La PA può ridurre la propria impronta ambientale puntando sui cosiddetti Green Public Procurement o acquisti verdi per rendere gli edifici più green ed efficienti
Per ridurre l’impatto sull’ambiente si dovrebbe cominciare dal settore pubblico. La Pubblica Amministrazione, infatti, è il più grande “consumatore” delle moderne società. Per questo assumono particolare importanza i Green Pubblic Procurement, ovvero un sistema di acquisti di prodotti e servizi verdi. L’Italia ha un ruolo di grande rilevanza: è tra i primi tre paesi al mondo in materia di politiche riguardanti l’applicazione dei Gpp e, come segnala Accredia, è al primo posto in Europa negli appalti eco-sostenibili.
Questa è una pratica virtuosa, dalle grandi potenzialità: il settore pubblico può inserire determinati criteri di riqualificazione ambientale (detti Criteri Ambientali Minimi) nella domanda in sede di acquisto di procedure di gara.
ACQUISTI PUBBLICI VERDI, ITALIA AI VERTICI MA… – Qual è lo stato dell’arte in Italia e quali sono le opportunità in grado di generare? Se n’è parlato in uno dei convegni del Milano Green Forum, nella cui occasione è intervenuto Riccardo Rifici, responsabile settore certificazione ambientale e acquisti pubblici “verdi” del Ministero dell’Ambiente. Partiamo dalla penetrazione dei GPP: a che punto siamo? «Premesso che ancora non ci sono dati omogenei e poi c’è molta variabilità da settore a settore. In alcuni, come quello informatico, la diffusione percentuale è pressoché assoluta, in altri meno. In generale le stime sono del 25%».
Tra i settori che potrebbero avvantaggiarsi da questo contesto ci sarebbe l’edilizia. Ma il condizionale è d’obbligo: «è abbastanza ferma, per vari motivi. Certo, ci sono casi virtuosi, ma legati a iniziative private: per esempio, City Life a Milano, dove gli edifici sono tutti certificati LEED». Lo stesso responsabile del dicastero ambientale segnala come in Italia, attraverso Politiche di Coesione si sono promosse attività di formazione e diffusione di questo strumento. Tuttavia, si dovrebbe fare di più anche in ragione del fatto che «l’Italia conta su uno dei più grossi patrimoni edilizi esistenti al mondo e occorre intervenire per renderlo efficiente. Buona parte è stato realizzato prima della seconda guerra mondiale e i consumi si attestano sopra i 150 kWh annui, quando nei Paesi scandinavi è pari a 70».
Quali potrebbero essere le leve per migliorare questa situazione? «Sicuramente, sono stati positivi i fondi messi a disposizione per le detrazioni fiscali – afferma Rifici – Tuttavia, sarebbe il caso di renderli disponibili solo in caso di ristrutturazioni in grado di raggiungere determinati obiettivi. Non dimentichiamoci che c’è una direttiva europea che dispone di efficientare il 3% l’anno di edifici pubblici» e in Italia siamo ancora fermi.
EDILIZIA EFFICIENTE NATURALE, LE OPPORTUNITA’ DEI GPP – I green public procurement potrebbero assicurare un contributo significativo per raggiungere obiettivi importanti in termini di efficienza energetica in edilizia. Ma quali strumenti si dovrebbero avviare a questo proposito? «Sono molte le possibilità che si aprono. Si potrebbero introdurre misure di defiscalizzazione o fondi a rotazione mediante finanziamenti tramite terzi a basso tasso di interesse. Ma soprattutto si dovrebbe fare in modo che il settore sia preparato a mettere in pratica azioni di ristrutturazione efficaci. Servono iniziative di formazione per il personale, servirebbe allocare fondi per questo; potrebbe però essere la leva per un grande piano di investimenti con un grosso valore economico e dai significativi effetti ambientali».
I GPP potrebbero essere anche un’occasione di diffusione dei materiali edili naturali. Non va dimenticato che il principio ispiratore per la stesura dei Criteri Ambientali Minimi è stato “quello di scegliere dei criteri essenziali, ritenuti fondamentali per qualificare un edificio come avente minori impatti ambientali rispetto ad edifici costruiti senza considerare i criteri della sostenibilità”, spiega lo stesso Ministero dell’Ambiente. In questo senso, conclude Rifici, ci sarebbe spazio per alternative in grado di dare un grande contributo in termini ecologici: «i cambiamenti climatici vanno affrontati non solo puntando a un più elevato livello di efficienza energetica, ma anche riutilizzando i materiali in edilizia, ma anche materiali in grado di contenere la CO2, come il legno».