Wise Society : Tutto il bello della condivisione, contratto sociale “fai da te”

Tutto il bello della condivisione, contratto sociale “fai da te”

di Mariella Caruso
19 Maggio 2015

Si chiama "sharing economy" e sta rivoluzionando le abitudini sociali. «L'unica condizione è superare la diffidenza», spiega Gea Scancarello, autrice di "Mi fido di te"

Lavorare, mangiare, viaggiare, divertirsi. Sono azioni quotidiane che da qualche anno a questa parte, alla luce della rinnovata socialità che si sta diffondendo a macchia d’olio, possono essere intese in un modo completamente nuovo. La parola magica per rivoluzionare, in meglio, il proprio modo di vivere è “condivisione”. A patto, naturalmente, di fidarsi degli altri. Ovvero di coloro che hanno deciso di mettere a disposizione la loro casa o solo il proprio divano; la loro abilità in cucina o nel cucito; la propria auto o semplicemente il proprio tempo mettendo da parte la proverbiale diffidenza racchiusa nell’antico detto: “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”.

“MI FIDO DI TE” – A cambiare le carte in tavola sono stati i social network e lo sviluppo delle piattaforme di condivisione: da AirBnb a Uber, passando per Gnammo e Blablacar è tutto un fiorire di nuove iniziative che, tutte insieme, rappresentano il fenomeno della “sharing economy”. In “Mi fido di te” (Ed. Chiarelettere, 235 pagine, € 13,90), Gea Scancarello lo ha raccontato partendo da un punto di vista personale di donna, lavoratrice e viaggiatrice. «Possiamo considerare la “sharing economy” come una forma inedita di contratto sociale a più livelli – attacca la giornalista e scrittrice 35enne –. Si tratta di una moderna modalità che ripristina relazioni che si erano perse nel tempo, e in alcuni casi si sostituisce al welfare statale». Dal baratto all’aiuto tra vicini di casa, dal mettere in comune una stanza della propria casa all’aggiungere un posto alla tavola di casa, però, lo scopo non è più quello di mettersi semplicemente al servizio dell’altro. In una società in crisi economica, infatti, la “sharing economy” è soprattutto un modo per sostenere il bilancio familiare. «È, innanzitutto, una maniera diversa di relazionarsi con gli altri che può aiutare a guadagnare qualcosa chi mette a disposizione qualcosa e fa risparmiare chi ne usufruisce», continua l’autrice che ha cominciato per caso a sperimentare la sharing economy. «Ero in Florida per lavoro e, anche se avevo prenotato regolarmente prenotato e pagato l’albergo per la notte, non ero in grado di raggiungerlo perché era troppo lontano da dove mi trovavo – racconta -. Così sono stata costretta a mettere l’annuncio per un posto letto su una bacheca virtuale. Mi rispose un veterano dell’Iraq dall’aspetto non proprio rassicurante, ma non avevo altra scelta. Andò benissimo, con il veterano ho instaurato un rapporto d’amicizia che continua». E, soprattutto, Gea Scancarello non ha più abbandonato questo stile di vita che racconta nel suo blog pane e sharing.

LA FIDUCIA SERVE, LE PIATTAFORME DI PIÙ. Alla base della “sharing economy” – fatto salvo per quella gestita da amministrazioni comunali come ad esempio il car sharing e il bike sharing – deve esserci la fiducia nell’altro. Come ritrovarla in una società in cui domina la diffidenza? «Bisogna esercitarsi molto», ammette Scancarello. «Oggi, però, a dare una mano ci sono le piattaforme della “sharing economy” – chiarisce ancora -. Da ebay a Blablacar, tutte forniscono strumenti di base per capire con chi si ha a che fare aiutando con recensioni, valutazioni utili a formare la reputazione on line di chi mette a disposizione i propri servizi in rete».

LA REGOLAMENTAZIONE. Un argomento spinoso è quello che riguarda la regolamentazione dei servizi e la denuncia al fisco degli introiti. Uno dei casi più controversi è quello di Uber, il servizio con il quale i privati mettono a disposizione la propria auto come fosse un taxi. E la rivolta dei tassisti non ha fermato l’avanzata degli iscritti al servizio. «Non si può fermare l’innovazione, basti pensare che oggi l’Italia è il terzo paese al mondo dopo Usa e Francia per affitti su AirBnb. E non è tutto: il bikesharing milanese brilla in Europa, il carsharing è una realtà. In occasione di Expo2015 l’amministrazione ha lanciato l’iniziativa “Piacere Milano”, una piattaforma di turismo collaborativo attraverso la quale – gratuitamente – si può adottare un turista dell’Expo invitandolo a pranzare a casa propria e facendogli conoscere la città. Ovviamente però, tutto il settore – conclude Scancarello – si può e si deve regolamentare».

Twitter @mariellacaruso

 

 

 

 

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