Uno studio internazionale ha posto in rilievo che le falde acquifere stanno sperimentando un rapido declino in tutto il mondo. La situazione impone cambiamenti: quando si interviene in modo appropriato, si verificano miglioramenti
Sono pressoché invisibili, dato che scorrono sotto la crosta terrestre, ma essenziali: le falde acquifere sono una riserva idrica vitale per l’umanità. Costituiscono il 99% dell’acqua dolce liquida della Terra ma, da preziose risorse naturali quali sono, ci si attenderebbe una cura e una tutela che invece latitano. Come rileva un rapporto delle Nazioni Unite (attraverso l’organo deputato all’acqua, UN-Water), le acque sotterranee sono una risorsa sottovaluta, mal gestita e persino abusata se non inquinata.
Eppure le falde acquifere forniscono acqua potabile interamente o in parte per circa il 50% della popolazione mondiale e rappresentano il 43% di tutta l’acqua utilizzata per l’irrigazione. In tutto il mondo, 2,5 miliardi di persone dipendono esclusivamente dalle risorse idriche sotterranee per soddisfare il loro fabbisogno idrico quotidiano di base. A livello globale, si prevede che l’uso dell’acqua aumenterà di circa l’1% all’anno nei prossimi 30 anni. A fronte di questa maggiore richiesta, si rischia di contare su risorse sempre più depauperate. Ci sono evidenze scientifiche che il declino del livello delle acque sotterranee ha subito un’accelerazione negli ultimi quattro decenni nel 30% delle falde acquifere regionali del mondo. Così rivela uno studio condotto da un team internazionale di ricercatori pubblicato su Nature, imponente per profondità e ampiezza.
Quanto sono importanti le falde acquifere:
Le falde acquifere forniscono, oggi, la metà del volume di acqua prelevata per uso domestico dalla popolazione mondiale, compresa l’acqua potabile per la stragrande maggioranza della popolazione rurale che non riceve l’acqua tramite sistemi di approvvigionamento pubblici o privati, e circa il 25% di tutta l’acqua utilizzata per l’irrigazione (Fonte: UN-Water).
Sono, quindi, risorse vitali per gli ecosistemi e i mezzi di sussistenza. Purtroppo, però, prelievi eccessivi possono causare un abbassamento sensibile dei livelli delle acque sotterranee. Quanto possa essere significativo questo effetto lo ha cercato di analizzare e comprendere il team di scienziati che ha svolto uno studio di enorme portata: nei tre anni di studio, i ricercatori hanno studiato le tendenze del livello delle acque sotterranee in situ in 170mila pozzi di monitoraggio e 1.693 sistemi acquiferi in svariati Paesi (tra cui l’Italia), che comprendono circa il 75% dei prelievi globali sulle falde acquifere.
Le basi del maxi studio
Il lavoro svolto è stato notevole: nei tre anni di analisi, gli scienziati hanno compilato e controllato la qualità delle serie temporali del livello delle acque sotterranee nel monitoraggio di pozzi provenienti da più di 40 paesi. Hanno calcolato le tendenze del ventunesimo secolo in profondità fino al livello delle acque sotterranee per circa 170mila pozzi di monitoraggio con serie temporali che coprono almeno 8 anni.
Per contestualizzare il calo del livello delle acque sotterranee dal 2000 a oggi, lo hanno confrontato con le tendenze del livello delle acque sotterranee tra il 1980 e il 2000 (analisi possibile in 542 dei 1.693 sistemi acquiferi delineati). In un terzo dei sistemi acquiferi, il declino del livello delle acque sotterranee ha subito un’accelerazione, con cali che in questo secolo hanno superato quelli della fine del XX secolo.
«Tra tutti i casi in cui i livelli delle acque sotterranee sono diminuiti sia alla fine del XX che all’inizio del XXI secolo, i cali all’inizio del XXI secolo hanno superato quelli tra il 1980 e il 2000 molto più spesso di quanto ci si aspetterebbe»,
scrivono i ricercatori. In sintesi, il declino del livello delle acque sotterranee ha subito un’accelerazione in una quota sostanziale dei sistemi acquiferi analizzati.
Irrigazione e fattori climatici tra le cause del calo dei livelli
Questo calo ha delle cause. La prima e più importante riguarda l’attività agricola: i ricercatori stimano che l’irrigazione rappresenta il 70% dei prelievi globali di acque sotterranee. Ci sono poi cause collegabili ai cambiamenti climatici. Per verificare la relazione, i ricercatori hanno analizzato i tassi di precipitazione negli ultimi quattro decenni, appurando che la maggior parte (>80%) dei sistemi acquiferi che mostrano un calo accelerato del livello delle acque sotterranee hanno anche sperimentato un calo delle precipitazioni nel tempo.
Il declino rapido e accelerato delle acque sotterranee è particolarmente evidente nelle falde acquifere sottostanti le zone aride coltivate. Le perdite di acque sotterranee provenienti dalle falde acquifere delle zone aride pongono sfide particolarmente accese su una gestione che deve essere decisamente più attenta. La ricarica delle falde acquifere è, infatti, generalmente lenta nelle zone aride: quelle impoverite impiegano generalmente più tempo per riprendersi rispetto alle falde acquifere nei climi più umidi. Questo è un problema sensibile, dato che – rilevano i ricercatori – le acque sotterranee sono spesso l’unica fonte di acqua potabile perenne per le comunità che vivono nelle zone aride.
Acque sotterranee: rimediare è possibile
L’analisi sul calo delle acque sotterranee denota una situazione che impone attenzione, oltre che preoccupazione. Questa diffusa accelerazione nell’approfondimento del livello delle acque sotterranee «evidenzia l’urgente necessità di misure più efficaci per affrontare l’esaurimento delle acque sotterranee», affermano gli scienziati su Nature.
Tuttavia, pongono anche elementi che fanno sperare. Come riportano gli stessi autori, l’analisi dei livelli delle acque sotterranee suggerisce che le perdite di acque sotterranee a lungo termine non sono né universali né inevitabili. Nello specifico, nel 49% dei 542 sistemi acquiferi analizzati, i cali del livello delle acque sotterranee hanno rallentato, oppure i livelli hanno continuato a salire. In un quinto dei sistemi acquiferi studiati, il livello delle falde acquifere ha rallentato, «poiché il declino delle falde acquifere nei 40 anni di fine XX secolo è continuato all’inizio degli anni Duemila, ma a un ritmo più lento».
Sebbene i livelli delle acque sotterranee in rapido aumento siano rari, dimostrano però che il ripristino delle falde acquifere è possibile, soprattutto a seguito di politiche attente e adeguate alla situazione, come dimostrano alcuni esempi illustrati nello studio.
Andrea Ballocchi