Biomassa, fotovoltaico, pannelli solari. Le fonti rinnovabili spiegate da Marco Pigni, direttore generale di Aper (Associazione produttori energia da fonti rinnovabili), una realtà nata nel 1987 che oggi conta circa 450 iscritti. Cosa sono e che costi hanno
Cosa sono le fonti rinnovabili e come funzionano? Abbiamo intervistato Marco Pigni, direttore generale di APER, l’Associazione Produttori Energia di Fonti rinnovabili. L’associazione che dal 1987 è punto di riferimento per gli operatori del settore: l’obiettivo è quello di promuovere l’uso delle energie verdi, amiche dell’ambiente.
Cosa sono le fonti rinnovabili?
Le fonti rinnovabili sono tutte quelle fonti di energia che non hanno origine utilizzando fonti esauribili di origine fossile: carbone, olio combustibile e gas metano. Tutte le altre fonti, ad eccezione dell’atomo, quindi dell’uranio, sono dette a fonti rinnovabili e utilizzano le risorse della natura. Tutto deriva dal sole. Le fonti che utilizzano l’energia radiante del sole sono: il solare termico, utilizzato per scaldare, e il fotovoltaico, per la produzione di energia elettrica. Poi c’è l’energia eolica che è originata sempre dal sole e da altri fenomeni atmosferici e quella idroelettrica, una delle prime fonti rinnovabili ottenuta utilizzando la forza motrice dell’acqua e la geotermia che sfrutta l’energia della terra: dal sottosuolo è possibile scambiare molta energia che rimane a una temperatura fissa tutto l’anno.
Di recente tra le rinnovabili si sono aggiunte la forza maremotrice che utilizza la forza dei movimenti delle maree e delle onde per trasformare l’energia cinetica, attraverso l’energia meccanica, in energia elettrica. Altra fonte nuova, sperimentata già in Spagna, negli Stati Uniti e in Italia, dove esiste un impianto pilota da 5 megawatt in Sicilia, è la fonte solare termodinamica che utilizza sempre i raggi del sole per scaldare fluidi che arrivano a temperature molto elevate, sopra i 400-500 gradi, che si trasformano poi in vapore che attraverso una turbina si produce elettricità e calore.
Fonti rinnovabili e mercato energetico: qual è la situazione?
Entro il 2020, secondo la direttiva dell’Unione Europea, dobbiamo arrivare a soddisfare il 20% dei consumi totali nazionali. Attualmente abbiamo circa il 18% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili in maggioranza idroelettrico e a seguire eolico, bioenergie e poi fotovoltaico. Il fotovoltaico ha avuto una crescita nell’ultimo anno del 500% quindi ha quintuplicato la potenza istallata in un solo anno grazie agli incentivi, come il conto energia. L’eolico è cresciuto del 28% la propria energia istallata (a fine 2008 siamo arrivati a 3750 megawatt istallati quasi 1000 in più dell’anno precedente). La bioenergia ha avuto un incremento nel 2008 del 10% passando diciamo da 1800 megawatt istallati a più di 2000 megawatt istallati . E’ una fonte importante e dovrà svilupparsi ancora di più quanto più riusciremo a costruire impianti che oltre a produrre energia elettrica produrranno anche calore potranno essere collegati a impianti di telericaldamento urbano.
Parlando di rinnovabili, qual è il paese più avanzato in Europa?
A livello europeo fanno da paesi guida i paesi scandinavi, in particolare la Svezia e la Danimarca con una percentuale di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e in generale dell’energia da fonti rinnovabili che superano il 30% sul totale dei consumi. Addirittura la Svezia arriva quasi al 50% . Questi paesi hanno compreso prima degli altri paesi europei l’importanza della sfida della green economy e dello sviluppo sostenibile. Un altro paese molto virtuoso che ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e con una rapidità veramente sorprendente è stata la Spagna che, partendo da una situazione quasi nulla nella produzione della fonte rinnovabile all’inizio del 2000 in meno di 10 anni è arrivata a coprire il 30 % del consumo elettrico con fonti eoliche.
Altro paese guida in Europa per le rinnovabili è la Germania che ha sviluppato già da metà degli anni Novanta un forte interesse per l’eolico e anche per il fotovoltaico e, su queste due fonti di energia, detiene percentuali di istallazione notevolissime: in Germania sono istallati più di 20.000 megawatt eolici e varie migliaia di megawatt di fotovoltaico.
Come Associazione produttori energia da fonti rinnovabili, quali sono le richieste che fareste al governo?
Al governo e in generale alle istituzioni pubbliche faremmo una domanda sola: occorre una strategia energetica nazionale che in maniera coerente premi, con la riduzione degli ostacoli burocratici, lo sviluppo delle rinnovabili. Inoltre è fondamentale per i cittadini poter facilmente accedere agli strumenti di incentivazione per portare le energie rinnovabili in casa: serve fare investimenti importanti per rinnovare la rete elettrica nazionale, sia quella in alta tensione per grandi impianti e centrali rinnovabili, sia quella a media e bassa tensione per favorire la connessione in rete di piccoli impianti (fotovoltaici, minieolici, biogas).
