soci di ExxonMobil. E ha messo a punto, con l’aiuto di Arjuna Capital, una risoluzione sul clima con cui chiede alla dirigenza di fissare obiettivi di riduzione delle emissioni che siano più ambiziosi e comprendano anche lo Scope 3.

Per tutta risposta, ExxonMobil le ha fatto causa presso un tribunale del Texas. Perché simili proposte, dice, sono “guidate da un’agenda estremista”, non fanno gli interessi degli investitori né promuovono il valore per gli azionisti nel lungo termine. Una tesi che Follow This contesta apertamente: anzi, allinearsi agli accordi internazionali sul clima significa proprio fare gli interessi degli investitori, perché in futuro metterà al riparo da multe, problemi legali e anche dal rischio che i beni dell’azienda perdano il loro valore.

Ma la dirigenza di ExxonMobil, a quanto pare, da quell’orecchio non sente. A tal punto da avere deciso di andare avanti comunque con l’azione legale, anche dopo il ritiro della risoluzione da parte di Follow This. Una mossa piuttosto inusuale, che ha destato una certa preoccupazione tra gli attivisti.

inquinamento

Foto di Maxim Tolchinskiy / Unsplash

Cosa significa fare azionariato critico

L’azionariato critico ha una lunga storia che affonda le sue radici addirittura nei primi anni Settanta. Per la precisione nel 1971, quando, all’assemblea degli azionisti di General Motors, un gruppo religioso prese parola per esortare il management a interrompere ogni rapporto col Sudafrica dell’apartheid.

Il principio è tanto semplice quanto efficace. Un’organizzazione della società civile sceglie un’azienda che reputa strategica – perché è molto grande, perché opera in un settore controverso come le armi o il petrolio, o per altri motivi – e acquista una quantità simbolica delle sue azioni. Non perché è spinta dalla volontà di guadagnare, ma semplicemente per avere il diritto di dialogare con il management su temi che le stanno a cuore: tipicamente l’ambiente, il clima, i diritti umani. Un dialogo che nel migliore dei casi va avanti per tutto l’anno, tra lettere, richieste di incontro, proposte.

In un certo senso, l’assemblea degli azionisti è il banco di prova, perché c’è la possibilità di presentare delle risoluzioni e metterle ai voti. E se vengono bocciate? Accade nella stragrande maggioranza dei casi, ma non è un fallimento: quello che conta è disseminare consapevolezza. Soprattutto quando si ha a che fare con organizzazioni così complesse, i cambiamenti reali si ottengono così: non attraverso rivoluzioni improvvise, ma procedendo a piccoli passi.

Valentina Neri

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