Wise Society : Se la Pubblica Amministrazione acquista solo prodotti verdi

Se la Pubblica Amministrazione acquista solo prodotti verdi

di Andrea Ballocchi
23 Settembre 2019

La PA può ridurre la propria impronta ambientale puntando sui cosiddetti Green Public Procurement o acquisti verdi per rendere gli edifici più green ed efficienti

Per ridurre l’impatto sull’ambiente si dovrebbe cominciare dal settore pubblico. La Pubblica Amministrazione, infatti, è il più grande “consumatore” delle moderne società. Per questo assumono particolare importanza i Green Pubblic Procurement, ovvero un sistema di acquisti di prodotti e servizi verdi. L’Italia ha un ruolo di grande rilevanza: è tra i primi tre paesi al mondo in materia di politiche riguardanti l’applicazione dei Gpp e, come segnala Accredia, è al primo posto in Europa negli appalti eco-sostenibili.

Questa è una pratica virtuosa, dalle grandi potenzialità: il settore pubblico può inserire determinati criteri di riqualificazione ambientale (detti Criteri Ambientali Minimi) nella domanda in sede di acquisto di procedure di gara.

pubblica amministrazione, green public procurement

L’Italia è tra i primi tre paesi al mondo in materia di politiche riguardanti l’applicazione dei Green Public Procurement (acquisti verdi della Pubblica Amministrazione) e al primo posto in Europa negli appalti eco-sostenibili, Foto: Pixabay

ACQUISTI PUBBLICI VERDI, ITALIA AI VERTICI MA… – Qual è lo stato dell’arte in Italia e quali sono le opportunità in grado di generare? Se n’è parlato in uno dei convegni del Milano Green Forum, nella cui occasione è intervenuto Riccardo Rifici, responsabile settore certificazione ambientale e acquisti pubblici “verdi” del Ministero dell’Ambiente. Partiamo dalla penetrazione dei GPP: a che punto siamo? «Premesso che ancora non ci sono dati omogenei e poi c’è molta variabilità da settore a settore. In alcuni, come quello informatico, la diffusione percentuale è pressoché assoluta, in altri meno. In generale le stime sono del 25%».

Tra i settori che potrebbero avvantaggiarsi da questo contesto ci sarebbe l’edilizia. Ma il condizionale è d’obbligo: «è abbastanza ferma, per vari motivi. Certo, ci sono casi virtuosi, ma legati a iniziative private: per esempio, City Life a Milano, dove gli edifici sono tutti certificati LEED». Lo stesso responsabile del dicastero ambientale segnala come in Italia, attraverso Politiche di Coesione si sono promosse attività di formazione e diffusione di questo strumento. Tuttavia, si dovrebbe fare di più anche in ragione del fatto che «l’Italia conta su uno dei più grossi patrimoni edilizi esistenti al mondo e occorre intervenire per renderlo efficiente. Buona parte è stato realizzato prima della seconda guerra mondiale e i consumi si attestano sopra i 150 kWh annui, quando nei Paesi scandinavi è pari a 70».

Quali potrebbero essere le leve per migliorare questa situazione? «Sicuramente, sono stati positivi i fondi messi a disposizione per le detrazioni fiscali – afferma Rifici – Tuttavia, sarebbe il caso di renderli disponibili solo in caso di ristrutturazioni in grado di raggiungere determinati obiettivi. Non dimentichiamoci che c’è una direttiva europea che dispone di efficientare il 3% l’anno di edifici pubblici» e in Italia siamo ancora fermi.

EDILIZIA EFFICIENTE NATURALE, LE OPPORTUNITA’ DEI GPP –  I green public procurement potrebbero assicurare un contributo significativo per raggiungere obiettivi importanti in termini di efficienza energetica in edilizia. Ma quali strumenti si dovrebbero avviare a questo proposito? «Sono molte le possibilità che si aprono. Si potrebbero introdurre misure di defiscalizzazione o fondi a rotazione mediante finanziamenti tramite terzi a basso tasso di interesse. Ma soprattutto si dovrebbe fare in modo che il settore sia preparato a mettere in pratica azioni di ristrutturazione efficaci. Servono iniziative di formazione per il personale, servirebbe allocare fondi per questo; potrebbe però essere la leva per un grande piano di investimenti con un grosso valore economico e dai significativi effetti ambientali».

I GPP potrebbero essere anche un’occasione di diffusione dei materiali edili naturali. Non va dimenticato che il principio ispiratore per la stesura dei Criteri Ambientali Minimi è stato “quello di scegliere dei criteri essenziali, ritenuti fondamentali per qualificare un edificio come avente minori impatti ambientali rispetto ad edifici costruiti senza considerare i criteri della sostenibilità”, spiega lo stesso Ministero dell’Ambiente. In questo senso, conclude Rifici, ci sarebbe spazio per alternative in grado di dare un grande contributo in termini ecologici: «i cambiamenti climatici vanno affrontati non solo puntando a un più elevato livello di efficienza energetica, ma anche riutilizzando i materiali in edilizia, ma anche materiali in grado di contenere la CO2, come il legno».

© Riproduzione riservata
Altri contenuti su questi temi: , ,
Continua a leggere questo articolo:
WISE RADIO