I calici che ne escono hanno caratteristiche di massima trasparenza, brillantezza, leggerezza e resistenza
Colle Val D’Elsa (Siena) è la culla italiana del cristallo. È da qui che arriva il 95% della produzione nazionale di questo materiale e il 40% di quella mondiale. Non bastasse, in questo comune si trova la concentrazione più alta di vetrerie e fornaci, quasi dei monumenti nazionali che risalgono al Quattrocento.
Ma, nonostante questo, c’è un paradosso grande come una casa: «Ristoranti e bar acquistano vetri e cristalli provenienti da altre parti del mondo» A dirlo è Gianpiero Brogi, presidente del Consorzio del Cristallo di Colle Val d’Elsa che, proprio per trovare una soluzione, sostenendo la produzione locale, ha lanciato un’iniziativa valida e originale: la rottamazione del cristallo.
Attualmente sono cinquanta gli esercizi commerciali che hanno aderito e hanno provveduto a consegnare al consorzio calici e bicchieri usati o danneggiati, che poi vengono puliti, lavati, triturati, macinati e usati per la produzione di oggetti nuovi di zecca.
L’idea sta dando buoni frutti ed è salutare sia per l’economia locale che l’ambiente. Infatti, a differenza del vetro, il cristallo contiene piombo. E quindi richiede uno smaltimento corretto.
A guadagnarci, anche gli esercenti: «La prima fornitura di bicchieri che il Consorzio dà ai ristoratori che rottamano è gratuita – conclude Brogi – in cambio le attività si impegnano ad acquistare dal Consorzio per tre anni, a prezzo di fabbrica, i bicchieri che serviranno in futuro».
Finora, sono stati recuperati più di 25 mila pezzi per un totale di oltre 6 tonnellate di vetro.
Per il futuro si punta a coinvolgere 200 esercizi, puntando a rottamare almeno 100 mila calici in tutta la Toscana.