Siamo di fronte a un fenomeno climatico complesso, con implicazioni globali che si riflettono anche sul clima italiano. Arriva sempre dopo El Niño e, come il fratello più famoso, non va assolutamente sottovalutata
I meteorologi concordano nel dire che il fenomeno di El Niño sia ufficialmente terminato, ma le condizioni neutre potrebbero non durare a lungo… dopo El Niño, infatti, arriva sempre la Niña, che è uguale e contraria, insomma: l’altra faccia della medaglia! Si tratta infatti del fenomeno opposto rispetto a El Niño, con il quale è strettamente correlato all’interno del ciclo denominato ENSO (El Niño-Southern Oscillation). Non si tratta dunque di eventi isolati ma di due parti integranti di un complesso sistema climatico che richiede attenzione e studio costante.
Il Fenomeno della Niña
La Niña è caratterizzata da un raffreddamento anomalo delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico centrale e orientale, che porta a una serie di cambiamenti climatici in diverse parti del mondo, inclusa l’Italia. Durante un evento di Niña, i venti Alisei (venti costanti che soffiano da est a ovest lungo l’equatore) si intensificano, spingendo le acque calde superficiali verso l’Asia. Questo spostamento consente alle acque fredde delle profondità oceaniche di emergere lungo la costa occidentale del Sud America, raffreddando la superficie dell’oceano in quella regione. Questo raffreddamento ha effetti a catena sull’atmosfera, influenzando i modelli di circolazione globale.
Siccità, aumento delle precipitazioni e uragani
Durante la fase della Niña, le fasce di forti precipitazioni e quelle di siccità sono opposte rispetto a quelle colpite dal passaggio del Niño: l’aumento delle precipitazioni si verifica in regioni come l’Indonesia, l’Australia, parti del Sud-Est asiatico, in Brasile ed in alcune regioni dell’Africa; mentre gli episodi di siccità sono frequenti lungo la costa occidentale delle Americhe nel Golfo del Messico e nell’Africa nord-orientale. Ma non è tutto: una delle conseguenze più pericolose della Niña è legata alla sua capacità di generare condizioni più favorevoli alla formazione di uragani nel bacino del centro Atlantico. Uragani che non solo sono più numerosi, ma anche più duraturi, comportando quindi un impatto maggiore, in particolare nelle Americhe.
Conseguenze della Niña sulle comunità e l’economia
Le ripercussioni della Niña sulle comunità e sulle economie a livello mondiale possono essere davvero significative: la scarsità o l’eccesso di piogge può gravare pesantemente sull’agricoltura danneggiando i raccolti, sulla disponibilità di risorse idriche e sulla sicurezza alimentare, riducendo la disponibilità di cibo e aumentando i prezzi dei prodotti alimentari.
Inoltre, eventi meteorologici estremi possono provocare danni a infrastrutture fondamentali – quali ponti, strade, reti elettriche – ad abitazioni e coltivazioni, con un impatto economico notevole, che spesso sfocia nella necessità di assistenza alle popolazioni colpite. Sebbene gli effetti possano variare di anno in anno, comprendere l’influenza della Niña è cruciale per prepararsi adeguatamente e mitigare i potenziali danni.
Effetti della Niña in Italia
Questa tipologia di fenomeni, che un tempo interessavano praticamente solo gli oceani, sempre più spesso si formano anche sul Mediterraneo con conseguenze che arrivano a toccare anche l’Italia. Infatti, le condizioni meteorologiche instabili associate alla Niña spesso portano a precipitazioni irregolari: è per questo che in questo periodo alcune regioni stanno assistendo ad un aumento delle piogge.
Inoltre è alto anche il rischio di avere eventi estremi come nubifragi oppure alluvioni lampo che solitamente interessano fasce ristrette di territorio. Nonostante un aumento di eventi meteo estremi, ciò non significa che l’estate 2024 sarà fresca, anzi: le proiezioni per il trimestre estivo indicano la possibilità di temperature molto elevate, interrotte bruscamente da precipitazioni intense, con temporali e fenomeni estremi come grandinate.
Paola Greco