Un gruppo di amici, di condomini o parenti che, insieme, acquistano frutta, verdura, olio, carne direttamente dai produttori. Un'idea che sta prendendo sempre più piede. E che assicura risparmio e qualità
I primi a cui è venuto in mente erano guardati come marziani. Fare la spesa collettiva, tempo fa, sembrava un’idea assurda. Oggi i Gas, o gruppi di acquisto solidale, sono più di 600, rispetto ai 460 che si contavano nel 2008.
Si tratta di nuclei di persone (condomini, colleghi, parenti o gruppi di amici) che, per garantirsi un certo risparmio dal punto di vista economico e maggiore qualità nella merce acquistata, hanno deciso di acquistare olio, vino, formaggi, frutta e carne direttamente dai produttori.
Secondo gli ultimi dati Coldiretti/Agri 2000 i Gas sono cresciuti in un anno del 30%. E la Lombardia, con 160 Gas, fa scuola. A seguire, quanto a realtà strutturate dal punto di vista organizzativo, Toscana, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna. In realtà, accanto ai Gas presenti su tutto il territorio nazionale, che dispongono di una vera e propria struttura organizzativa, si contano, fa sapere la Coldiretti, «decine di migliaia di iniziative spontanee che nascono e muoiono in continuazione nei palazzi, nei posti di lavoro, nei centri sportivi e ricreativi sulla base di semplici accordi verbali».
Alcuni hanno vita breve. Altri si organizzano. Così si ottimizzano i costi di trasporto e si ha accesso a canali distributivi più vantaggiosi. Inoltre, è molto vario il loro modo di agire: quello di fare la spesa è un atto aggregato e partecipativo. «Si tratta di una tendenza che, soprattutto nelle città, sta contagiando gli italiani che intendono garantirsi un volume di acquisto sufficiente a ottimizzare i costi di trasporto e accedere a più vantaggiosi canali distributivi: dai mercati all’ingrosso a quelli degli agricoltori di campagna amica, fino direttamente nelle aziende», spiegano dalla Coldiretti.
C’è chi si occupa della ricerca dei nuovi produttori, chi ha in mano gli ordini, chi la distribuzione. Poi c’è il momento in cui è ora di fare nuovi ordini: i prodotti freschi arrivano settimanalmente, gli altri con cadenza trimestrale. Le merci sono consegnate in un luogo prestabilito e poi ci si ritrova alla consegna e si fanno le divisioni del caso. Agli accordi più tradizionali sulla quantità di cassette e sul prezzo con i singoli produttori che operano nei mercati ortofrutticoli e il conseguente ritiro da parte di un rappresentante del Gas della merce concordata, si affiancano nuovi canali di comunicazione come internet e il telefono. In questo caso il gruppo di consumatori invia la propria richiesta direttamente al produttore che si occupa poi della consegna direttamente al domicilio indicato.
Un’altra soluzione, poi, è l’abbonamento: il gruppo stipula una sorta di contratto con la fattoria produttrice che, dietro pagamento anticipato, si impegna a rispettare consegne settimanali o bisettimanali dei prodotti richiesti.
Ma come sono strutturati i Gas?
I Gas sono gruppi informali: in genere c’è un nucleo di partenza, due o tre famiglie, al quale si aggregano gli altri. Il numero dei partecipanti è basso, 40 al massimo; quando si supera questo tetto ci si divide e nasce un nuovo gruppo. A contraddistinguerli sono la modalità di acquisto: invece di rivolgersi alle grandi catene di distribuzione si va dai produttori. Così, il riso arriva dai cascinali del Pavese, i formaggi dagli alpeggi, le verdure dalle aziende agricole. Si dà precedenza ai prodotti biologici ma nella scelta dei fornitori entrano in gioco anche altri fattori: il rispetto dell’ambiente, la tutela dei diritti dei lavoratori, l’inserimento di persone svantaggiate.
Le modalità di acquisto variano notevolmente e vanno dalla consegna a domicilio all’adozione in gruppo di interi animali fino alla raccolta personale del prodotto in campagna sull’albero o negli orti. E’ infatti in crescita – precisa la Coldiretti – il fenomeno del pick your own (raccolta diretta in azienda da parte del consumatore), che oggi coinvolge 110 aziende contro le 80 dell’anno scorso.