Il ritorno all'estrazione dell'indaco dalla pianta in maniera naturale potrebbe diminuire drasticamente il ricorso ad agenti chimici riducendo l'inquinamento
E’ fortemente richiesto dall’industria tessile e particolarmente utilizzato per colorare i jeans: nel solo 2011 ne sono state impiegate 88.000 tonnellate. Ma il processo per creare l’indaco che colora i tessuti si fa in laboratorio impiegando sostanze chimiche tossiche come l’anilina, la formaldeide e l’acido cianidrico, dannose per l’uomo ma anche per il pianeta.
E’ stato così dal 19 secolo, da quando cioè Adolf Von Baeyer mise a punto un metodo per produrlo in laboratorio. Ma oggi, i ricercatori della Berkeley, la famosa università della California, hanno dimostrato che si può tornare a produrre l’indaco in maniera naturale introducendo, durante il processo di fermentazione delle foglie di Indigofera tinctoria, dei batteri.
«Riteniamo che tornare alle piante sia una idea sana», ha dichiarato John Dueber, il biologo a capo del team dell’ateneo. «Se noi riusciamo ad indentificare l’enzima che le piante usano per produrre questa sorta di gabbia di zucchero in cui è racchiuso l’indicano e clonare il gene, pensiamo che i microbi possano produrre una gran quantità di indicano per colorare i tessuti».
Secondo Dueber bisogna ancora lavorare molto prima di portare il procedimento sul mercato. Anche se il ricercatore americano intravvede nel progetto una grande opportunità per ripulire una delle maggiori fonti di inquinamento nel mondo.