Wise Society : Convertirsi al biodinamico, una scelta che premia

Convertirsi al biodinamico, una scelta che premia

di Andrea Ballocchi
12 Febbraio 2016

L’esperienza dell’azienda agricola e vitivinicola La Raia che ha puntato su scelte ecosostenibili, ottenendo riconoscimenti dalle più importanti guide enologiche

Le api e le lucciole sono tornate a La Raia, azienda agricola e vitivinicola di Novi Ligure (Alessandria), nel cuore delle colline del Gavi. Grazie ad una conversione al metodo biodinamico. Il ritorno di questi preziosi insetti, infatti, lo si deve «alla progressiva eliminazione di ogni agente chimico di sintesi durante la lavorazione della terra», racconta Piero Rossi Cairo, proprietario de La Raia e di Cascina Cucco, oggi impegnato a tempo pieno nell’azienda acquistata dieci anni fa dal padre Giorgio. Insieme a lui la sorella Caterina. Anzi, precisa, «è stata lei la prima in famiglia ad avere una formazione steineriana». Fu proprio Caterina «a suggerire a me e a mio padre di riconvertire La Raia da subito alla coltivazione biologica e quindi di intraprendere il percorso della certificazione Demeter, che abbiamo ottenuto nel 2007». Questa scelta ha determinato poi le successive decisioni riguardo all’azienda, al modo di condurla e di interpretare il lavoro della terra.

VOCAZIONE OLISTICA: Un’azienda biodinamica punta all’integrazione, in modo armonico, di tutte le sue componenti: la presenza umana, il lavoro, gli animali, le coltivazioni. «Abbiamo reintrodotto da subito la coltivazione di antichi cereali come il farro spelta e monococco; abbiamo mucche di razza fassona al pascolo, utili per la concimazione dei terreni nei momenti di rotazione delle colture; da un paio di anni abbiamo iniziato la produzione di miele», racconta il proprietario de La Raia.

È sempre lui a evidenziare la sostanziale differenza tra il metodo convenzionale e quello biologico, a partire dal vino, che «finito, non ha residui di pesticidi e altri prodotti di sintesi grazie all’eliminazione sia in vigna, sia in cantina di ogni preparato di natura chimica o sintetica». Ma il metodo biodinamico è ben di più: infatti non prevede solo una coltivazione senza concimi e sostanze chimiche di sintesi, ma un utilizzo del territorio e delle sue risorse vitali attento e cosciente. «Le nostre prime cure vanno alle viti e ogni pratica nel campo segue i cicli naturali: potiamo quando le giornate si allungano in modo che si perda meno linfa e quindi si indebolisca meno la pianta – afferma Piero Rossi Cairo – Per la preparazione del terreno seminiamo un sovescio di graminacee, crocifere e leguminose per ossigenare la terra in profondità, aggiungendo struttura e humus stabile. L’utilizzo di macchine leggere nei filari rispettano la struttura e i microorganismi del terreno. Per la protezione delle piante utilizziamo, al bisogno, rame in piccole dosi e zolfo di cava». La concimazione è l’aspetto più significativo: «utilizziamo solo preparati biodinamici da spruzzo (corno letame e corno silice) che aiutano la pianta ad orientarsi tra i suoi due poli: la terra e il sole».

LA CANTINA IN PISE’: L’attenzione all’ecosostenibilità non si ferma alla parte agricola. Lo testimonia la scelta presa, nell’opera di ristrutturazione dell’azienda vitivinicola, per costruire la cantina: in pisé, tecnica costruttiva basata sulla terra cruda, opportunamente battuta e compattata all’interno di casseforme di legno. Una tecnica «tipica del Novese sino a un secolo fa – spiega il titolare – Purtroppo questa esperienza del fare si è perduta e nel nostro progetto di restauro e ricostruzione attenta e conservativa abbiamo dovuto chiamare l’architetto austriaco Martin Rauch». Ad oggi la cantina è l’unica opera italiana dell’architetto, considerato un autentico pioniere nel settore. Una scelta che sa di bioedilizia e che assicura determinate qualità: «La cantina in pisé garantisce uniformità di temperatura e un ottimo controllo, in tutte le stagioni, dell’umidità interna».

I RICONOSCIMENTI DELLA CRITICA: Al di là della realizzazione della cantina, tutto quanto finora fatto è una scelta che paga a livello di riscontro commerciale e che viene riconosciuta e apprezzata dal mercato? «Scegliere la conversione al biologico ha rappresentato per noi la realizzazione di numerosi investimenti. Già questo è penalizzante sulla carta, ma la qualità dell’uva, sappiamo per esperienza, ripaga del tutto questo aspetto. Abbiamo attrezzato una nuova cantina grazie alla quale riusciamo a vinificare col massimo rispetto l’uva introdotta. L’investimento maggiore, però, l’abbiamo in vigneto dove tutte le operazioni colturali vengono effettuate a mano richiedendo un impegno importante in manodopera. Il consumatore esperto ed attento riconosce nei nostri vini una maggiore tipicità e una maggiore salubrità». A livello di critica si segnalano le ottime recensioni di guide quali Gambero Rosso, Veronelli, Decanter, L’Espresso, Slow Wine, Bibenda.

Ma dietro a questa filosofia sposata dalla famiglia Rossi Cairo c’è di più, spiega Piero: «La scelta biodinamica è una scelta per il futuro, prima di tutto. Per chi erediterà questo paesaggio, questi campi, queste colline dopo di noi».

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