Nasce negli Stati Uniti, ma è in Europa che produce gli esempi più nuovi. Ecco i luoghi più interessanti dove lavorare da nomadi
Senza confini. È la natura del lavoro nomade: i coworker hanno bisogno di una postazione di lavoro ovunque si trovino. Per questo il coworking è un fenomeno planetario, che coinvolge soprattutto Europa e Stati Uniti. «L’Italia è all’avanguardia”, conferma Massimo Carrararo, del Cowo di via Ventura a Milano “forse è l’unico Paese al mondo ad avere un network di coworking ben strutturato e organizzato e a favorire i coworking all’interno delle aziende». E all’estero?
Negli USA, la “patria” del coworking, i posti dove lavorare da nomadi non mancano: a San Francisco si trova Citizen Space, un’area dedicata e ideata con la filosofia del coworking dove si è cercato di creare uno spazio che combinasse l’energia e la socialità del coffe shop con la funzionalità dell’ufficio (http://citizenspace.us/). Anche al The Office di Santa Monica l’ambiente è rilassante: il design è d’autore e i mobili sono disposti secondo i dettami del feng shui. Con divani ergonomici e una libreria fornita di dizionari, The office (http://www.theofficeonline.com/intro.htm) è il posto ideale per scrivere sceneggiature e tentare la fortuna a Hollywood. E se in California si vive per gli studios, dall’altra parte degli States, a New York, si diventa romanzieri.
Paragraph (http://www.paragraphny.com/ )” is a quiet place to write”, un posto tranquillo per scrivere, uno spazio di coworking aperto 365 giorni all’anno situato in un attico di 2500 mq tra la sesta e la quinta strada. Soffici divani, tantissimi libri e postazioni computer isolate per scrivere in pace, lontani dalla confusione della vita metropolitana. Per entrare nel mondo di “paragraph”, a differenza degli altri coworking, è necessario fare richiesta: Lila e Joy, fondatori e scrittori a loro volta, selezionano i coworkers a cui lasciare un codice PIN di accesso.
Ma è la “vecchia” Europa a fornire le idee più innovative. Le più interessanti si trovano in Spagna. A Madrid c’è Studio Banana (http://www.studiobanana.org/), vero e proprio spazio creativo multidisciplinare. Nasce come studio di architettura e diventa esperimento di spazi: come la scala di accesso, che all’occorrenza diventa auditorium e sala proiezioni. I coworkers hanno a disposizione i 5 “talleres” (laboratori), isolati da paraventi e dotati delle tipiche attrezzature (adsl, illuminazione, presa elettrica ecc). Nello studio Banana, che ha anche una webtv dedicata, lavorano solo creativi: designer, pubblicitari, fotografi, esperti di moda. La sede si trova a Tetuan, uno dei quartieri più popolari di Madrid (abitato prevalentemente da immigrati) a ridosso del centro storico. Con questa scelta, i due fondatori hanno voluto seguire la teoria delle tre T illustrata dall’economista americano Richard Florida nel libro La nascita della nuova classe creativa: per riqualificare un’area o un’intera città, dice Florida, sono necessarie tecnologia, talenti e soprattutto tolleranza.
Di tutt’altro genere è l’altro esperimento catalano, attivato a Barcellona. La capitale del business spagnolo ha deciso di “istituzionalizzare” il coworking, creando degli spazi ad hoc all’interno della sede del CINC (http://www.cinc.com/es_ES/centro_negocios/que_ofrecemos.php), il Centro Internacional de Negocios de Catalunya (Centro internazionale di affari della Catalonia). Il CINC si concentra sulle piccole e medie imprese catalane e ha deciso di dare una mano ai liberi professionisti, offrendo loro un servizio di coworking: un open space con scrivania, telefono, conessione wi-fi, fax, scanner, stampanti e tv satellitare. Ci sono perfino il servizio di portineria e il parcheggio privato.
In Francia, invece, hanno puntato sull’eco-coworking. Lo spazio, che aprirà a breve a Parigi, si chiama The Office green + Coworking: è un punto di ritrovo per persone che lavorano e condividono idee di cambiamento e apertura nel pieno rispetto dell’ambiente. Mentre al Betahaus (http://www.betahaus.de/team/?lang=en) di Berlino si punta tutto sul design: situato nel melting pot del Kreuzberg, ex poverissimo quartiere della parte Est della città, ora fulcro culturale della capitale tedesca, questo spazio offre, in un loft di 700 mq, postazioni con telefoni voip e un angolo bar. Anche all’Hub di Bristol (http://www.the-hub.net/) si festeggia: tutti gli ultimi venerdì del mese lo spazio coworking britannico stappa una bottiglia di vino e brinda al week-end insieme ai freelance. L’evento si chiama Hub Nub e non è unico nel suo genere. L’Hub organizza anche consulenze private gratuite (di comunicazione o di finanza), learning lunch e un open day (coworking gratis per un giorno) dalle 10 alle 17 tutti i lunedì.
Infine, il tocco di classe. Si tratta del Bureaux di Melbourne (http://www.bureaux.com/locations/melbourne) , in Australia, un elegantissimo spazio dotato di 12 sale riunioni (ciascuna con lavagna elettronica), raffinata lounge, ristorante, postazioni di lavoro private, salotti relax e perfino la doccia.