Reti elettriche, tablet, smartphone, 5G: il fenomeno dell’inquinamento da onde elettromagnetiche ci riguarda tutti. Cosa c’è da sapere e i consigli utili
L’inquinamento elettromagnetico è un tema attuale se si pensa a quanti apparecchi ci circondano. Dalle reti ad alta tensione ai cellulari, presenti ovunque, dagli apparecchi wireless al 5G, siamo immersi in un mondo ricco di sistemi di telecomunicazione e di device che generano campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici. Talvolta, sulle cronache si ripropone la questione sul pericolo dell’elettrosmog. Ma c’è da temere per la propria e altrui salute? È bene domandarselo dato che, nel mondo, si contavano nel 2023 quasi 7 miliardi di abbonamenti alla rete mobile per smartphone (fonte: Statista). Inoltre, si deve considerare la necessità di aggiungere o sostituire, nel mondo, 80 milioni di chilometri di reti elettriche entro il 2040, ricorda l’Agenzia Internazionale dell’Energia.
Cos’è l’elettrosmog
Cos’è l’inquinamento elettromagnetico? Si tratta di un fenomeno legato alla generazione di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici artificiali, cioè non attribuibili al naturale fondo terrestre o a eventi naturali, come può essere il campo elettrico generato da un fulmine.
Come riporta il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, i campi elettromagnetici si propagano sotto forma di onde elettromagnetiche, per le quali viene definito un parametro, detto frequenza, che indica il numero di oscillazioni che l’onda elettromagnetica compie in un secondo. L’unità di misura della frequenza è l’Hertz, dove 1 Hz equivale a un’oscillazione al secondo.
Da qui si parte per una definizione istituzionale dell’inquinamento da onde elettromagnetiche, calcolato sulla base della frequenza. Il MASE lo suddivide in due tipi principali:
- quello generato da campi a bassa frequenza (0 Hz – 10 kHz), che comprende campi generati dagli elettrodotti che emettono campi elettromagnetici a 50 Hz;
- quello generato da campi ad alta frequenza (10 kHz – 300 GHz) nel quale rientrano i campi generati dagli impianti radio-TV e di telefonia mobile.
Effetti sulla salute dell’inquinamento elettromagnetico
Quali sono gli effetti sulla salute dello smog elettromagnetico? Difficile stabilirlo: benché siano stati condotti molti studi finora non sono state messe in luce conseguenze mirate e dimostrate. Di fatto, si aggiunge al più generale problema dell’inquinamento.
Qualche anno fa ha fatto notizia il caso di Phil Inkley, un inglese che ha vissuto per mesi in una roulotte in mezzo a un bosco nel sud dell’Inghilterra. Lo ha fatto per sfuggire ai campi elettromagnetici che lui ritiene siano la causa di tutta una serie di problemi di salute. Soffriva di continui mal di testa, convulsioni, palpitazioni, e più di una volta ha sperimentato stati di shock e di letargia. Così ha deciso di mollare tutto, lavoro, abitudini, vita sociale, e di rifugiarsi in un bosco.
Inkley ha deciso di vivere in isolamento dopo aver scoperto di essere affetto da elettroipersensibilità: una reazione organica ai campi elettromagnetici presenti nel nostro mondo quotidiano, campi emessi dagli elettrodomestici, dalle linee elettriche ad alta tensione, dai cellulari, dai ripetitori di telefonia mobile, dai trasmettitori radiotelevisivi.
Si tratta di una condizione che pare colpire un numero non identificato di persone nel mondo, in una misura variabile tra l’1% e il 10% della popolazione mondiale. Le persone che soffrono di electromagnetic hypersensitivity syndrome (EHS) manifestano sintomi non specifici e spesso attribuiscono i loro effetti sulla salute all’essere ipersensibili al fattore sospetto a livelli ben al di sotto dei limiti di esposizione esistenti.
Smartphone e cancro
Tra i vari apparecchi spesso citati come causa di inquinamento elettromagnetico vi sono i cellulari. Ma la domanda è: il loro uso può essere nocivo? A oggi, le prove scientifiche non hanno collegato in modo conclusivo l’uso degli smartphone a problemi di salute umana avversi. In ogni caso, è bene saper tutelare la propria salute e ridurre i rischi legati al loro utilizzo.
L’Istituto Superiore della Sanità (ISS) riporta che non ci sono evidenze scientifiche di danni alla salute dei campi elettromagnetici a radiofrequenza generati dai sistemi wireless, né è stato identificato alcun meccanismo di interazione con il corpo umano che li possa far prevedere.
