La project manager degli Stati generali del settore spiega cos'è, quali sono i suoi obiettivi e perché rappresenta il futuro dell'economia
Si fa presto a dire Green economy. Argomento di moda, insieme a tutto il corollario di termini in cui la locuzione “green” è diventata un lasciapassare per la credibilità di aziende e istituzioni. Cos’è realmente la Green economy? L’impressione è che, a volte, si abbia a che fare con un concetto abusato che continua a risuonare in ogni ambito ma al quale non sempre sono associati i giusti contenuti.
A chiarire le idee sulla Green Economy e su quali siano gli obiettivi concreti dell’approccio all’economia sostenibile ci aiuta Alessandra Bailo Modesti, project manager degli Stati Generali della Green Economy e della Fondazione Sviluppo Sostenibile, intervenuta nella sessione dedicata allo spreco economico della seconda edizione del Forum della sostenibilità “Wigreen”.
Cos’è la Green Economy?
«La green economy non deve essere considerata come un’ulteriore settore dell’economia – ha spiegato Bailo Modesti – ma come una nuova visione del sistema economico che deve essere informato sulle possibilità di sviluppo attraverso comportamenti sostenibili». In chiave pratica, ha continuato la project manager degli Stati generali della Green economy, «si tratta di una politica di rilancio di investimenti e occupazione attraverso sistemi che mettano al centro il principio di produrre benessere disaccoppiandolo dal consumo immediato di risorse e dal degrado ambientale colpevole del cambiamento climatico che mette in serio rischio non solo l’economia globale, ma ancora prima la qualità della vita nei prossimi decenni».
Gli stati generali della Green Economy
Gli Stati generali della green economy sono un’iniziativa nata del 2012 su impulso dell’allora ministro dell’Ambiente Corrado Clini che propose ad alcune associazioni di categoria di costituire un consiglio nazionale apposito per favorire la ripresa dell’economia attraverso una road map di sviluppo basata sulle politiche di Green economy. «Da allora – ha sottolineato Bailo Modesti – si sono succeduti due sessioni degli Stati Generali, nel 2012 e nel 2013, in collaborazione con il ministero dell’Ambiente e quello dello Sviluppo economico in concomitanza con l’appuntamento di Ecomondo a Rimini. La sessione più recente è stata dedicata al Green New Deal».
I punti su cui lavorare
Sono dieci i gruppi di lavoro che si confrontano sullo sviluppo di altrettanti settori economici in preparazione degli Stati generali della Free economy: ecoinnovazione; ecoefficienza, rinnovabilità dei materiali e riciclo dei rifiuti; efficienza e risparmio energetico; fonti energetiche rinnovabili; servizi degli ecosistemi; mobilità sostenibile, filiere agricola di qualità ecologica; finanza e credito sostenibile per la Green economy; regioni ed enti locali per la Green economy e l’ultimo nato che è dedicato al tema delle acque.
«In linea con i principi del referendum che ha stabilito la tutela dell’acqua come bene comune è nato il decimo gruppo di lavoro degli Stati generali – ha sottolineato la project manager -. L’obiettivo è individuare politiche ottimali sia per quanto riguarda la distribuzione, evitando le perdite e l’illegalità diffusa che connota la rete italiana con i prelievi abusivi, sia in merito al corretto utilizzo della risorsa e il suo riuso».
Potenzialità e ostacoli della green economy
«Oggi la Green economy gode di una posizione privilegiata nello scenario italiano perché si sviluppa nel medio e lungo termine», fa osservare Bailo Modesti. «Piani ai quali si associano progetti di Green new deal, ovvero una pianificazione a breve termine per l’impostazione dell’economia del futuro che ponga le sue basi su nuove leve di sviluppo piuttosto che sull’utilizzo intensivo delle risorse e di un ricorso costante alle fonti fossili».
Alle potenzialità tutte da esplorare e da sviluppare della Green economy fanno da contraltare gli ostacoli che, inevitabilmente, ne intralciano la crescita. «Gli ostacoli sono quelli usuali del nostro Paese – ha ammesso Bailo Modesti -, a partire dalle lungaggini burocratiche che diventano paradossali soprattutto quando a impedire la realizzazione di impianti di produzione di energia rinnovabile, bonifiche e infrastrutturazione verde sono quelle leggi di tutela ambientale che dovrebbero incentivarli».
Impresa e lavoro: il focus 2014
In questo 2014 gli Stati generali della Green economy cominciano a fare i conti con l’economia reale cominciando ad analizzare «il potenziale d’impatto in termini occupazionali, di investimento e di fatturato attivabili nel breve, nel medio e nel lungo periodo». Il tema sul quale i dieci gruppi di lavoro del consiglio nazionale della Green economy, infatti, sono al lavoro è Impresa e lavoro. Le proposte e i risultati dei gruppi di lavoro, «che utilizzano il metodo ‘bottom up’ (dal basso verso l’alto, ndr) in vece del ‘top down’», saranno oggetto della terza edizione degli Stati generali della Green economy che, forti del seguito in crescita esponenziale delle prime due edizioni, troveranno ancora ospitalità a Ecomondo.
I numeri degli Stati Generali
Sono sessantasei le organizzazioni coinvolte nel lavori dei dieci gruppi del consiglio nazionale della Green economy, da Acquisti e sostenibilità a Symbola. Dal 2012 al 2013 la partecipazione degli iscritti agli Stati Generali è quasi raddoppiata passando dai 1500 partecipanti del 2012 ai 2500 del 2013 con 1500 nuovi stakholder presenti a Rimini sui 4.000 coinvolti in totale.
Case history
In concomitanza con gli Stati generale della Green economy la Fondazione per lo sviluppo sostenibile si occupa di incentivare le buone pratiche premiando le aziende che si distinguono per la loro attività ispirata ai principi della stessa Green economy. Aziende che costituiscono case-history da portare come esempio.
«Come Fondazione premiamo quel patrimonio di imprese green che hanno messo in pratica politiche virtuose traendone benefici economici, aumentando la qualità del loro lavoro e, in generale, alzando la qualità dell’economia».
I tre premi del 2013 sono andati alla Greenwood di Salzano (Venezia) per la sezione “Eco-design”, per la produzione di profilati in materiale composito costituito da farina di legno di riciclo e da polipropilene; alla cooperativa Fattoria della Piana Società Agricola di Contrada Sovereto (Reggio Calabria), che si occupa della raccolta e della trasformazione del latte proveniente dalle fattorie dei soci allevatori per la sezione “Attività agricole di qualità ecologica”, per aver saputo coniugare benessere animale, attenzione sanitaria, e cura dell’ ambiente attraverso la realizzazione di impianti fotovoltaici e di fitodepurazione; all’Innovation in Sciences &Technologies Is-Tech per la sezione “Start up” per la realizzazione di una piattaforma che si propone di contrastare il fenomeno dell’inquinamento atmosferico, operando il trattamento dell’aria in tutti gli ambiti indoor e outdoor nei quali è elevata la concentrazione di polveri sottili e di altri inquinanti nocivi.