A 15 anni dal Protocollo di Kyoto, le trattative sul taglio delle emissioni di sostanze inquinanti non stanno portando a una politica internazionale condivisa. E intanto la situazione peggiora
Le Nazioni Unite si sono riunite per discutere sul taglio delle emissioni ma le trattative si sono dimostrate difficili riproponendo i soliti contrasti tra Paesi più ricchi e Paesi in via di sviluppo. L’obiettivo comune e riconosciuto è quello di riuscire a limitare le emissioni di carbonio che, secondo gli scienziati, sono la causa principale del surriscaldamento del pianeta. La questione che hanno dovuto affrontare gli inviati riuniti a Bonn, in Germania, è stata come dividere il carico dei tagli: secondo i Paesi più poveri, sono i ricchi che dovrebbero assumersi la responsabilità maggiore, avendo nel corso degli anni passati emesso più sostanze nocive degli altri. L’obiettivo delle nazioni più sviluppate è invece fare in modo che le economie in rapida crescita come India e Cina, Paese che inquina più al mondo, non abbiano benefici sproporzionati.
Dagli anni ’90, pochi sono stati i successi nella riduzione delle emissioni in atmosfera. Gli impegni presi sono nettamente inferiori a quello che gli esperti ritengono necessario. L’unico trattato vincolante esistente, il Protocollo di Kyoto del 1997, è stato respinto dagli Stati Uniti perché non impone limiti di emissione alla Cina, escludendo così da vincoli i due principali inquinatori del mondo. Dovrebbe scadere quest’anno, ma i Paesi a Durban hanno concordato di estenderlo, sebbene non sia ancora chiaro per quanto tempo. Canada, Giappone e Russia hanno comunque rifiutato di rinnovare gli impegni previsti dal protocollo, che riguarderebbe quindi appena il 15% delle emissioni globali.
Fonte: LaPresse/AP