Il nuovo libro del professor Andrea Segrè, già ideatore del Last Minute Market, mette l'ecologia al centro di un sistema economico alternativo basato sulla riduzione dell’uso delle risorse, sul riuso e sul riciclo dei materiali, dell’acqua e dell’energia
Il capitalismo non funziona, ormai l’abbiamo capito. Mentre la crisi morde e le risorse continuano a concentrarsi in poche mani, sempre le stesse, a scapito della maggioranza delle persone, il sistema economico, ingiusto e insostenibile, rivela sempre di più le propie falle. Per una maggiore sostenibilità economica allora bisogna rimettere al centro altri valori, in primis il rispetto per il nostro pianeta. Non è solo economico, infatti, il debito che stiamo accumulando: è anche ecologico, e lo pagheranno le future generazioni.
Economia a colori: è questo il titolo dell’ultimo lavoro di Andrea Segrè, già inventore di un sistema, il Last Minute Market, capace di opporsi allo spreco dilagante che caratterizza il nostro sistema produttivo. A colori perché dal rosso del consumo indiscriminato si potrebbe passare al blu della blue economy, che investe in tecnologie ispirate alla natura, dal nero del sommerso alla green economy, superando il giallo del modello cinese che, dopo una crescita forsennata, sta svelando a sua volta debolezze e contraddizioni.
Edito da Einaudi, il lavoro di Segrè, docente di Politica agraria internazionale e comparata all’Università di Bologna, propone una una strada alternativa ma molto concreta. E lo fa ripartendo dalla terra. Economia ecologica significa un sistema circolare basato sulla riduzione dell’uso delle risorse naturali ed energetiche, sul riuso e sul riciclo dei materiali, dell’acqua e dell’energia in modo che i beni possano avere una vita più lunga e non artificialmente breve come adesso.
La proposta di Segrè implica un cambio radicale: è necessario ribaltare aggettivo e sostantivo per assumere così una prospettiva nuova, quella dell’ecologia economica, che considera la stessa economia un capitolo del libro della natura: l’ecologia. Partendo da questa inversione grammaticale, Segrè si inoltra nel lessico che accompagna l’economia e lì mette in pratica la sua rivoluzione: «l’economia nel corso del tempo è stata colorata, aggettivata, sostantivata», ma «neppure questi artifici lessicali – che tuttavia veicolano codici, messaggi, teorie, misure, azioni – sono bastati. Anzi, troppo spesso sono stati (ab)usati mistificando la stessa economia». Per guardare al futuro, per trovare un orizzonte verso il quale dirigere le speranze dei giovani, occorre un passo ulteriore: «mischiare i colori, gli aggettivi, i sostantivi e i loro contrari per vedere se c’è qualcosa di diverso e perciò nuovo».
Il libro di Segrè propone di passare dall’economia singolare ed egoista a quella plurale dei presidi, del cohousing, del commercio equo e solidale, delle banche etiche; dai limiti dello sviluppo lineare ai vantaggi di un sistema circolare che non sprechi le risorse naturali e non sfrutti le risorse umane. Usando pochi numeri e prendendo in prestito immagini, esempi e aneddoti dalla letteratura, dalla poesia e dalla pittura, Andrea Segrè ci guida alla scoperta di un’economia sostenibile ancora tutta da costruire, ma sorprendentemente alla nostra portata: un’economia colorata, allegra, iridescente, un’economia-arcobaleno che colleghi come un ponte noi e la terra, noi e le generazioni future.