Sui cellulari, in particolare, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha esaminato le evidenze scientifiche relative a un’eventuale cancerogenicità dei campi elettromagnetici a radiofrequenza, come quelli emessi dai telefoni cellulari ma anche da numerose tipologie di sorgenti per le trasmissioni radiotelevisive, telecomunicazioni, applicazioni industriali ed altro e li ha classificati come “possibilmente cancerogeni per gli esseri umani” sulla base di alcune indicazioni provenienti da studi epidemiologici sul rischio di tumori cerebrali ed altre neoplasie in relazione all’utilizzo di questi device. “Ciò significa che i risultati dei numerosi studi condotti finora forniscono al più qualche sospetto di cancerogenicità dei campi elettromagnetici a radiofrequenza, che tuttavia è ben lontano dall’essere dimostrata”, riporta ancora ISS.
Per quanto riguarda i telefoni cellulari, la maggior parte dell’energia viene assorbita dalla pelle e dai tessuti superficiali e solo in minima parte raggiunge il cervello o altri organi interni.
I dubbi sul 5g
Un altro aspetto che spesso emerge tra le preoccupazioni riguarda il 5G, sigla che definisce lo standard tecnologico di quinta generazione per le reti cellulari a banda larga, moderna evoluzione delle reti di telecomunicazioni. Ma il 5G fa male alla salute? Una risposta la fornisce l’Agenzia regionale Protezione ambientale (Arpa) Piemonte: “al momento non ci sono indicazioni su una maggiore nocività delle emissioni da impianti 5G rispetto a quelle provenienti da impianti per telecomunicazione già da tempo installati sul territorio”.
Consigli utili per ridurre l’inquinamento elettromagnetico
Posto tutte queste considerazioni, è comunque bene rilevare che la massiccia diffusione delle tecnologie elettriche ed elettroniche, insieme al loro continuo uso, ha dato origine a livelli cumulativi più alti relativi al tempo di esposizione. Ecco perché l’inquinamento elettromagnetico non è comunque da sottovalutare e andrebbe ridotto, per lo meno indoor. La Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) ha predisposto un decalogo di consigli utili a questo scopo. Eccone alcuni:
- Impiegare le apparecchiature elettriche ed elettroniche alla massima distanza possibile
- Fra i consigli sull’uso dei cellulare, c’è quello di evitare di dormire tenendo lo smartphone e altri dispositivi elettronici (come la radiosveglia) poggiati sul comodino vicino.
- Ritardare il più possibile l’uso dei device elettronici da parte dei bambini (smartphone incluso). Per chi ha bambini neonati o di pochi mesi, si raccomanda di collocare l’eventuale babyphone a distanza dal lettino e programmare il device in modo che si attivi a livello vocale.
- Limitare l’uso del telefonino, computer portatile e tablet con scheda Wi-Fi attivata all’interno di un’auto in movimento
- Posizionare le antenne dei sistemi Wi-Fi, Bluetooth e reti senza fili in ambienti domestici meno frequentati. “Nell’uso del laptop, si consiglia di interrompere la connessione Wi-Fi per evitare che la continua ricerca di una rete generi inutili esposizioni”.
- Progettare la struttura dei luoghi e delle postazioni di lavoro, cosi come delle abitazioni civili, in modo tale da minimizzare l’esposizione ai campi elettromagnetici.
Cosa dice la legge?
Ci sono degli aspetti che vanno sottolineati, quando si parla di emissioni elettromagnetiche. Per esempio, è da segnalare che la forza di un campo magnetico diminuisce drasticamente con l’aumentare della distanza dalla sorgente. Ciò significa che la forza del campo che raggiunge una casa o una struttura sarà significativamente più debole di quanto non fosse nel suo punto di origine.
Anche a livello legislativo, si sono portati degli adeguamenti per tutelare maggiormente la popolazione dal presunto rischio legato all’inquinamento elettromagnetico. L’articolo 10 della Legge 214/2023, entrata in vigore ad aprile 2024, tratta proprio di adeguamento dei limiti dei campi elettromagnetici. Per la precisione sono stati innalzati, in attesa di adeguare i limiti di esposizione alla normativa europea, il valore di attenzione e l’obiettivo di qualità da 6 V/m a 15 V/m (Volt per metro).
Questo è stato fatto per potenziare la rete mobile, garantire a utenti e imprese l’offerta di servizi di connettività di elevata qualità, ma senza pregiudicare la salute pubblica, anzi adeguando i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità “alla luce delle più recenti e accreditate evidenze scientifiche”.
Andrea Ballocchi