Cambiamento climatico, aumento delle temperature, eventi estremi: la tropicalizzazione dell’Italia non si ferma. Ecco cosa sta succedendo e qual è il suo impatto sul territorio
Non ci sono più le mezze stagioni. Non è più solo una frase fatta da giocarsi quando la conversazione langue. Da anni a questa parte ormai, le estati sono sempre più calde, gli inverni sempre più miti, e primavera ed autunno durano lo spazio di un momento. Tutto questo, unito agli eventi meteorologici estremi a cui assistiamo sempre più frequentemente, porta a chiederci se il nostro Paese stia diventando tropicale. E la risposta, purtroppo, è affermativa.
Le caratteristiche del clima tropicale
Secondo la classificazione ufficiale di Koppen – dal nome del climatologo che per primo si occupò di studiare e classificare i principali climi della Terra – il clima tropicale è tipico della zona torrida della Terra, ovvero della fascia latitudinale compresa tra i due tropici, quello del Cancro e quello del Capricorno, che comprende l’Africa, l’Asia Meridionale, il sud-est Asiatico, l’Australia, l’Oceania, il sud della Florida, l’America meridionale e centrale. Qui il clima è caratterizzato da due diverse stagioni -la piovosa e la secca- e da temperature elevate, con una media annuale che si aggira intorno ai 25 °C, mentre anche nei periodi meno caldi dell’anno non si scende sotto i 15 °C. Inoltre l’alta percentuale di umidità è all’origine delle frequenti e intense manifestazioni temporalesche, che favoriscono i cicloni che provocano piogge torrenziali e venti tempestosi.
Cosa sta succedendo in Italia?
Negli ultimi 15 anni gli scienziati hanno osservato un’espansione della fascia climatica tropicale verso i Poli, così da arrivare a toccare a nord una parte del Mediterraneo e della California e a sud una parte dell’Australia.
Il Mediterraneo in particolare è una delle zone che sta pagando il prezzo più alto di questa espansione, con un aumento di temperatura del 20% più rapido rispetto alla media globale. È chiaro dunque che se il mare che bagna le coste della nostra penisola è più caldo, anche il nostro clima cambia. I sintomi della tropicalizzazione dell’Italia sono diversi:
- Aumento delle Temperature: le temperature medie qui sono in costante aumento. Negli ultimi decenni, si sono registrati alcuni degli anni più caldi mai documentati. Le estati sono caratterizzate da ondate di calore prolungate, con temperature che superano frequentemente i 35 gradi centigradi. Anche gli inverni stanno diventando più miti, con episodi di freddo intenso sempre più rari. Secondo l’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) la situazione è destinata a peggiorare: entro la fine del secolo infatti la temperatura media potrebbe aumentare di 5 gradi, nelle visioni più pessimistiche si potrebbero arrivare a toccare anche 7 gradi in più rispetto a quelli attuali, trasformando in estate i nostri territori in veri e propri forni.
- Eventi Meteorologici Estremi: gli eventi meteorologici estremi stanno diventando sempre più comuni. Ondate di calore, siccità, piogge intense e alluvioni stanno mettendo a dura prova il territorio e le infrastrutture del Belpaese. La combinazione di temperature elevate e scarse precipitazioni durante i mesi estivi sta provocando gravi siccità -che colpiscono l’agricoltura e aumentano il rischio di incendi boschivi– a cui seguono piogge torrenziali che possono causare alluvioni devastanti, come quelle che hanno colpito le nostre regioni negli ultimi anni.
- Modifiche nei Regimi di Precipitazione: le precipitazioni stanno diventando sempre più irregolari. Alcune regioni, soprattutto nel nord Italia, stanno sperimentando periodi di siccità prolungati, seguiti da piogge intense che causano alluvioni e frane. A sud, invece, si osserva una tendenza verso precipitazioni più concentrate in brevi periodi di tempo, con conseguenti danni all’agricoltura e alle infrastrutture.
Impatto sull’agricoltura e sugli ecosistemi
Tutti questi cambiamenti hanno impatti tangibili sull’ambiente, sull’agricoltura e sulla vita quotidiana delle persone. Le alterazioni climatiche finiscono per compromettere la resa delle coltivazioni nei campi, causano danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne. Il rapporto ISMEA evidenzia che nel 2023 l’agroalimentare italiano è sceso al terzo posto nella graduatoria Ue per valore della produzione, a causa della siccità senza tregua dei due anni precedenti.
Secondo le associazioni di categoria, i danni nel 2023 hanno superato di gran lunga quelli dell’anno precedente, con cali a livello nazionale nei settori chiave, tipici della nostra alimentazione mediterranea. Anche vino e l’olio hanno subito un calo significativo in termini di resa numerica con un conseguente aumento dei prezzi, già esasperato dall’inflazione. Il rovescio della medaglia è che nel giro di pochi anni sono triplicate le coltivazioni di frutta tropicale Made in Italy, come banane, avocado, mango, lime, anche di diverse varietà, che vengono coltivati in Puglia, Sicilia e Calabria.
Anche i nostri ecosistemi naturali stanno subendo profondi cambiamenti. Le specie invasive, come il famigerato granchio blu, trovano un ambiente sempre più favorevole alla loro proliferazione, costituendo un ulteriore pericolo per le specie autoctone, già sotto pressione a causa delle nuove condizioni climatiche. Questo ha conseguenze sulla biodiversità e sulla salute degli ecosistemi, con impatti anche sulle attività umane che dipendono da questi sistemi naturali.
Paola Greco