Wise Society : Gli scarti della lavorazione della canapa diventano plastica vegetale

Gli scarti della lavorazione della canapa diventano plastica vegetale

di Mariella Caruso
11 Marzo 2016

Brevettata come HemBioPlastic (HBP) è il frutto di una ricerca siciliana. «Nel futuro tutte le plastiche petrolchimiche saranno sostituite da quelle vegetali», dice il suo inventore

Una bobina per stampanti 3D. Un filamento marrone che, a prima vista, non ha nulla di speciale. Se non fosse che questo filamento, un biocomposito interamente vegetale derivante dagli scarti di lavorazione della canapa industriale e battezzato HempBioPlastic (HBP), è il primo “prodotto tangibile” di un percorso più ampio che vede due giovani siciliani, il catanese Giovanni Milazzo e il ragusano Antonio Caruso, con la loro associazione Kanèsis, impegnati in una vera e propria missione. Ispirandosi alla chemiurgia, infatti, il team di Kanèsis (gioco di parole tra canapa e kinesis – movimento) progetta e sviluppa prodotti industriali da materie prime agricole e naturali con l’obiettivo di dare un futuro alla Sicilia che sia basato sulla sostenibilità e sull’attenzione verso l’ambiente.

Un progetto ambizioso, quindi, che riunisce una trentina di giovani menti con la voglia di mettersi in gioco. Giovani siciliani, con due veneti “infiltrati”, che negli ultimi due anni si sono coadiuvati intorno all’idea del 24enne Giovanni Milazzo, ancora studente di Ingegneria dei materiali all’Università di Catania (non è un caso che il gruppo Polimeri e Compositi dell’Ateneo sostenga il progetto) e ideatore del biocomposito HBP, che è quella di un futuro in cui la sostenibilità e il rispetto per l’ambiente siano i capisaldi della produzione industriale e in cui i materiali ecosostenibili andranno a sostituire quelli di derivazione  petrolchimica.

«Credo – spiega Giovanni Milazzo – che sia importante preparare la gente al cambiamento. Oggi stiamo vivendo una fase di transizione e noi che guardiamo al passato per ideare il futuro, nella nostra bioplastica abbiamo unito elementi del recente passato come gli scarti (per esempio di quelli della lavorazione della canapa) e i materiali biodegradabili a elementi del futuro che possono essere sintetizzati nella parola ecosostenibilità». Un futuro che è già scritto, in quanto, secondo lo studente catanese «l’ecosostenibilità non è soltanto una valida alternativa, ma l’unica soluzione possibile. E a chi oppone la questione dei costi proibitivi del produrre “eco”, posso solo rispondere che si tratta di una credenza che ci è stata inculcata da schemi economici creati appositamente per rendere più appetibili certi prodotti industriali. Per quanto ci riguarda la nostra bioplastica ha un prezzo assolutamente concorrenziale perché si basa totalmente sugli scarti della lavorazione della canapa».

Kanèsis non è, quindi, un semplice portafoglio di prodotti. «Produciamo materiali e prodotti ecologici – continua – ma lo facciamo, soprattutto,  per offrire alla gente la parte materiale e tangibile della nostra filosofia di vita e di produzione. Per questo, in questa prima fase del nostro percorso, abbiamo deciso di puntare sui biocompositi che, da un’analisi di mercato, possono aggredire sia il settore dei biopolimeri (PLA o acido polilattico) sia quello dei biocompositi di fibre naturali”.

Secondo l’analisi di mercato effettuata nell’ultimo periodo dalla Kanèsis, infatti, di anno in anno, i materiali ecosostenibili, compresa la plastica di canapa, saranno i padroni di settori quali il packaging alimentare, il settore automotive o, ancora più, quello dei supporti biomedicali. Insomma, tutto ciò che, ad oggi, viene prodotto con plastiche petrolchimiche entro pochi anni potrà scaturire da colture annuali. «Man mano – spiega Milazzo – avvieremo produzioni da colture e scarti diversi. E ogni scarto e ogni materia prima donerà un colore particolare al materiale finale. Dopo la canapa, infatti, arriveranno il giallo della ginestra e l’arancione dell’arancia di Sicilia».

Per continuare a lavorare in questa direzione, nelle prossime settimane partirà la prima campagna di crowdfunding dell’hempbioplastic, il cui ricavato verrà quasi totalmente destinato alla ricerca. «La nostra idea – conclude Milazzo – è quella di arrivare a compositi speciali e a polimeri dai quali si possa sviluppare qualunque tipo di materiale. Per farlo, però, dobbiamo entrare nel mercato velocemente, fatturare e reinvestire nella ricerca. In questo modo, siamo convinti, potremo dar vita alla rivoluzione industriale 3.0».

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