Per incrementare la presenza femminile nella nostra società il Ministero ha finanziato un nuovo ciclo di lezioni universitarie gratuite. Ecco come si partecipa
Secondo il Rapporto Annuale Istat 2012 appena pubblicato, in Italia le donne sono sfavorite nella nostra società: basso tasso di occupazione femminile (46,5 per cento, contro una media europea pari al 58,5 per cento), scarsa presenza in politica e nei luoghi dove si decide, lavoro di cura familiare e domestica quasi totalmente a carico. I dati parlano chiaro: negli ultimi trent’anni la disuguaglianza è aumentata, e la vulnerabilità economica della donna nel contesto familiare è molto alta.
Purtroppo rispetto a molti Paesi europei l’Italia si distingue per la persistenza di modelli familiari tradizionali nei quali la donna non è occupata oppure, se occupata, percepisce redditi molto più bassi di quelli del marito. Nella classifica del Global Gender Gap Report 2011 redatto ogni anno dal World Economic Forum (Fondazione internazionale che discute e definisce le politiche del futuro), l’Italia non fa una bella figura per le Pari Opportunità: conferma la sua 74esima posizione su 135 Paesi in lista. Dopo il Bangladesh, il Ghana, il Perù.
Proprio a causa di questo quadro sociale particolarmente arretrato, nel 2004 furono inaugurati dall’allora Ministra per le Pari Opportunità Stefania Prestigiacomo i corsi Donne, Politica e Istituzioni – percorsi formativi per la promozione delle Pari Opportunità nei centri decisionali della politica: finanziati dal Ministero e ripetuti in diverse edizioni in molte università italiane.
Un grande successo di partecipazione: al Nord e al Sud migliaia di donne di diversa età e formazione. E la conseguente creazione di molteplici associazioni femminili a favore della parità come testimonia Donatella Martini, fondatrice e tuttora Presidente di DonneInQuota, nata nel 2006 dai corsi della Statale di Milano: «molte donne sono entrate in politica, a conferma della buona riuscita dei corsi. Noi ci occupiamo di rappresentanza politica femminile e di rappresentazione delle donne nei media. Ma altre associazioni a Miliano e in Italia si dedicano a temi altrettanto importanti come il lavoro, la salute e il welfare sempre grazie all’ottica di genere acquisita durante il percorso formativo», spiega Martini.
La buona notizia è che i corsi Donne Politica Istituzioni, interrotti nel 2009, adesso ricominciano in 38 università italiane. Si tratta di percorsi formativi aperti a donne e uomini proprio per favorire la cultura di genere, insieme di conoscenze utili per scardinare i meccanismi che producono le discriminazioni sociali. Un immenso sapere che purtroppo non si studia in nessuna scuola, e che invece è indispensabile diffondere per qualificare e incrementare la presenza delle donne nella vita attiva di un Paese civile, moderno e democraticamente paritario secondo i principi sanciti dalla nostra Costituzione.
Durante le lezioni, tenute dalle più importanti docenti e studiose di genere a livello nazionale, si impara subito che cosa sono le Azioni Positive (azioni mirate per risolvere una particolare situazione di discriminazione), il Gender Mainstreaming (una strategia di buone prassi per operare cambiamenti culturali e politici che coinvolgono l’intera società, prendendo in considerazione la diversità tra uomini e donne) e il Women’s Empowerment (come accrescere il potere delle donne in ambito politico, economico, sociale): linee guida fondamentali stabilite in Europa fin dal 1999.
I temi affrontati durante i corsi spaziano dalla vita sociale, al lavoro, all’impegno pubblico: si parla di regole e diritti, di memoria e cultura politica delle donne; di scarsa rappresentanza e di strumentalizzazione dell’immagine femminile, di leadership e di conciliazione tra tempi di vita e lavoro e ogni università ha autonomia nel proporre il proprio piano didattico.
Chiunque può frequentare i corsi se in possesso del Diploma di scuola superiore. Hanno una durata che varia – secondo i diversi Atenei – da 70 a 100 ore circa, suddivise nell’arco di qualche mese per facilitare al massimo la partecipazione anche a chi lavora. La frequenza è obbligatoria, perché durante il corso sono previsti workshop e prove di valutazione, per poi arrivare a un esame e a un attestato finale. L’iscrizione è gratuita, facendone richiesta alla propria università territoriale.
Per ricevere ulteriori informazioni ci si può rivolgere al Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri