La stilista siciliana Loredana Roccasalva ha lanciato una t-shirt e una felpa realizzate da donne sbarcate in Sicilia: «Spero possa essere il primo passo di un progetto più ampio»
“Migrare è camminare verso l’orizzonte, incontrare l’altro, conoscere, scoprire e tornare più ricchi di quando si era iniziato il cammino”. La frase dello scrittore cileno Luis Sepúlveda campeggia in bianco su una t-shirt nera. Una semplice maglietta che, in realtà, racchiude la speranza, i sogni e la voglia di emancipazione di sei donne venute da lontano e approdate in Sicilia. Una maglietta (e una felpa) – presentate durante l’ultima edizione della Fashion week di Milano dalla stilista modicana Loredana Roccasalva insieme alla sua collezione Transfer”- , realizzata dalle donne ospiti della Casa Don Puglisi a Modica, coinvolte nel progetto Migrantes, promosso da Fildis di Siracusa.
«L’idea – spiega la stilista – è nata per aiutare le donne immigrate in Sicilia che troppo spesso, restano chiuse nei centri di accoglienza, quasi come in un limbo e senza nessuna prospettiva di futuro. La mia azienda vive e produce a 15 chilometri da dove avvengono gli sbarchi di migranti (Pozzallo, nda) e, in questi anni, mi sono molto interrogata su cosa avrei potuto fare io, con il mio lavoro, per queste persone che arrivano nella mia Isola in cerca di un futuro». «In particolare – continua -, ho rivolto la mia attenzione verso le donne che, ritengo, siano quelle che subiscono maggiormente la difficoltà di trovarsi in una nuova terra, senza possibilità di sostenersi economicamente e quindi di essere autonome. Ho pensato a quello che le donne siciliane facevano durante la Seconda guerra mondiale, quando con una macchina da cucire, riuscivano a sostenere un’intera famiglia. Insomma, abbiamo cercato di tracciare un percorso verso la loro autonomia».
L’avventura di Loredana Roccasalva e del progetto Migrantes è cominciata a Taomoda, appuntamento con la moda che culmina con una serata nella cornice del Teatro Antico di Taormina, con la vendita all’asta di un suo capo, ispirato proprio all’intreccio delle culture. «In quell’occasione – racconta la stilista – ho realizzato una cappa nera che richiama i mantelli che vengono usati nell’Africa sahariana. All’interno ho messo insieme, in un abbraccio, vari tessuti, legati con una lavorazione patchwork, che rappresentano due continenti: dal tartan europeo alle tipiche stoffe stampate africane. E poi non mancano gli inserti dei fiori di magnolia, tipici della Sicilia. Una cappa che parla di unione, di confronto e di scambio. La gonna, invece, si ispira soprattutto all’idea del bianco come depurazione e come voglia di scrivere una nuova storia».
La vendita del capo all’asta è servita a sostenere l’avviamento del progetto che, però, come ha voluto la stilista, è partito, all’inizio, con una fase conoscitiva. «Ho proposto – spiega Loredana Roccasalva – alle donne di conoscerci meglio, perché non volevo che si sentissero come “mani messe a mia disposizione”, senza anima e senza idee. Dicevo loro che avevo interesse a conoscere le loro storie, il loro retaggio e i loro sogni e così, oltre a un laboratorio di cucito è nato un vero laboratorio di idee. Una di loro, di origine tunisina, con una semplicità disarmante, un giorno, ha detto: siamo qui a fare un cous-cous. E credo abbia colto in pieno. Di fatto, questa esperienza è stata una fonte di ispirazione per me e credo abbia aiutato anche loro a riscoprire le loro origini e a guardare indietro con occhi più sereni, perché, purtroppo, spesso chi scappa da guerre e fame ricorda solo il brutto delle proprie radici».
In un secondo momento, le sei donne partecipanti al progetto hanno avviato la parte “esecutiva”, entrando in laboratorio per capire le loro competenze. «In questa fase – racconta – sono nati questi primi due capi (maglietta e felpa) che recano la scritta evocativa di Sepùlveda sul fronte e le foto delle partecipanti al progetto sul retro. L’idea è, ora, quella di diffondere il progetto e se ci sarà interesse, di andare avanti mettendo in produzione. Per ora produrremo solo una prima selezione di capi da presentare, magari, durante un evento dedicato. Vedremo come andrà. Sono convinta che, comunque, al di là dell’aspetto moda, il progetto possa dare a queste donne la possibilità di camminare sulle proprie gambe e anche l’autonomia necessaria per poter decidere, da sole, cosa vorranno fare delle loro vite».