Anche i vecchi locali di Davide Oldani fanno parte del progetto del nuovo Istituto alberghiero Olmo di Cornaredo già all'avanguardia in fatto di sostenibilità
Dove comincia la saggezza di un uomo? Dal ragazzo che è stato e dall’istruzione che ha avuto. In questo il ruolo della scuola e quello della formazione professionale è fondamentale. Se poi la scuola, intesa come edificio che accoglie gli studenti, è anche all’avanguardia dal punto di vista della sostenibilità il cerchio si chiude. Questo capita nel nuovo istituto alberghiero di Cornaredo, l’Olmo, ospitato in un fabbricato costato circa 6 milioni di euro e alimentato da un impianto fotovoltaico da 15 KW e uno solare-termico da 16000 KW/ora. Il particolare nome della scuola, che di fatto è intitolata a una specie botanica, è mutuato dall’albero che affianca i vecchi locali del ristorante D’O di Davide Oldani che lo chef stesso ha voluto donare all’Istituto Alberghiero associato al Paolo Frisi di Milano. Gli stessi locali che, affidati agli studenti, ogni giovedì si trasformeranno in un ristorante didattico aperto a tutti, al costo simbolico di 8 euro.
Diciotto classi, due laboratori di cucina e un entusiasmo incredibile intorno a un progetto di respiro internazionale che, però, trova radici in un Comune di poco più di 20.000 abitanti grazie all’autorevolezza e alla disponibilità dell’ideatore della “cucina pop”, Davide Oldani. «Sono molto contento perché questo istituto dà ai ragazzi una nuova possibilità di formazione qualificata, l’opportunità di studiare e prepararsi per entrare nel mondo del lavoro», spiega lo chef che ha da poco inaugurato la nuova sede del D’O e dato la sua collaborazione al preside dell’Istituto alberghiero Olmo, Luca Azzolini. «Se apri un alberghiero in un piccolo centro dove c’è un personaggio di questa importanza, che già si occupa molto del territorio, devi interfacciartici», ha detto il preside del nuovo istituto alberghiero in un’intervista rilasciata al Gambero Rosso.
Oggi, però, chi decide di studiare in un istituto alberghiero non può non prendere in considerazione di dedicarsi ad altri mestieri solo apparentemente lontani da quella dei mestieri dell’accoglienza, ma fondamentali in un mondo in cambiamento nel quale il valore dei cuochi dipende anche dalle materie prime e dalla loro sostenibilità. «È importante la valorizzazione di mestieri che costituiscono valide alternative per i ragazzi. Parlo di professioni legate all’agroalimentare di qualità – dice Oldani – come il fruttivendolo, il macellaio, il pescivendolo perché anche coloro che non vogliono dedicarsi alla cucina in senso stretto possano trovare una loro strada».
Una strada scolastica che è già cominciata per gli studenti con l’apertura dell’anno scolastico 2017/18 e che, con lungimiranza, va un po’ oltre il concetto d’istruzione dell’obbligo come lo conosciamo sia per quanto riguarda l’organizzazione – saranno gli alunni a girare fra le aule dedicate e attrezzate per le materie e non i professori -, sia per quanto riguarda gli stimoli che gli studenti riceveranno. «Vorrei parlare ai ragazzi – ha concluso Oldani – del rapporto tra il piacere di mangiare e la buona salute fisica e mentale e di quello fra sport e cucina».