Tra le fonti rinnovabili il minieolico è quello con le maggiori possibilità di sviluppo. Ma in Italia non decolla. Ecco perché...
«Di tutte le fonti rinnovabili in questo momento la meno impattante e quella con maggiori possibilità di diffusione in italia è il minieolico perché il suo futuro è sostenibile anche in assenza di incentivi». Ne sono convinti Giovanni Manni e Carlo Durante, tra i soci fondatori di eTa Srl, azienda marchigiana impegnata nella progettazione, sviluppo e produzione di pale eoliche innovative, nonché nel supporto di programmi di re-blading di parchi eolici già esistenti per migliorarne l’efficienza e diminuirne l’impatto ambientale. «Oggi la tecnologia dell’eolico è talmente avanzata che è possibile soddisfare qualunque esigenza, da quella del piccolo agricoltore fino alla baita in montagna, e realizzare impianti di qualsiasi taglia: dai più piccoli da 1 Kw fino a quelli di 3 Mw. Ma – avvertono i due imprenditori incontrati da wisesociety.it a Ecomondo – realizzare impianti eolici, indipendentemente dalla taglia, è un mestiere difficile che va fatto con consapevolezza».
I NODI DEL MINIEOLICO – Il mondo delle energie rinnovabili non è più certamente quello dei grandi bacini idroelettrici. «La nuova concezione di energia rinnovabile – sottolinea Durante – coinvolge l’utilizzo di risorse infinite come il vento o il sole. Se il successo del fotovoltaico sta nell’assenza di alcun tipo di manutenzione al di là della pulizia del pannello, per il minieolico esiste il problema dell’usura». Ma lo sviluppo dell’energia eolica «non dipende dalla tecnologia, né dagli investimenti perfettamente modulabili, ma dalle forche caudine delle autorizzazioni legate alle difficoltà dell’interpretazione della normativa italiana – continua Durante -. La procedura autorizzativa semplificata che, in assenza di obiezioni, permetterebbe di cominciare l’installazione entro 30 giorni dalla richiesta, è solo teorica. Se, per assurdo, si deve attraversare una strada, per avere l’autorizzazione trascorrono anni, tutto ciò senza considerare i ricorsi al Tar».
DOVE E PERCHÉ – È indubbio che il mini eolico non possa essere installato ovunque. «Il vento è essenziale e dove non c’è non potrà essere installata alcuna pala – chiarisce Manni -. In Italia l’aria deputata è il Centro-Sud, in particolare l’incrocio appenninico della Daunia che comprende le zone di Benevento, Avellino e Foggia dove funzionano già parchi eolici. Anche tutte le isole hanno un grosso potenziale. Ma ci sono turbine in Abruzzo e Lazio, e un parco eolico in costruzione nel Mugello, in Toscana». «In ogni caso l’Italia è paese con un’ottima rete elettrica, un portafoglio di “generazione energetica” tra i più moderni d’Europa e il gas a prezzi convenienti, per questo solo in pochi sono spinti a utilizzare il minieolico, la cui taglia ideale è il 60 Kw», aggiunge Durante. «L’eolico, di fatto, è nato per l’off grid (l’assenza di rete elettrica, ndr) e se ci trovassimo dall’altra parte dell’Adriatico o nei paesi che si affacciano sulle coste africane una turbina eolica potrebbero risolvere molti problemi».
“NOT IN MY BACKYARD” – Nella realtà, però, i parchi eolici sono elogiati soltanto a parole. Poi ognuno dice “Not in my backyard” (Non nel mio cortile, ndr) per via dell’impatto visivo e acustico non indifferente», aggiunge Durante. Per questo una parte del business dell’eolico sta nell’efficientamento dei parchi eolici esistenti. «Ma i grandi gruppi non sono molto reattivi: la loro tecnologia è “stazionaria” perché servono milioni di euro per un piccolo passo generazionale – spiega ancora Manni -. Diverso è il caso del minieolico in cui le innovazioni sono frequenti».
SEGUENDO LE UTOPIE DI JOBS – Le innovazioni sono il “pane quotidiano” in casa eTa Srl, azienda nata quattro anni fa a seguito della riconversione delle variegate esperienze di un gruppo di persone che fino a quel momento erano impegnate nella nautica, nell’ingegneria aerospaziale e nell’energia. «Costruivamo barche a vela in carbonio, poi seguendo gli insegnamenti di Steve Jobs che diceva, “Stay foolish, stay hungry”, abbiamo deciso di riconvertire lo stabilimento per la costruzione di turbine eoliche. Eravamo affamati di fare cose belle, ma la vera follia oggi non è costruire pale eoliche, ma decidere di fare pale eoliche in Italia».
PICCOLI E NUOVI – La nostra forza è di essere piccoli e nuovi, siamo partiti già da una tecnologia avanzata e la nostra capacità di adattamento è immediata – rivela Manni -. Parte integrante della struttura è il nostro centro di ricerca che collabora per la parte progettuale con l’ente per l’Energia olandese e per quanto riguarda le tecnologie di costruzione è in stretto contatto con chi si occupa di tecnologie aerospaziali e navali-eoliche di ultima generazione. La nostra ultima turbina eolica 24 metri è tra le più innovative sul mercato».