Lo scioglimento dei ghiacci presenti su Pianeta porterà alla formazione di nuovi ecosistemi che andranno protetti in modo mirato
Il continuo aumento delle temperature globali, causato dall’elevato livello di emissioni inquinanti dovute alle attività antropiche, potrebbe causare entro il 2100 una riduzione del 50% dei ghiacciai del nostro pianeta, esclusa l’Antartide e la Groenlandia. Ciò farebbe emergere, per la prima volta dopo migliaia di anni, vaste aree con dimensioni comprese tra quelle del Nepal e quelle della Finlandia. Si tratterebbe di uno dei più importanti cambiamenti mai verificatisi sulla Terra, che porterebbe alla formazione di nuovi ecosistemi. A dirlo è uno studio pubblicato su Nature, realizzato da Jean-Baptiste Bosson, del Conservatoire d’espaces naturels de Haute-Savoie, in Francia e da Nicolas Lecomte dell’Università di Moncton in Canada secondo cui la sfida principale da affrontare sarà quella di preservare al meglio questi nuovi territori.
Un modello per prevedere lo scioglimento dei ghiacciai
Ma quale metodo di ricerca ha permesso di arrivare a queste conclusioni? I ricercatori hanno utilizzato le caratteristiche fisiche dei ghiacciai, i modelli digitali di elevazione del terreno subglaciale e i dati relativi al clima per elaborare un modello in grado di prevedere l’impatto del riscaldamento globale sui ghiacciai fino al 2100, fornendo un quadro delle caratteristiche degli ecosistemi che potrebbero formarsi nelle aree emerse.
In base ai risultati dello studio, il ritiro dei ghiacciai dovrebbe progredire con un ritmo costante fino al 2040, indipendentemente dalle emissioni di gas serra. Tuttavia a partire da quella data la situazione dovrebbe cambiare e il fattore inquinamento dovrebbe assumere un ruolo chiave, in grado di determinare due diversi scenari.
I due scenari possibili
Nello specifico se le emissioni aumenteranno in modo sostenuto arrivando a triplicare entro il 2075, allora il rischio che si correrà è quello di veder scomparire circa la metà dei ghiacciai attualmente esistenti. Se invece entro il 2050 le emissioni verranno portate a zero, allora i danni saranno molto ridotti: si arriverà a perdere solo il 22% dei ghiacciai.
Caratteristiche degli habitat emersi
Secondo le previsioni di Bosson e del suo team di ricercatori, inoltre, entro la fine del secolo l’area esposta, pari alla superficie di Nepal e Finlandia, sarà costituita per il 78% da terraferma, mentre il 14% e l’8% delle zone prive di ghiaccio si troverebbero rispettivamente nelle regioni marine e di acqua dolce.
Proprio questi nuovi territori emersi a seguito della scomparsa dei ghiacciai rappresenterebbero l’ambiente ideale per la formazione di veri e propri nuovi habitat, che secondo lo studio andrebbero protetti in modo mirato. Nello specifico i ricercatori sostengono che la proliferazione delle piante in queste nuove aree potrebbe, ad esempio, favorire un aumento dello stoccaggio del carbonio, ma anche fornire ambienti idonei alla vita degli animali minacciati da cambiamento climatico.
Monica Giambersio