Sulla carta questi impianti offrono una soluzione importante per la riduzione dei rifiuti solidi urbani. I vantaggi sono tanti, ma resta la questione legata alla tecnologia e al rispetto delle regole. Le emissioni derivanti dalla combustione, infatti, possono essere un rischio per salute e ambiente
Pronunciare la parola termovalorizzatore dà sempre adito a un acceso dibattito. Sebbene questi impianti industriali progettati per incenerire rifiuti solidi urbani, trasformandoli in energia, offrano, sulla carta, il grande vantaggio della riduzione significativa del volume dei rifiuti e della situazione allarmante delle discariche, il loro impatto ambientale e le implicazioni sulla salute pubblica sono sempre temi molto discussi.
Cosa sono i termovalorizzatori
Per capire da dove nascono le varie remore rispetto alla costruzione di termovalorizzatori sul territorio, è bene capire cosa siano i esattamente gli impianti di termovalorizzazione. Si tratta di impianti che bruciano rifiuti a temperature elevate, utilizzando il calore generato per produrre energia elettrica o termica. Questo processo consente di ridurre il volume dei rifiuti fino al 90%, contribuendo a diminuire la necessità di discariche. Inoltre, nell’ottica dell’economia circolare, l’energia prodotta può essere utilizzata in vari ambiti, come il riscaldamento urbano e la generazione di elettricità.
Differenze con l’inceneritore
Spesso quando si parla di termovalorizzatori si apre anche il capitolo “inceneritori” anche se esiste una differenza fondamentale tra termovalorizzatori e inceneritori: che sta proprio nel trattamento dei rifiuti e nell’utilizzo energetico.
Gli inceneritori, infatti, sono impianti che bruciano rifiuti per ridurli a cenere e gas. Non sempre recuperano energia in modo significativo e non sono progettati per produrre energia in modo efficiente; il loro obiettivo primario è ridurre la massa dei rifiuti. I termovalorizzatori, invece, non solo bruciano i rifiuti, ma recuperano l’energia prodotta dalla combustione sotto forma di calore o elettricità che possono essere impiegati per il riscaldamento urbano o per la generazione di elettricità.
Vantaggi dei termovalorizzatori
Ma quali sono, quindi, i vantaggi della termovalorizzazione dei rifiuti? I pro sono legati soprattutto alla riduzione della quantità di rifiuti solidi urbani e alla possibilità di produrre, appunto energia bruciando qualcosa che si deve comunque smaltire.
- Riduzione dei rifiuti: la capacità di diminuire drasticamente il volume dei rifiuti è uno dei principali punti di forza dei termovalorizzatori, che liberano spazio nelle discariche, affrontando la questione della saturazione dei siti di smaltimento.
- Produzione di energia: generando energia che può essere utilizzata per alimentare abitazioni e industrie, i termovalorizzatori contribuiscono a diversificare le fonti energetiche e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.
- Minore impatto sulle discariche: riducono la necessità di nuovi spazi di smaltimento, contribuendo a tutelare l’ambiente.
- Recupero di materiali: alcuni impianti di termovalorizzazione consentono il recupero di materiali preziosi dai rifiuti, come metalli, che possono essere riciclati nell’ottica dell’economia circolare, contribuendo a ridurre la domanda di risorse naturali.
Svantaggi dei termovalorizzatori
Le remore permangono però permangono. Inutile negarlo. E sono tutte legate proprio al principio di incenerimento e quindi alle emissioni che inquinano l’ambiente e recano danni alla salute.
Emissioni inquinanti
Tra tutti gli svantaggi ci sono, infatti, le emissioni inquinanti. Nonostante l’implementazione di tecnologie avanzate per il trattamento dei gas di scarico, i termovalorizzatori generano ancora emissioni inquinanti, tra cui diossine e ossidi di azoto, i quali possono avere effetti nocivi sulla salute umana e sull’ambiente.
Nella fattispecie, durante il processo di combustione, oltre all’anidride carbonica (CO₂) che contribuiscono al cambiamento climatico, ci possono essere inquinanti come quelle di diossine e furani (composti chimici tossici che derivano dalla combustione incompleta dei rifiuti), di particolato fine (PM10) che, tra l’altro, causa problemi respiratori. E poi ancora: metalli pesanti come piombo, cadmio e mercurio che, come sappiamo, sono dannosi sia per la salute sia per l’ambiente. Insomma, tutte emissioni che, senza un adeguato controllo, possono avere ripercussioni negative sulla salute delle persone residenti nelle vicinanze degli impianti, provocando problemi respiratori, malattie cardiovascolari e, in alcuni casi, aumentando il rischio di tumori.
Gestione dei residui e costi
Non solo combustione. Tra i contro degli impianti di termovalorizzazione, c’è anche la gestione dei residui: i fanghi e le ceneri generate dalla combustione devono essere gestiti in modo sicuro, poiché possono contenere sostanze tossiche. Un’adeguata gestione è essenziale per prevenire contaminazioni del suolo e delle falde acquifere.
Anche i costi non incidono poco nella lista dei contro. La costruzione e la gestione di un termovalorizzatore, infatti, richiedono investimenti iniziali significativi e costi operativi elevati. Di sicuro in molti casi questi impianti possono risultare più costosi rispetto ad alternative come il riciclaggio o il compostaggio. E c’è anche un fattore “educativo”. Tra le critiche ai termovalorizzatori c’è anche quella alla possibile intensificazione della cultura dello smaltimento al posto della riduzione dei rifiuti e di una buona pratica di racconta differenziata con conseguente recupero e riciclo dei rifiuti.
Il futuro dei termovalorizzatori passa dalla tecnologia avanzata
In pratica tutto dipende dall’evoluzione delle tecnologie, dall’adozione di politiche integrate di gestione dei rifiuti e dal rispetto delle regole. In Italia, infatti, la costruzione e il funzionamento dei termovalorizzatori sono sottoposti a una serie di leggi e normative ambientali, mirate a minimizzare i rischi e a garantire un funzionamento sicuro degli impianti. Si tratta di misure rigorose per limitare i rischi, come il monitoraggio delle emissioni, la valutazione d’impatto ambientale e l’autorizzazione integrata ambientale, per garantire che gli impianti operino in sicurezza e nel rispetto dell’ambiente e della salute pubblica. L’innovazione tecnologica potrebbe portare a impianti più efficienti e meno inquinanti.
Resta, però, fondamentale non considerare i termovalorizzatori come l’unica soluzione ai problemi legati ai rifiuti. È necessario promuovere strategie che includano il riciclaggio, la riduzione dei rifiuti alla fonte e il riuso, in conformità con i principi dell’economia circolare.
Maria Enza Giannetto