Wise Society : Fondi ESG: cosa sono gli investimenti sostenibili

Fondi ESG: cosa sono gli investimenti sostenibili

di Valentina Neri
30 Gennaio 2025

La finanza può dare un contributo positivo alle questioni ambientali, sociali e di governance (Esg): questo è il principio alla base della finanza Esg, che si esprime attraverso strategie diversificate

La finanza può contribuire a cambiare il mondo in cui viviamo. Può cambiarlo in meglio, se sostiene attività, imprese e progetti coerenti con il percorso per lo sviluppo sostenibile tracciato dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Oppure può cambiarlo in peggio, se gli investitori puntano unicamente a massimizzare il proprio rendimento di breve periodo, senza curarsi delle ricadute sulla realtà. Questo è il principio da cui prende origine il vasto mondo degli investimenti e fondi sostenibili, cioè quelli basati sui criteri Esg (ambientali, sociali e di governance). Ma cosa sono di preciso? Approfondiamo l’argomento.

Finanza verde

Investimenti e fondi sostenibili: in cosa consistono i criteri Esg

Partiamo dall’inizio, cercando di capire innanzitutto cosa sono i criteri Esg e perché sono alla base degli investimenti sostenibili. Si può dire che un investitore segue criteri Esg se, nella scelta dei titoli che compongono il suo universo investibile, prende in considerazione sia i tradizionali parametri economico-finanziari, sia parametri ambientali, sociali e di governance (da cui l’acronimo, mutuato dall’inglese). Più nel dettaglio:

  • Tra i parametri ambientali ci sono, ad esempio, i piani di riduzione delle emissioni di CO2 e i rispettivi risultati, le performance in termini di efficienza energetica, la quota di energie rinnovabili sul totale dei consumi, la riduzione del consumo di plastica monouso ecc.
  • Tra i parametri sociali si possono citare le varie garanzie in termini di salute e sicurezza sul lavoro, formazione, diversità e inclusione, oltre ai progetti di responsabilità sociale sul territorio, alle donazioni a organizzazioni non governative ecc.
  • Nel novero dei parametri di buona governance aziendale rientrano le politiche per la trasparenza societaria e fiscale, contro la corruzione, la presenza di organi di supervisione indipendenti ecc.

Definizione di investimenti e fondi Esg: cosa sono?

Esistono varie strategie, più o meno sofisticate, per introdurre questi princìpi nelle politiche di investimento. Esaminiamole dunque una per una per comprendere in modo più preciso cosa sono i fondi Esg e, più in generale, gli investimenti responsabili.

  1. Esclusioni: si escludono a priori dall’universo investibile i settori ritenuti poco etici, per esempio tabacco, gioco d’azzardo, armi, pornografia, o anche – per citare uno sviluppo più recente – i combustibili fossili.
  2. Best in class: si investe nelle società che ottengono i punteggi Esg migliori se confrontati con quelli dei competitor del loro stesso settore.
  3. Rispetto di norme e standard internazionali (norm-based screening): entrano a far parte dell’universo investibile solo aziende e Stati che aderiscono a standard definiti di solito in sede Onu, come il Global Compact e le convenzioni dell’Organizzazione internazionale per il lavoro (Ilo).
  4. Investimenti tematici. Un fondo si focalizza esclusivamente su un settore specifico, per esempio le energie rinnovabili, la salute, le tecnologie a favore del clima.
  5. Integrazione Esg. L’investitore effettua uno screening dei fattori Esg, aggiuntivo e complementare rispetto all’analisi dei tradizionali parametri economico-finanziari.
  6. Investimenti a impatto. Si investe in aziende, fondi e istituzioni con l’obiettivo di ottenere sia un rendimento economico, sia un impatto sociale o ambientale positivo, intenzionale, misurabile e addizionale (cioè che non si sarebbe verificato altrimenti).
  7. Engagement. L’azionista esercita il proprio diritto di dialogare direttamente con il management dell’azienda, sia attraverso lettere e incontri più o meno formali, sia presentando risoluzioni ed esercitando il diritto di voto all’assemblea generale degli azionisti. Più nello specifico, si parla di azionariato attivo quando si lavora per migliorare ulteriormente la condotta di aziende che spesso sono state già selezionate attraverso uno screening Esg. Viceversa, con l’azionariato critico si acquista un numero simbolico di azioni di imprese ritenute controverse con l’obiettivo precipuo di contestare le loro pratiche in assemblea e fungere da sprone al cambiamento.
Criteri esg

