Wise Society : Specie aliene invasive: perché sono così pericolose?

Specie aliene invasive: perché sono così pericolose?

di Maria Enza Giannetto
12 Giugno 2024

Si tratta di un problema con cui anche l'Italia si trova a dover fare i conti. Gli esseri viventi introdotti accidentalmente o volontariamente in ambienti diversi dal proprio infatti possono costituire una grande minaccia per la biodiversità

Non sono pericolose di per sé, ma lo diventano in ambienti diversi dal proprio. Sono le specie aliene invasive (o IAS, acronimo dell’inglese Invasive Alien Species): organismi vegetali, animali o microbici che sono stati introdotti, in modo volontario o accidentale, in un nuovo ambiente, diverso dal quello originario, e che si sono diffusi rapidamente causando danni alla biodiversità, all’economia e all’ambiente. Ma esattamente da cosa dipende la pericolosità di queste specie (dette anche specie alloctone invasive o specie esotiche invasive)? Il giacinto d’acqua e persino il pesce siluro e l’acacia, di certo non “spaventano”, eppure appartengono proprio alle specie aliene che rappresentano una delle principali minacce alla biodiversità in tutto il mondo. E la loro pericolosità dipende dal fatto che possono competere con le specie native per le risorse, alterare gli ecosistemi, diffondere malattie e predare sulle specie locali.

Ambrosia

Foto Shutterstock

Non tutte le specie aliene sono specie aliene invasive

Alcune tra le specie aliene che si insediano con successo nell’area in cui vengono introdotte, si diffondono in maniera rapida causando gravi danni alle specie e agli ecosistemi originari di quel luogo, spesso accompagnati da ricadute economiche e problemi sanitari. Solo queste vengono poi definite specie aliene invasive. Non tutte le specie aliene sono, infatti, invasive: lo diventano solo quelle che nell’area di introduzione trovano le condizioni ottimali per riprodursi e diffondersi causando danni ecologici, economici e sanitari. Secondo le stime degli studiosi, il rapporto è 1/100 ovvero ogni cento specie aliene che arrivano in un’area, una sola diventa invasiva.

Perché alcune specie aliene diventano invasive?

Il successo dell’invasione è dovuto a una combinazione di fattori che vanno dalle caratteristiche biologiche ed ecologiche proprie della specie entrante (e che possono renderla più competitiva di quelle native) ad ambienti favorevoli o più vulnerabili ad essa, quali spesso sono le isole o le acque interne. Altri fattori possono essere del tutto casuali come ad esempio le temperature o le precipitazioni che si verificano nel periodo di arrivo della nuova specie.

A parte il granchio blu – di cui si parla tanto in questi anni e che quest’anno sarà sottoposta al Comitato sulle specie esotiche invasive IAS (Invasive Alien Species) per capire se inserirlo nelle specie nelle esotiche invasive e quindi intraprendere in Italia tutta una serie di attività per fronteggiare l’invasione – il caso più conosciuto di specie aliena invasiva tra gli animali è sicuramente quello della zanzara tigre che, originaria del Sud-est Asiatico, è arrivata accidentalmente in diversi paesi europei tra gli anni Settanta e Novanta e da allora si è diffusa in maniera incontrollata in tutta Europa.

Granchio blu

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Le specie aliene invasive in Italia

Oggi, le specie aliene invasive presenti in Italia sono molte, alcune delle principali includono: il gambero rosso della Louisiana, il siluro, la lucertola tigre, il cinghiale, il calabrone asiatico, la tartaruga dal collo rosso, l’ambrosia, la manta. Queste specie sono considerate invasive proprio perché possono avere un impatto negativo sull’ambiente nativo, sulla biodiversità e sull’ecosistema locale.

Eppure, per molti versi, la grave minaccia globale rappresentata dalle specie aliene invasive è sottovalutata e spesso non riconosciuta. Secondo un nuovo importante rapporto della Piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e i servizi ecosistemici (IPBES), più di 37.000 specie esotiche sono state introdotte da molte attività umane nelle regioni e nei biomi di tutto il mondo. Più di 3.500 di queste sono specie esotiche invasive dannose che minacciano seriamente la natura, il contributo della natura alle persone e la buona qualità della vita. Troppo spesso ignorate fino a quando non è troppo tardi, le specie esotiche invasive rappresentano una sfida significativa per le popolazioni di tutte le regioni e di ogni paese.

Rapporto di valutazione sulle specie esotiche invasive

L’ultimo rapporto di valutazione sulle specie esotiche invasive e il loro controllo rileva che, oltre ai drammatici cambiamenti alla biodiversità e agli ecosistemi, il costo economico globale delle specie esotiche invasive ha superato i 423 miliardi di dollari all’anno. Nel 2019, il Global Assessment Report dell’IPBES ha rilevato che le specie esotiche invasive sono uno dei cinque più importanti fattori diretti della perdita di biodiversità, insieme ai cambiamenti nell’uso del territorio e del mare, allo sfruttamento diretto delle specie, ai cambiamenti climatici e all’inquinamento.

Sulla base di questa constatazione, i governi hanno incaricato l’IPBES di fornire le migliori prove disponibili e le migliori opzioni politiche per affrontare le sfide delle invasioni biologiche. Il rapporto risultante è stato prodotto da 86 esperti provenienti da 49 paesi, che hanno lavorato per più di quattro anni e mezzo.

I numeri delle specie esotiche invasive

Come già anticipato, gli autori del rapporto sottolineano che non tutte le specie esotiche diventano invasive: le specie invasive sono quel sottoinsieme di specie esotiche che causano effetti negativi sulla natura e spesso anche sull’uomo. Circa il 6% delle piante aliene; 22% degli invertebrati alieni; 14% dei vertebrati alieni; ed è noto che l’11% dei microbi alieni sono invasivi e comportano gravi rischi per la natura e per le persone.

Mentre molte specie aliene sono state storicamente introdotte di proposito per i loro benefici percepiti per le persone, il rapporto IPBES rileva che gli impatti negativi di quelle che diventano invasive sono enormi per la natura e le persone.  Il rapporto mostra che il 34% degli impatti delle invasioni biologiche sono stati segnalati dalle Americhe, il 31% dall’Europa e dall’Asia centrale, il 25% dall’Asia e dal Pacifico e circa il 7% dall’Africa. La maggior parte degli impatti negativi sono segnalati sul territorio (circa il 75%) – soprattutto nelle foreste, nei boschi e nelle aree coltivate – con un numero notevolmente inferiore segnalato negli habitat di acqua dolce (14%) e marini (10%). Le specie esotiche invasive sono inoltre più dannose sulle isole, con un numero di piante esotiche che ora supera il numero di piante autoctone in oltre il 25% di tutte le isole.

La prevenzione contro le specie aliene invasive

Passando ad una nota più positiva, il rapporto evidenzia che le future invasioni biologiche possono essere prevenute attraverso una gestione efficace e approcci più integrati magari anche con i corridoi ecologici.

La prevenzione (biosicurezza delle frontiere e controlli rigorosi sulle importazioni) è in assoluto l’opzione migliore e più economicamente vantaggiosa, ma l’eradicazione, il contenimento e il controllo sono efficaci anche in contesti specifici. Il ripristino degli ecosistemi può anche migliorare i risultati delle azioni di gestione e aumentare la resistenza degli ecosistemi alle future specie esotiche invasive. E, di fatto, la gestione delle specie esotiche invasive può aiutare a mitigare gli effetti negativi di altri fattori di cambiamento.

Maria Enza Giannetto

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