Wise Society : Educazione affettiva: cos’è e perché ne abbiamo (davvero) bisogno

Educazione affettiva: cos’è e perché ne abbiamo (davvero) bisogno

di Paola Greco
23 Luglio 2024

Educare all’affettività per crescere bambini e ragazzi che vivano i loro sentimenti con consapevolezza, per diventare adulti più empatici e solidali.

Si sente parlare sempre più spesso di educazione affettiva: si tratta di una necessità urgente del nostro tempo, del nostro mondo in cui siamo tutti iper-connessi, ma sempre separati gli uni dagli altri da uno schermo. E se questo può non essere un problema per gli adulti delle generazioni fino ai Millennials – che hanno passato l’infanzia in cortile a confrontarsi con i propri pari – lo stesso non si può dire per i nativi digitali che fanno più fatica a creare relazioni autentiche ed a gestire conflitti di persona. Ciò che fino a ieri era normale, oggi non lo è più: in particolare i bambini ed i ragazzi in età scolare sviluppano sempre più diffidenza nelle relazioni, angoscia e paura nell’affrontare le sfide, fino a sfociare in episodi depressivi, elevati livelli di ansia, difficoltà a lavorare in gruppo e gestione della frustrazione. È necessario dunque, per tanti bambini e ragazzi, cominciare un percorso di consapevolezza ed autodeterminazione.

Illustrazione sull'educazione affettiva

Foto Shutterstock

Cosa significa educazione affettiva

Quando parliamo di educazione all’affettività, ci riferiamo a quell’insieme di pratiche educative e pedagogiche che hanno l’obiettivo di sviluppare la cosiddetta “consapevolezza emotiva”, cioè la capacità di conoscere e riconoscere i propri stati d’animo, così come quelli degli altri, e di riuscire a gestirli ed a creare competenze relazionali.

Sembra facile, ma non lo è: basti pensare a quanto sia difficile, oggi più che mai, imparare a gestire gli impulsi oppure la rabbia, o la paura, o quante volte si viene sopraffatti dalle emozioni e si fa fatica a dosarle e ripartire.

Educare all’affettività ha quindi un significato profondo e multidimensionale: non si tratta solo di insegnare ai bambini e ai ragazzi a riconoscere e gestire in modo consapevole le proprie ed altrui emozioni, ma anche di sviluppare empatia, rispetto e comprensione per le emozioni degli altri. Questo tipo di educazione comprende la capacità di instaurare e mantenere relazioni sane, la risoluzione dei conflitti in modo costruttivo e la promozione di una comunicazione efficace e assertiva. Le pratiche che vengono messe in campo, che possono passare anche da alcuni giochi da tavola pensati a questo scopo, mirano a promuovere un benessere emotivo e relazionale, essenziale per una crescita equilibrata.

Benessere emotivo

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Perché ne abbiamo bisogno

L’educazione affettiva non solo contribuisce al benessere individuale, ma anche alla creazione di una società più empatica e solidale. Educare all’affettiva è essenziale per diversi motivi:

  • aiuta gli individui a costruire una solida identità personale e ad aumentare la propria autostima
  • migliora la qualità delle relazioni interpersonali, promuovendo il rispetto reciproco e la comprensione
  • fornisce strumenti per gestire i conflitti in modo pacifico e costruttivo;
  • contribuisce al benessere emotivo generale, riducendo lo stress e promuovendo una maggiore resilienza

Non solo: le competenze socio-emotive sono sempre più riconosciute come fondamentali per il successo scolastico, per l’affermazione personale e professionale, in quanto migliorano la capacità di concentrazione, collaborazione e problem-solving.

Educazione socio-affettiva nelle scuole

È fondamentale che le scuole, le famiglie e le comunità collaborino per promuovere un’educazione affettiva ed emotiva, affinché i giovani possano crescere come individui equilibrati, rispettosi e capaci di instaurare relazioni sane e costruttive.
Introdurre l’educazione affettiva a scuola è fondamentale per garantire uno sviluppo armonioso dei bambini e degli adolescenti. Le scuole sono il contesto ideale per educare all’affettività, poiché i giovani trascorrono gran parte del loro tempo in questo ambiente e sono in una fase cruciale del loro sviluppo.

Naturalmente ogni età e grado scolastico ha i suoi obiettivi: ai bambini delle elementari viene chiesto di riconoscere e saper dare un nome alle emozioni primarie, cioè quelle innate, riscontrabili in qualunque persona nel mondo, e che aiutano a crescere – a volte salvando la vita – e cioè gioia, rabbia, paura, tristezza, sorpresa, disprezzo, disgusto. Man mano che si cresce, i ragazzi delle medie dovrebbero imparare ad analizzare i fattori che innescano le diverse reazioni, mentre gli studenti delle superiori dovrebbero saper analizzare l’effetto delle emozioni sugli altri. Con la crescita, aumenta anche il ventaglio delle emozioni, ed alle primarie si aggiungono le secondarie, ovvero quelle che si sviluppano in maniera diversa a seconda delle interazioni sociali e culturali, come per esempio la vergogna, l’ansia, il rimorso, l’invidia… non sono uguali per tutti, ma cambiano a seconda del contesto in cui si vive.

In generale, comunque, l’educazione socio-affettiva nelle scuole comprende programmi e attività che mirano a sviluppare le competenze emotive e relazionali degli studenti, tra lezioni specifiche e attività di gruppo per promuovere la cooperazione, l’empatia e la risoluzione dei conflitti. Fondamentali sono i corsi di aggiornamento per insegnanti sulle tecniche e le strategie per promuovere l’educazione affettiva in classe e le iniziative che coinvolgono tutta la scuola, come la creazione di ambienti scolastici inclusivi e rispettosi.

Paola Greco

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