Wise Society : Paolo Ronchetti: con la mia azienda voglio dimostrare che si può costruire un’Italia migliore
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Paolo Ronchetti: con la mia azienda voglio dimostrare che si può costruire un’Italia migliore

di Vincenzo Petraglia
27 Luglio 2011

Il giovane manager ha fondato a Lecco un'impresa sociale (Equilibrium) nel settore della bioedilizia. Convinto che da noi, nonostante la crisi, ci sia ancora spazio per realtà innovative, "aperte" e sostenibili

Paolo Ronchetti, General Manager EquilibriumIn un Paese dove troppo frettolosamente i giovani sono considerati tutti “bamboccioni”, incapaci di assumersi responsabilità, non mancano invece storie di trentenni volenterosi che con ingegno e caparbietà hanno dimostrato che è possibile farcela nonostante le tante difficoltà. Uno fra questi è Paolo Ronchetti che, a 33 anni, dopo un master  post laurea (Economia e Commercio) in Irlanda, ha deciso di rientrare in Italia e fondare all’inizio di gennaio 2011 a Lecco, sua città natale, Equilibrium, l’impresa sociale di cui è general manager. Una società specializzata nel settore della bioedilizia che fonda il proprio core business sul cosiddetto biomattone, un rivoluzionario biocomposito realizzato con calce e legno di canapa che non solo permette di realizzare edifici biocompatibili ad emissioni zero, ma possiede anche l’innovativa caratteristica di catturare e “trattenere” biossido di carbonio.

Perchè a un certo punto della sua vita ha deciso di andare a specializzarsi all’estero?

Ero interessato ad approfondire la tematica della sostenibilità che non era ancora molto diffusa in Italia. Inoltre stavo cercando una prospettiva più internazionale e visto che l’Irlanda era in un periodo di boom economico mi è sembrato il posto giusto per capire meglio cosa volesse dire realmente sviluppo sostenibile.

Image by © ImageZoo/CorbisQuali differenze ha riscontrato rispetto all’Italia?

Maggiore investimento sui giovani, sull’educazione e sulla ricerca, costo della vita più alto ma reddito sufficiente per vivere in modo dignitoso senza essere obbligati a restare a casa con i genitori fino a trent’anni. Purtroppo è il sistema del nostro Paese ad alimentare i cosidetti “bamboccioni”. Negli Stati Nord europei non esistono perché anche la più umile delle occupazioni permette di condurre da subito una vita autonoma.

A proposito di giovani in cosa l’Italia dovrebbe migliorare?

Bisognerebbe investire sull’educazione, la valorizzazione, le motivazioni dei giovani e dare loro la possibilità di essere indipendenti dal punto di vista economico a partire dai 18-19 anni. Non è possibile non riuscire a vivere da soli perché gli stipendi sono troppo bassi rispetto al costo della vita, gli alloggi non si trovano e tanti lavori vengono pagati in nero.

Quanto è importante seguire i propri sogni?

Importantissimo. Purtroppo il sistema ci trancia le ali e ci fa credere che seguire i propri interessi e progetti sia concesso solo a quei pochi che hanno le “spalle coperte” dalla famiglia. Non dev’essere così e bisogna essere sempre consapevoli che, se lo si vuole veramente, è possibile realizzare quello che si desidera.

Perché, in totale controtendenza rispetto ai giovani della sua età, è tornato in Italia?

Mi è sembrato doveroso tornare in Italia per applicare tutto quello che avevo visto ed imparato. Si parla spesso di fuga dei cervelli e molti fanno bene ad andar via, ma io ho voluto dimostrare a me stesso che è possibile ancora investire e lottare qui da noi, perché il nostro bellissimo Paese se lo merita. Confesso che non è semplice e sono consapevole che probabilmente avrei avuto più successo realizzando la mia impresa all’estero, ma ci tengo a combattere fino in fondo e dimostrare che un’Italia migliore è possibile.

Image by © CJ Burton/CorbisLa sfida che Equilibrium vuole lanciare è semplice: dimostrare che si può fare business, sviluppare indotto e realizzare edifici ad emissioni zero, confortevoli da abitare, anche in un momento di crisi.

Lei da giovane imprenditore è ottimista o pessimista sul futuro dell’Italia?

Nonostante la fatica enorme che sto facendo, dato che mi scontro ogni giorno con la mentalità statica di un paese di vecchi, sono ottimista. Siamo in un periodo di forti mutamenti a velocità esponenziale e, oggi come non mai, sembra veramente possibile introdurre soluzioni innovative dal punto di vista sociale, economico e della sostenibilità ambientale. Spero solo che anche a livello politico la situazione possa migliorare in modo da dare i giusti segnali e incentivi per il necessario cambiamento di cui abbiamo bisogno.

Innovazioni come per esempio il vostro Biomattone…

Equilibrium ha identificato nel biocomposito di calce e canapa una soluzione innovativa per il settore della bioedilizia, un materiale naturale totalmente riutilizzabile e riciclabile che consente di costruire e ristrutturare edifici ad elevatissima efficienza energetica e contemporaneamente sequestrare CO2 dall’atmosfera invece di emetterla. Il Biomattone si ottiene combinando la parte legnosa dello stelo di canapa e un legante a base di calce. Una volta indurito diventa rigido e leggero con ampie possibilità di applicazione. Fra i suoi maggiori vantaggi ci sono l’isolamento termo-acustico, la salubrità degli ambienti, la permeabilità al vapore, il confort abitativo, il ridottissimo impatto ambientale, ma soprattutto la capacità di contrastare i cambiamenti climatici sequestrando appunto biossido di carbonio dall’atmosfera. Questo perchè la canapa è la pianta che produce più biomassa al mondo crescendo in soli quattro mesi fino a quattro metri di altezza e assorbendo CO2 durante il suo ciclo vitale.

Il Biomattone

Equilibrium risponde anche a un modello di impresa condivisa e partecipata…

Abbiamo optato per un modello aperto, ispirato alla filosofia “open source” e al concetto di “wikinomics”. In pratica l’azienda ritiene che sia di vitale importanza condividere la maggior parte del suo know-how con chiunque ne abbia l’interesse. Solo in questo modo riteniamo sia possibile aumentare l’impatto dell’innovazione e della creazione di valore sostenibile necessari in questo periodo storico.

Quali secondo lei le sfide future della bioarchitettura?

La sfida più grande è il passaggio da materiali energivori, che richiedono enormi quantità di energia fossile per la loro realizzazione e il loro smaltimento, quindi elevate emissioni di CO2, a materiali con un indice di “energia grigia” il più ridotto possibile, dove per energia grigia si intende la quantità di energia necessaria per produrre, trasportare e smaltire un prodotto o un materiale. Tale indicatore si ricava effettuando uno studio sul ciclo di vita del prodotto (Life cicle analysis, ndr) e il trend mostra chiaramente che sia le normative dei Paesi europei che i costi energetici in aumento favoriranno la diffusione di questo tipo di prodotti. Un materiale come il biocomposito di calce e canapa ha un indice di energia grigia molto basso rispetto a qualsiasi altro materiale ad esso paragonabile presente sul mercato come per esempio cemento tradizionale, cemento cellulare, laterizio, isolante sintetico o minerale. Per questo siamo ottimisti sul nostro futuro.

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