È da poco in Italia il Coradia Stream H, treno a idrogeno, parte del progetto di Hydrogen Valley in Valcamonica per la produzione di idrogeno verde. Ecco come funziona e quali sono a oggi gli sviluppi, le criticità e le prospettive della mobilità ferroviaria ad H2
Si chiama Coradia Stream H ed è il primo treno a idrogeno arrivato in Italia. Lo ha realizzato Alstom ed è giunto a Rovato (Brescia) direttamente dal circuito di prova tedesco dell’azienda, a Salzgitter (Germania). È presto per dire che comincia una nuova era per il trasporto pubblico italiano. Di certo, il convoglio ferroviario, uno dei 14 acquistati da Ferrovie Nord grazie ai finanziamenti di Regione Lombardia, anche tramite risorse PNRR, è giunto nell’impianto bresciano, che si pone come avanguardia assoluta in Italia per due motivi. Innanzitutto, si tratta del primo deposito specificatamente progettato e realizzato per la manutenzione dei treni a idrogeno. Inoltre, è il primo impianto per il rifornimento di idrogeno per i treni. Se tutto andrà bene – sono previste ulteriori prove nel sito di Rovato e in attesa delle specifiche autorizzazioni – nel 2026 assisteremo all’avvio del servizio commerciale e il via al trasporto ferroviario alimentato ad H2.
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Foto Alstom
Il primo treno a idrogeno in Italia, al centro della H2iseO Hydrogen Valley
L’arrivo del primo treno a idrogeno in Italia è il più recente capitolo di una storia che ha le sue radici nel 2020. Risale a quell’anno, infatti, l’accordo firmato da FNM e Alstom per la la fornitura a Trenord di sei treni fuel cell a idrogeno, con opzione per ulteriori otto.
L’introduzione del treno a idrogeno fa parte del progetto H2iseO Hydrogen Valley, realizzato da FNM (principale Gruppo integrato nella mobilità sostenibile in Lombardia e primo polo in Italia in grado di unire la gestione delle infrastrutture ferroviarie alla mobilità su gomma e alla gestione delle infrastrutture autostradali), Ferrovie Nord (controllata di FNM) e Trenord (joint venture di Trenitalia e FNM). Esso nasce con l’obiettivo di “decarbonizzare i servizi di trasporto pubblico e a favorire la transizione verso un sistema di trasporti più sostenibile”.
In pratica, prevede la realizzazione di tre impianti di produzione, stoccaggio e distribuzione di idrogeno verde. Uno sorgerà a Iseo e si baserà sulla tecnologia Steam Reforming con utilizzo di biometano, energia elettrica rinnovabile e cattura della CO2; gli altri due, a Brescia e a Edolo, saranno basati tecnologia a elettrolisi partendo da energia elettrica da fonte rinnovabile.
L’investimento per l’intero progetto, fa sapere FNM, è di 392,4 milioni. Di questi, 362,4 milioni di euro sono previsti per il trasporto ferroviario, mentre 30 milioni sono stanziati per la messa in esercizio di 40 autobus ad idrogeno in sostituzione dell’intera flotta oggi utilizzata da FNM Autoservizi in Valcamonica.
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Foto Alstom
Come funziona il primo treno a idrogeno italiano
Il treno Coradia Steam H impiega l’idrogeno per generare elettricità. È bene ricordare che l’idrogeno non è una fonte energetica ma un vettore energetico, ovvero un composto in grado di veicolare l’energia da una forma a un’altra. Nel caso dell’idrogeno, può immagazzinarne e fornirne grandi quantità senza produrre emissioni di anidride carbonica.
L’energia è prodotta nella carrozza intermedia, che ospita la power car: qui l’idrogeno, immagazzinato, si combina con l’ossigeno dell’aria presente nelle fuel cells (celle a combustibile) generando elettricità. Le batterie agli ioni di litio ad alte prestazioni accumulano l’energia utilizzata durante l’accelerazione per supportare le celle a combustibile.
Un sistema di energy management ottimizza il consumo del carburante. “Le batterie, infatti, vengono caricate sia dalla produzione a idrogeno delle fuel cell sia dalla frenatura elettrodinamica del macchinista, che consente di non disperdere energia in frenata”, ha spiegato Susanna Boitano, di Alstom, che si è occupata della parte software che gestisce al meglio il processo di ricarica delle batterie.
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Foto Alstom
Treni a idrogeno, tra criticità e prospettive
I treni all’idrogeno hanno un potenziale per decarbonizzare il trasporto ferroviario. Durante il funzionamento, infatti, non rilasciano emissioni dirette di CO2 e l’unico scarto che generano è vapore acqueo.
Lo scienziato Nicola Armaroli, esperto energetico del CNR, ha scritto in un articolo su Nature, a proposito dei treni: “quando l’elettrificazione non è possibile per motivi tecnici o economici, i treni diesel potrebbero essere sostituiti da quelli a batteria. Per le linee più lunghe di 200 km tra le stazioni di rifornimento, l’idrogeno verde e i carburanti a basso contenuto di carbonio devono integrare l’elettrificazione nei treni elettrici-ibridi”.
Oggi, il limite è costituito dalla generazione dell’idrogeno, prodotto nella stragrande maggioranza da fonti fossili e solo in una piccola percentuale per elettrolisi tramite elettricità da fonti rinnovabili.
Va detto, inoltre, che in Germania, la più numerosa flotta al mondo di treni a idrogeno ha incontrato diversi problemi, come ha raccontato il quotidiano tedesco Der Spiegel.
Detto questo, le potenzialità dei treni all’idrogeno sono sensibili e lo sviluppo del mercato appare interessante. Si prevede che il mercato globale dei treni a celle a combustibile a idrogeno crescerà da 2 miliardi di dollari nel 2024 a 20 miliardi di dollari entro il 2032, con un CAGR del 41%. dal 2025 al 2032 (Fonte: HTF MI).
Previsioni di mercato a parte, nel mondo non sono mancati annunci di nuove soluzioni. Negli Stati Uniti, la San Bernardino County Transportation Authority ha presentato lo Zero Emission Multiple Unit, che adotta una tecnologia ibrida a idrogeno e batteria per la propulsione e l’alimentazione dei sistemi elettrici di bordo.
La Cina ha debuttato già nel 2024 con il suo primo treno interurbano intelligente alimentato a idrogeno. Sviluppato dalla CRRC Qingdao Sifang Co Ltd, è dotato di una piattaforma avanzata di funzionamento e manutenzione intelligente integrata che consente la diagnostica avanzata dei guasti.
Andrea Ballocchi