Foto Shutterstock

Finanza sostenibile: la normativa su investimenti e fondi Esg

Questo settore ha visto un’evoluzione molto rapida, accompagnata da una grande visibilità mediatica. Il che ha costretto le istituzioni a intervenire per chiarire in modo oggettivo cosa sono gli investimenti Esg, a tutela degli investitori e del pubblico. L’Unione europea, in particolare, ha messo a punto un articolato corpus normativo. Tra i testi di riferimento bisogna citare:

  1. La Sustainable Finance Disclosure Regulation (Regolamento SFDR – 2019/2088) suddivide i prodotti finanziari in tre categorie: articolo 6 quando non prendono in considerazione istanze Esg, articolo 8 quando promuovono anche caratteristiche ambientali e sociali e articolo 9 quando hanno la sostenibilità come focus primario.
  2. La tassonomia (Regolamento UE 2020/852) elenca tutte le attività che possono essere definite come eco-compatibili.
  3. La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) allarga il perimetro delle imprese tenute a redigere la rendicontazione di sostenibilità, seguendo gli standard definiti dallo European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG).
  4. La direttiva MiFID impone ai consulenti finanziari di profilare i clienti tenendo in considerazione anche le loro preferenze in termini di sostenibilità.
  5. Le nuove linee guida dell’Esma, l’ente di supervisione europeo su mercati e strumenti finanziari, permettono di usare termini come “sostenibilità”, “clima”, “ESG” e “transizione” nei nomi dei fondi solo se si rispettano determinati parametri nella selezione dei titoli.

Investimenti tradizionali e fondi Esg: guadagni a confronto

Quando si parla di cosa sono gli investimenti Esg bisogna evitare a tutti i costi di confonderli con la filantropia: questo perché sono investimenti a pieno titolo e, in quanto tali, si pongono l’obiettivo di ottenere dei rendimenti. Un pregiudizio piuttosto diffuso vuole che l’attenzione ad ambiente, società e governance implichi necessariamente di sacrificarli, almeno in parte. In realtà, fermo restando che qualsiasi investimento finanziario comporta sempre un certo livello di rischio e non può mai garantire rendimenti certi, vari studi condotti nel tempo dimostrano che la finanza sostenibile è competitiva anche da questo punto di vista.

L’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma) pubblica ogni anno una corposa analisi relativa ai prodotti d’investimento retail, cioè quelli rivolti al pubblico. Dall’edizione 2023 risulta che gli investimenti e i fondi Esg hanno avuto, in media, costi simili o inferiori rispetto agli equivalenti non Esg. I rendimenti nell’anno precedente sono stati inferiori, presumibilmente a causa della crisi dell’energia, ma restano invece più alti se misurati su un orizzonte triennale.

Anche Morningstar Sustainalytics, in collaborazione con Natixis Investment Managers Solutions, ha analizzato i vantaggi in termini di rendimento e di rischio dell’ESG Risk Rating, un sistema di valutazione dei rischi ambientali, sociali e di governance dei portafogli. Gli analisti hanno sottoposto una serie di fondi e portafogli a una sorta di stress test, simulando il loro andamento durante la crisi dei mutui subprime (2007-2009), quella del debito greco (2010) e il tetto del debito statunitense (2011). In tutti e tre i casi, i portafogli a basso rischio Esg hanno retto meglio agli shock esterni.

Anche al di fuori di questi momenti di turbolenza del mercato, un’analisi del decennio 2014-2023 evidenzia come gli approcci Esg sembrino dare risultati migliori anche nel lungo periodo, in tutte le aree geografiche considerate: Europa, Stati Uniti e Canada (dove però il margine è risicato) e Asia-Pacifico. Un principio di base della finanza vuole che i rendimenti salgano quando salgono anche i rischi: questa sovraperformance dei fondi Esg, però, di norma non è associata a un livello di rischio più elevato rispetto alle loro controparti.