La rete in Italia ha tante centrali che producono in maniera concentrata energia che viene venduta a tante utenze finali. Si tratta di una rete passiva, occorre invece che venga estesa e in modo capillare e resa attiva, bidirezionale, in modo tale che possa accogliere flussi in immissione dell’energia elettrica distribuita. Un altro punto importante è la divulgazione. Chiediamo alle istituzioni di aiutarci a far conoscere le rinnovabili e il loro impatto positivo anche sul paesaggio. Molti cittadini hanno la sindrome di Nimby (acronimo anglosassone di not in my back yard ndr) che fanno dire loro “le opere sono importanti, servono per far lo sviluppo del paese, ma se la fate a distanza da casa mia è molto meglio perché non voglio rovinare il paesaggio”.
Come possiamo risparmiare energia in casa?
Ecco alcuni piccoli gesti quotidiani che possono aiutare il consumatore cittadino a migliorare la qualità dell’ambiente e a risparmiare sulle bollette e nell’economia domestica. Prima di tutto occorre verificare a casa propria lo stato dei serramenti: la dispersione termica da serramenti è una delle principali cause di spreco energetico. Quindi investire nell’istallazione di serramenti, operazione che tra l’altro beneficia di importanti detrazioni.
Un secondo consiglio è quello di prestare attenzione agli elettrodomestici di casa. Esistono ormai sul mercato elettrodomestici a basso consumo di classe A.
Il terzo consiglio è quello di introdurre dei piccoli elementi di automazione nella regolazione degli apparecchi che hanno sempre acceso il led dello stand by (come computer e televisione) che, fin quando non arriveranno in commercio le apparecchiature che automaticamente regoleranno o spegneranno lo stand by, possono permettere di risparmiare alcune centinaia di euro all’anno in bolletta.
Quarto, progettare bene l’impianto elettrico e quando possibile installare apparecchiature cosiddette di domotica. In questo modo è è possibile programmare con un’unica centralina computerizzata i cicli di accensione o spegnimento delle luci negli ambienti, installare sonde e interruttori che si accendono e spengono secondo la presenza o meno di persone nella stanza. Un sistema efficiente che permette di regolare la climatizzazione estiva e invernale.
Infine quando è possibile è consigliabile intervenire costruendo un vero e proprio cappotto intorno al nostro edificio che permette di regolare e di ridurre le dispersioni energetiche fino all’80 %.
Quanto costa e cosa bisogna fare per installare un impianto di energia rinnovabile a casa?
Partendo dalla tecnologia più facilmente integrabile negli edifici per la generazione elettrica per usi domestici il fotovoltaico, gli oneri per installare sul proprio tetto 3 kilowatt di energia prodotta da fonti fotovoltaiche che è equivalente al consumo tipico di una famiglia di 4 persone alle necessità quindi di un appartamento di circa 100 mq-120, è pari a poco più di 15000 euro attualmente. Solo 3 anni fa questa cifra superava i 20.000 euro, in futuro sono attese altre graduali di prezzo. Questi 15.000 euro si recuperano mediamente in 10 anni al nord Italia , 8 anni al centro e 7 anni, anche 6 in alcune zone, nel sud.
Dico mediamente perché ogni singola latitudine e longitudine del territorio italiano hanno un valore di irraggiamento diverso e a seconda delle ore di illuminazione durante l’anno di ogni sito, di ogni posto, è possibile produrre più o meno chilowattora. Il ritorno di investimento in questi tempi, è dovuto al nuovo incentivo introdotto dallo Stato italiano due anni fa, il cosiddetto incentivo in conto energia che premia ogni chilowattora prodotto dall’impianto con una tariffa molto interessante: si arriva a 49 centesimi di euro per ogni chilowattora a cui si devono sommare il valore dell’energia che viene poi venduta ( il chilowattora adesso vale circa 6-7 centesimi di euro) a quasi 60 centesimi di euro.
Questo vuol dire circa 1.500 euro all’anno di entrate e in 10 anni ci si può ripagare l’investimento. Ormai esistono da alcuni anni prodotti bancari e quindi istituti di credito che finanziano al 100% la produzione di energia elettrica fotovoltaica domestica. La garanzia che lo Stato dà con il conto energia è che può essere ceduto il credito alla banca nel caso in cui fosse insolvente il proprietario dell’impianto su cui appunto si è fatto il progetto. Le fonti rinnovabili sono inoltre un’importante occasione per valorizzare il patrimonio immobiliare, infatti attraverso l’integrazione degli impianti negli edifici è possibile complessivamente raggiungere dei livelli di autonomia o comunque di minor consumo da fonte fossile per riscaldamento, climatizzazione o alimentazione delle utenze domestiche.