Fratelli d'ingegno hanno portato disordine e creatività nel mondo del design. Con progetti ispirati alle capanne dei contadini brasiliani. O che nascono dall'interpretazione di oggetti creati da comunità di emarginati sociali. Perché nascere in un Paese che vive in continuo stato di emergenza, insegna a essere adattabili. E creativi. Per inventarsi ogni volta uno scenario diverso
Fernando, il più giovane, è aperto, sorridente, pronto alla battuta. Humberto sembra più riservato, sognatore, un poeta che ama giocare tanto con i materiali quanto con le parole. Brasiliani, sono i fratelli più famosi dell’universo del design. Uno ha studiato legge e l’altro architettura, ma da oltre venticinque anni lavorano insieme per le aziende più importanti del mondo. Tra questa l’italiana Edra che con loro ha una collaborazione consolidata da anni.
Quali sono i vostri ultimi progetti?
Fernando: tra gli ultimi c’è Barbarians, il titolo della collezione di Edra basata sull’elaborazione della materia. Tra questi nuovi pezzi c’è Cabana, un contenitore rotondo aperto a 360 gradi coperto da una tenda in plastica riciclabile che imita la copertura in paglia delle capanne. E’ una struttura ispirata alla casa degli indiani brasiliani.
Humberto: mi interessa la materia, analizzare e testare i suoi limiti, per creare un’alchimia. Tutti i nostri progetti nascono dalla materia, come personaggi in cerca d’autore
Sulla ricerca creativa quanto incide il vostro essere brasiliani?
H: la necessità è madre della creatività: la gente in Brasile è più fragile, precaria, e vive sempre ricreando la materia,
F: un disegno dell’emergenza che non nasce dall’opulenza, ma dalla povertà, dalla necessità vitale. In Brasile abbiamo sempre vissuto la crisi, ed è un fattore positivo perché ci ha abituato al cambiamento: siamo pronti a trasformarci per adattare le nostre abitudini alle nuove situazioni. Noi siamo abituati a ripartire da zero, a ricreare la vita.
Gli italiani, e noi siamo di origine italiana, invece hanno sempre lavorato con il benessere. Per loro è importante creare situazioni dove star bene, soprattutto nei luoghi dove abitano: in casa, in giardino. La casa deve essere confortevole come un nido
H: anche la poesia e l’eleganza sono cifre dello stile italiano.
F: in Brasile improvvisazione e poesia sono importanti: tutti sono abituati a creare in modo artistico. Il contadino o l’operaio. Credo che anch’io e Humberto abbiamo portato una certa umanizzazione alla produzione, un approccio più umano.
Credete nel recupero delle tradizione locali?
F: in Brasile è un’iniziativa sostenute anche dalle istituzioni. La volontà è quella di integrare e non di escludere. E anche noi spesso utilizziamo le comunità di recupero di drogati, criminali, prostitute. Per includere nel sociale anche gli emarginati.
H: direi che recuperare le tradizioni locali vuol dire anche integrare altri autori nel processo creativo, inventare nuove forme di contaminazione.
Un giorno avevate raccontato che Laetherworks, la poltrona realizzata per Edra, era nata dalla visione di quello che rimaneva di poltrone e oggetti in pelle dopo lo scoppio di una bombola del gas nell’atelier accanto al vostro. Quanto conta la casualità nella produzione creativa?
F: la casualità rientra nella natura umana, perché l’attività dell’uomo è fatta di errori e di correzione degli sbagli
H: la casualità è molto razionalista: per costruire la casualità, per far sì che un oggetto sembri scaturire da una creazione spontanea, ci vuole molto pensiero e progettualità.
Com’è lavorare con un fratello?
H: e’ come un matrimonio. Liti continue e condivisione delle stesse passioni. Come le amicizie, ad esempio.
F: l’amicizia è la cosa migliore che ci unisce.
Ci raccontate un progetto per il futuro?
H: a me piacerebbe molto realizzare un giardino: piantare, coltivare. Penso che questa passione derivi anche dai miei antenati che sono venuti dall’Italia agli inizi del secolo per coltivare il caffè.
F: a me piacerebbe trasformare una fattoria che già abbiamo in una fondazione per bambini che soffrono di una situazione di disagio.
Le qualità che deve avere un oggetto di design?
F funzione, poesia e un prezzo adeguato.
H funzionalità, raccontare una storia e un messaggio politico.
Di un designer?
F semplicità, non seguire il trend e diffidare dalle formule facili.
H deve avere occhi, curiosità, sapere investigare la realtà.
Di un committente?
F assumersi rischi.
H l’utopia, per andare sempre un passo avanti nel processo creativo.
Un pregio di suo fratello?
F intuizione.
H praticità. Una qualità che mi aiuta perché io sono caotico.
Un difetto?
F impazienza.
H pigrizia.