Wise Society : A chi troppo e a chi poco: l’abbondanza di cibo e le nuove povertà

A chi troppo e a chi poco: l’abbondanza di cibo e le nuove povertà

di Michele Novaga
8 Maggio 2015

E a sopperire alle mancanze del Welfare ci pensano le associazioni del privato sociale e i volontari come quelli di Manageritalia

La scarsità di cibo fino a poco tempo fa si pensava fosse una questione lontana che riguardasse altri stati e addirittura altri continenti. Ma purtroppo la realtà è diversa anche in Italia: secondo i dati Istat relativi al 2013 il 14,2% delle famiglie italiane non riesce a fare un pasto adeguato almeno ogni due giorni. Un dato inquietante soprattutto se paragonato ai numeri di tre anni prima quando la percentuale era del 6,7%. Ma non solo: l’8,5% delle famiglie dichiara nel 2013 di non avere soldi in alcuni periodi dell’anno. Nel 2010 erano la metà. Un fenomeno, quello delle nuove povertà, diffuso in tutta l’Italia: al Nord come al Centro con una percentuale che aumenta nel Sud.

Milano (come Roma e Palermo) è una realtà molto colpita dal fenomeno ma che, grazie al privato sociale e alla partnership con le istituzioni locali (il Comune di Milano in testa), ha messo in piedi un vero e proprio sistema di assistenza che di fatto sopperisce alle mancanze del welfare. Molte le associazioni che distribuiscono cibo e pasti caldi per un fenomeno che non riguarda più solo stranieri, migranti e clochard.

Come conferma Luigi Rossi, consigliere delegato di Pane Quotidiano, intervenendo alla conferenza dal titolo “Il cibo che non c’è” organizzata da Manageritalia Milano (Associazione Lombarda dirigneti, quadri e professional del commercio trasporti, turismo, terziario avanzato) nei chiostri dell’Umanitaria. «Presso i nostri centri le file aumentano. E sono sempre di più gli italiani coloro che chiedono aiuto. Distribuiamo razioni alimentari con un contenuto calorico che cerca di coprire il fabbisogno giornaliero ma con una particolarità: deve essere cucinato. Ecco perché non sono clochard quelli che vengono da noi, ma padri e madri spesso con bambini, soprattutto il sabato mattina». Scenario un po’ diverso all’Opera San Francesco che ogni giorno prepara 2700 pasti a volte cucinati anche da chef stellati e distribuiti da volontari vip o da dipendenti di aziende milanesi che “prestano” i loro lavoratori anche durante l’orario di ufficio. E sono molti anche i manager (circa 200) in pensione o in attività che supportano questa ed altre decine di associazioni di volontariato. «Offriamo volontariamente e senza alcun compenso competenze, strumenti e progetti manageriali per migliorare e sviluppare l’attività di queste organizzazioni. Un’azione di supporto e affiancamento volta a far crescere le persone all’interno per poi uscire e andare altrove, da altri che vogliano cogliere l’opportunità di crescere managerialmente», dice Roberto Beccari presidente di Manageritalia Milano.

Ma come fare per rendere il privato sociale sempre più parte integrante della società? «In Italia sono 15.500 le organizzazioni che lavorano per combattere le nuove povertà. Senza questo tessuto l’Italia vivrebbe molto peggio e forse ci sarebbe rivoluzione nelle piazze. Non servono soldi. Bisognerebbe facilitare i processi normativi per donare alimenti e che permettano ai privati di aiutare di più. E agevolazioni fiscali per il recupero dello spreco», racconta Andrea Giussani Presidente del Banco Alimentare

Alcune soluzioni potrebbe presentarle Expo 2015 che proprio da Milano vuole lanciare al mondo la sfida per “Nutrire il pianeta”. «L’Expo non deve essere un festival di cuochi ma deve affrontare quegli stessi segnali deboli descritti da papa Francesco nel suo messaggio di inaugurazione dell’Expo affrontando il tema della nutrizione mondiale affrontando il problema della fame problema della fame. Servono contenuti come quelli scritti nella Carta di Milano che pone sul piatto problemi come la scarsità, lo spreco e lo sviluppo», aggiunge il sociologo Aldo Bonomi.  Ma come dice padre Maurizio Annoni dell’Opera San Francesco: «Nel 2014 abbiamo servito 886.000 pasti a persone di oltre 140 paesi nel 2014. Scherzando posso dire che noi già nutriamo il pianeta. Ma per la fame non bisogna scomodare i paesi lontani. La fame è un problema anche di casa nostra. Ci vuole crescita di responsabilità e come dice il papa globalizzare la solidarietà e tutti ci dobbiamo impegnare in questa direzione».

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