Uno studio dell’Enea commissionato dal WWF spiega come investendo in sostenibilità si diminuirebbe l’impatto ambientale e si creerebbero migliaia di nuovi posti di lavoro
Pensare alla Liguria come a una regione senza emissioni ora si può. Ed è già pronta anche la “road map” per imboccare la nuova strada. Fonti rinnovabili elettriche, rinnovabili termiche, accumulo elettrochimico in batterie, risparmio energetico nell’edilizia, sistema dei trasporti sostenibile: è da queste opportunità che passa il nuovo modello green della regione, nel corso degli anni vittima di una spericolata speculazione edilizia e segnata nel suo profilo dalla presenza ormai pluridecennale dell’industria pesante (Ilva e Tirreno Power).
LA “RICETTA” DELL’ENEA – Quella che prima era soltanto un’audace idea ha trovato forma in uno studio commissionato dal Wwf all’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) da cui emerge come, nell’arco di quindici anni, in termini di occupazione diretta in Liguria potrebbero nascere oltre 4.500 nuovi posti di lavoro. In che modo? Transitando dal vecchio modello di sviluppo a un modello a ridotto impatto di carbone, che punti sullo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Investimento annuo richiesto: 391 milioni di euro. Di certo non bruscolini, ma in questo modo, oltre a migliorare la qualità della vita dei cittadini liguri, in tutta la regione le emissioni di anidride carbonica calerebbero di sei tonnellate annue. La transizione avverrebbe inoltre in piena linea rispetto a quanto indicato dai recenti accordi di Parigi (LINK: https://wisesociety.it/tag/cop21/) e dagli impegni sottoscritti da tutti i Paesi europei. Innovazione, incremento dei livelli occupazionali ed economia circolare: è lungo queste tre bisettrici che si snodano i percorsi di sviluppo del ventunesimo secolo.
VERSO NUOVE FORME DI LAVORO SOSTENIBILE – In un territorio caratterizzato dai colori verde (dei parchi) e azzurro (del mare) quello tracciato dall’Enea, come spiegato anche da Roberto Morabito, direttore del dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali, «non è un piano energetico regionale, ma l’analisi di alcune opzioni che possono essere sviluppate e percorse da subito e avere piena attuazione nel corso di qualche decennio». Chiara evidenza di come, in una regione in cui finora l’uso del suolo e delle acque spesso non ha considerato le limitazioni imposte da un rigoroso assetto idrogeologico, «già oggi esistano una serie di soluzioni concrete che consentirebbero alla Liguria di fare rotta verso un’economia a bassissime emissioni – dichiara il presidente del Wwf Italia, Donatella Bianchi -. In questo modo si porrebbe un contrasto alla minaccia dei cambiamenti climatici e si creerebbe nuova occupazione, più durevole e sostenibile». Alcune delle opzioni individuate risultano promettenti, ma non ancora pienamente mature (come l’auto elettrica), in quanto la loro affermazione dipenderà dagli investimenti e dalle traiettorie di sviluppo internazionali. In altri casi si tratta di tecnologie ormai mature e di sicuro sviluppo (fotovoltaico), ma ancora condizionate da costi e limiti organizzativi del mercato. Altre ancora sono tecnologicamente pronte (la riqualificazione energetica ad emissioni quasi zero degli edifici), ma ostacolate da inerzie organizzative e disponibilità di accesso a capitali adeguati. Nel campo delle fonti rinnovabili, elettriche e termiche, lo studio prevede che si possano creare mediamente 2.076 nuovi posti di lavoro. In questo modo il quaranta per cento dell’attuale domanda di energia elettrica regionale sarebbe soddisfatto da fonti rinnovabili.
INTERVENTI IN EDILIZIA E SUI TRASPORTI – Un altro settore dalle potenzialità ancora inesplorate è quello della riqualificazione del parco edilizio. Dal documento si evince come, con un investimento medio annuo di circa 209 milioni di euro, si creerebbero 2.186 nuovi posti di lavoro. Interventi che garantirebbero maggiore stabilità all’intero territorio (sono ancora vivi i ricordi delle ultime alluvioni) ma pure un cospicuo risparmio energetico, se agendo su diecimila appartamenti si possono tagliare i consumi anche del sessanta per cento, rispetto a quelli attuali. Anche dai trasporti potrebbe arrivare un contributo rilevante, ma di più difficile quantificazione sotto l’aspetto occupazionale. Prendendo in considerazione quattro tipologie di intervento (auto elettriche, elettrificazione delle banchine portuali, promozione del traffico pubblico locale e del trasporto ferroviario da e per i porti) si potrebbero ottenere a regime risparmi energetici quantificati in circa 310mila tonnellate equivalenti di petrolio annue.
Twitter @fabioditodaro