Wise Society : Nello Stato di New York saranno le compagnie petrolifere a pagare i danni della crisi climatica

Nello Stato di New York saranno le compagnie petrolifere a pagare i danni della crisi climatica

di Valentina Neri
21 Gennaio 2025

Dopo il Vermont, anche lo Stato di New York approva una legge che scarica parzialmente sulle società dell’oil&gas i costi miliardari dovuti alla crisi climatica

L’iter è stato tutt’altro che facile. Ma, dopo anni di discussioni, alla fine del 2024 la governatrice dello Stato di New York Kathy Hochul ha firmato la legge che stabilisce chi dovrà sobbarcarsi i costi della crisi climatica e dei piani di adattamento. Spostando queste responsabilità su chi la crisi climatica l’ha innescata e alimentata per decenni: vale a dire l’industria dei combustibili fossili.

Estrazione del petrolio

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Un Superfund per il clima

Il principio alla base è lo stesso del Superfund, un programma istituito negli Stati Uniti negli anni Ottanta, come risposta al clamore suscitato da alcuni disastri ambientali. In sostanza, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente (conosciuta con la sigla EPA, da Environmental Protection Agency) si fa carico di individuare i siti contaminati da sostanze chimiche o rifiuti industriali, identificare le aziende responsabili e obbligarle a sostenere i costi di bonifica e ripristino. Se queste aziende sono introvabili, insolventi o non esistono più, allora subentra il bilancio federale. Il principio è “chi inquina paga”, un caposaldo del diritto ambientale.

Con la nuova legge entrata in vigore a New York, anche per i danni della crisi climatica entra in gioco un meccanismo simile. Perché, considerato che il riscaldamento globale è dovuto all’incremento dei gas serra in atmosfera, allora a pagare i danni dev’essere chi genera la stragrande maggioranza delle emissioni. Vale a dire le grandi compagnie del gas e del petrolio. Come riferisce Inside Climate News, l’amministrazione newyorkese punta a raccogliere così circa 3 miliardi di dollari all’anno, arrivando a un totale di 75 miliardi nel prossimo quarto di secolo.

Il precedente del Vermont

La decisione di New York ha fatto molto discutere, ma non è del tutto inedita. Il primo Stato americano a introdurre una misura analoga, nell’estate del 2024, è stato il Vermont, reduce da inondazioni catastrofiche. Già all’epoca le associazioni di categoria dell’industria petrolifera avevano promesso di dare battaglia in tribunale, un intento che hanno prontamente ribadito in seguito all’approvazione della nuova legge a New York.

“Leggi di questo tipo non sono nient’altro che una nuova tassa punitiva sull’energia americana”, tuona tramite una nota Scott Lauermann, portavoce dell’American Petroleum Institute. Ma nel frattempo anche le amministrazioni di Maryland, Massachusetts e California stanno valutando misure simili.

Crisi climatica e incendi

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I danni economici della crisi climatica

D’altra parte, i danni dovuti alla crisi climatica sono ormai talmente ingenti da rendere impensabile la prospettiva di sostenerli soltanto con fondi pubblici. A partire dal 1980, negli Stati Uniti si sono verificati 403 eventi meteo estremi dall’impatto economico superiore al miliardo di dollari ciascuno, per un “conto” complessivo di 2.915 miliardi di dollari.

Ancora più indicativo è il fatto che ci sia stata un’evidente accelerazione nell’ultimo decennio. Se in tutti gli anni Ottanta ci sono stati “appena” 33 eventi dai danni più che miliardari, il 2024 da solo è arrivato a quota 27. Nel triennio 2022-2024 sono stati 73, per un impatto economico complessivo di oltre 461 miliardi di dollari e 1.534 decessi.

Parallelamente bisogna investire anche nei piani di adattamento, vale a dire le misure volte a rendere meno vulnerabile il territorio. Qualche esempio? Colture agricole resistenti a grandinate e siccità, pavimentazioni permeabili in città, dissalatori, barriere e sistemi di allerta preventiva per gli uragani, piani di evacuazione della popolazione in caso di emergenze, e la lista potrebbe continuare ancora a lungo. Sono interventi importanti e costosi, ma indispensabili: l’alternativa è quella di andare incontro a danni enormemente più gravi.

I profitti vertiginosi di Big Oil

Da più fronti si insiste affinché a pagare questi danni non siano i contribuenti, bensì le compagnie petrolifere. Perché è scientificamente provato che la combustione di petrolio, carbone e gas rappresenta oltre il 75% delle emissioni globali di gas serra, sfiorando il 90% se si considerano soltanto le emissioni di anidride carbonica (CO2).

Nonostante ciò, ancora oggi queste fonti dominano il mix energetico globale, con percentuali rispettivamente del 30, 28 e 23,1% sul totale secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA). E rappresentano ancora un business lucroso. Dopo il 2022, anno record per l’impennata dei prezzi dell’energia dovuta all’invasione russa dell’Ucraina, anche il 2023 si è chiuso con utili di 36 miliardi di dollari per ExxonMobil, 21,4 miliardi per Chevron e 28 miliardi per Shell.

Valentina Neri

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