Perché scegliere un investimento sostenibile

Dopo aver chiarito cosa sono i fondi Esg, è bene capire quali sono i motivi che spingono una parte degli investitori a prediligerli rispetto ad altri strumenti finanziari.

Per descrivere il mondo in cui viviamo è stato coniato il termine “policrisi”, a indicare le profonde crisi ambientali, sociali, geopolitiche, sanitarie e non solo, crisi che si intrecciano e si alimentano l’una con l’altra. La finanza ha un ruolo in tutto questo, perché sposta capitali immensi (ben superiori a quelli di qualsiasi bilancio pubblico) e dunque rende possibile l’esistenza stessa di interi settori economici.

L’esempio più immediato è la crisi climatica, provocata dall’aumento di gas serra in atmosfera dovuto prima di tutto all’adozione smodata dei combustibili fossili negli ultimi decenni. Banche, fondi d’investimento, fondi pensione, assicurazioni – e anche i singoli risparmiatori che affidano a questi intermediari il proprio denaro – hanno l’opportunità di scegliere. Possono continuare a foraggiare l’espansione delle fonti fossili, oppure sostenere la transizione energetica. Semplificando, possiamo dire che il mondo della finanza Esg si impernia su questo principio, declinandolo opportunamente sulla dimensione sociale e su quella economica.

Quella di investire il proprio denaro in modo sostenibile, dunque, è innanzitutto una scelta etica. Ma non solo. Questa politica di investimento, infatti, guarda all’orizzonte di medio-lungo periodo e tutela gli investitori stessi da potenziali rischi fisici, legali e reputazionali. Per tornare all’esempio del clima, investire nei titoli dell’oil&gas può sembrare una scelta remunerativa nelle condizioni attuali. Quando entreranno in vigore – per esempio – le normative che vietano di vendere auto nuove a benzina o diesel, o che impongono di raggiungere una certa percentuale di energia da fonti rinnovabili, le infrastrutture di tali aziende diventeranno stranded assets, letteralmente “beni incagliati”. Il loro valore crollerà, così come quello delle imprese che li detengono.

L’evoluzione della finanza sostenibile negli anni

Non è semplice fare una stima del volume di asset investiti seguendo criteri Esg, poiché la stessa definizione di cosa è un investimento Esg e cosa non lo è dipende dalle normative in vigore nel mercato di riferimento. Secondo Bloomberg Intelligence, il totale degli asset Esg ha superato i 30mila miliardi di dollari nel 2022 e si appresta a sfondare la soglia dei 40mila miliardi entro il 2030: a quel punto, ammonterà a oltre un quarto dei 140mila miliardi di asset in gestione. A un primo sguardo, il dato del 2022 appare in discesa rispetto a quello del 2020, quando il totale planetario raggiungeva i 35mila miliardi: la variazione è dovuta però a un cambiamento nel metodo di calcolo, divenuto più severo.

Grafico: GSIA Report

Si tratta dunque di un mercato maturo che è e rimarrà dominato stabilmente dall’Europa, a quota 14mila miliardi nel 2022 e proiettata verso i 18mila nel 2030. In prospettiva, è da tenere d’occhio il ruolo di Giappone, Canada e Australia. Tokyo, in particolare, ha già assistito a un incremento del volume di asset pari al 50% tra il 2020 e il 2022 e potrebbe sfiorare i 7mila miliardi entro la fine del decennio.

La situazione è opposta negli Stati Uniti, dove da qualche anno si assiste a un’aperta ostilità nei confronti della finanza sostenibile da parte del partito repubblicano, che ha riconquistato la Casa Bianca e la maggioranza al Congresso con le elezioni del 5 novembre 2024. Gli analisti prevedono dunque che entro il 2030 la quota di mercato degli Usa scenda al di sotto del 25%.

Valentina Neri

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