A fine marzo l’orologio si sposta avanti perché scatta l’ora legale, in vigore fino alla fine di ottobre per risparmiare energia. Ecco come funziona e quali sono i pro e contro.
Un po’ romanticamente giornali e telegiornali due volte l’anno invitano a spostare in avanti (o all’indietro) le lancette, nonostante smartphone, computer e altri dispositivi elettronici provvedano ad aggiornarsi da sé. Ma il motivo resta sempre lo stesso: da fine marzo a fine ottobre è in vigore l’ora legale, che ci permette di sfruttare meglio la luce del sole nei mesi primaverili ed estivi. Ma come è nata e quali vantaggi garantisce?

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La storia dell’ora legale
Il più antico aneddoto storico sul cambio dell’ora risale al 1784 e chiama in causa addirittura il celebre inventore statunitense Benjamin Franklin. Si narra infatti che si trovasse a Parigi come delegato degli Stati Uniti e, sofferente e frustrato, si fosse sfogato con un articolo satirico in cui invitava i francesi a svegliarsi prima al mattino, invece di restare in giro fino a notte fonda per poi poltrire a letto. Questa restò soltanto una provocazione isolata, almeno fino all’inizio del Novecento, quando l’imprenditore britannico William Willett diede alle stampe un opuscolo che consigliava di spostare le lancette dell’orologio durante i mesi estivi per guadagnare un’ora di luce.
Ma per vedere concretizzarsi la sua idea bisognò attendere la Prima guerra mondiale, quando l’esigenza di risparmiare diventò impellente. L’ora legale in Italia fu istituita in quel contesto, salvo poi essere sospesa e ripresa più volte. Dalla metà degli anni Sessanta però rimase stabile, per poi essere allineata agli altri Paesi dell’Unione europea nel 1996.
Quando avviene il cambio tra ora legale e ora solare
Ricapitolando, dunque, l’ora solare è quella che si basa sul fuso orario naturale di un certo territorio e, in sostanza, corrisponde all’effettiva posizione del Sole nel cielo. L’ora legale è un escamotage introdotto per godere più a lungo della luce solare e ridurre così il consumo di energia elettrica: prevede dunque di spostare l’orologio in avanti di un’ora nei mesi estivi.
L’ora legale in Italia dura da fine marzo a fine ottobre: ciò significa che l’ultima domenica di marzo si spostano le lancette in avanti di un’ora (si passa dalle 02:00 alle 03:00 del mattino) e l’ultima domenica di ottobre si rispostano indietro (passando dalle 03:00 alle 02:00). L’ora legale nel 2025 in Italia entrerà in vigore domenica 30 marzo per terminare domenica 26 ottobre.

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Quanta energia si risparmia con il cambio all’ora legale
Ma questo sistema funziona? L’ora legale fa effettivamente risparmiare energia? A giudicare dai dati di Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale guidata da Giuseppina Di Foggia, sì.
Nel 2024, durante i sette mesi di ora legale i consumi di energia in Italia sono calati di 340 milioni di kWh, l’equivalente del fabbisogno medio annuo di circa 130mila famiglie. Il risparmio economico supera i 75 milioni di euro.
Considerato che buona parte dell’energia è tuttora prodotta con i combustibili fossili, c’è anche un beneficio per il clima: è stata evitata l’emissione in atmosfera di 160mila tonnellate di CO2. Guardando ai dati storici, dal 2004 al 2024, grazie all’ora legale l’Italia ha evitato di consumare 11,7 miliardi di kWh di energia, con un risparmio in bolletta di 2,2 miliardi di euro.
Vantaggi e svantaggi dell’ora solare
Ma perché non abbiamo l’ora legale tutto l’anno, considerato che consente di risparmiare energia? Durante l’inverno le ore di sole diminuiscono e dunque l’ora legale porterebbe albe tardive, anche dopo le 9 del mattino. Il che potrebbe essere controproducente non solo in termini di umore (a nessuno piace svegliarsi quando è ancora buio pesto!) ma anche in termini di sicurezza. Insomma, anche l’ora legale ha degli svantaggi.
Le istituzioni europee hanno preso in esame la questione, anche in seguito a una consultazione pubblica del 2018 in cui 4,6 milioni di cittadini – un numero inusitatamente grande – si sono espressi per l’abolizione del cambio dell’ora. L’anno successivo il Parlamento europeo con il suo voto ha confermato la volontà dei cittadini, ma tale decisione dovrebbe essere confermata dal Consiglio – che è espressione degli Stati.
Sono passati diversi anni ma il sì definitivo non è ancora arrivato. Un po’ perché sono subentrate altre priorità, a partire dalla pandemia. Un po’ perché l’intento è quello di lasciare che gli Stati decidano in autonomia quale orario adottare. Servirebbe però un coordinamento, per non trovarsi in un’Europa divisa tra Stati che optano per l’abolizione dell’ora legale e altri che la adottano 365 giorni all’anno. Per ora, dunque, la routine resta quella a cui siamo abituati, con il cambio dell’ora due volte all’anno con il passaggio dall’ora solare a quella legale, e viceversa.
Valentina Neri