La questione sui possibili rischi legati ai pericoli per la salute dallo sviluppo del 5G è materia di cronaca e ricca anche di fake news. Ecco cosa dicono i riferimenti internazionali e italiani
Il 5G fa male alla salute? Sul tema 5G e i possibili rischi per la salute umana e animale si scrive di tutto e di più. È anche nata un’Alleanza italiana Stop 5G secondo cui più di 600 Comuni italiani hanno fermato il 5G “per tutelare la salute di 5 milioni di cittadini”. In particolare riporta che, per lo stop al 5G, 394 sindaci hanno emanato ordinanze dedicate, una comunità montana ha approvato la mozione per il blocco e tre regioni hanno approvato mozioni per la precauzione.
Sulla questione ci sono città che hanno deciso di comprenderne di più e informare la cittadinanza. Un esempio è il Comune di Bologna col suo tavolo 5G, ovvero un tavolo permanente con operatori telefonici, comunità scientifica e accademica e alcuni rappresentanti dei comitati dei cittadini, per mettere a disposizione della cittadinanza un patrimonio di conoscenza comune rispetto a questo tema. Ma la domanda è: cosa si sa oggi sui presunti pericoli per la salute del 5G? Cosa è bene sapere?
Il 5G fa male alla salute? Risponde la World Health Organization
5G è lo standard tecnologico di quinta generazione per le reti cellulari a banda larga. Grazie alle sue caratteristiche e performance si prevede che aumenterà le prestazioni a beneficio di una vasta gamma di nuove applicazioni, tra l’altro con effetti benefici per la salute: tra queste il rafforzamento dell’e-Health (telemedicina, sorveglianza remota, telechirurgia).
Detto questo quali sono i potenziali rischi per la salute del 5G? Una risposta la fornisce innanzitutto l’Organizzazione mondiale della salute (WHO – World Health Organization). Nel sito web ufficiale scrive che a oggi, e dopo molte ricerche effettuate, “nessun effetto negativo sulla salute è stato collegato causalmente all’esposizione alle tecnologie wireless. Le conclusioni relative alla salute sono tratte da studi effettuati su tutto lo spettro radio ma, finora, solo pochi studi sono stati condotti alle frequenze che saranno utilizzate dal 5G”.
Riporta che il riscaldamento dei tessuti è il principale meccanismo di interazione tra i campi a radiofrequenza e il corpo umano. I livelli di esposizione alla radiofrequenza delle tecnologie attuali “comportano un aumento trascurabile della temperatura nel corpo umano”.
La stessa WHO spiega che all’aumentare della frequenza, c’è meno penetrazione nei tessuti del corpo e l’assorbimento dell’energia diventa più confinato alla superficie del corpo (pelle e occhi). “A condizione che l’esposizione complessiva rimanga al di sotto delle linee guida internazionali, non sono previste conseguenze per la salute pubblica”.
Questa è la posizione dell’Organizzazione mondiale della salute che però non si ferma qui. Sta conducendo una valutazione del rischio per la salute dall’esposizione alle radiofrequenze, che copre l’intera gamma di radiofrequenze, compreso il 5G. L’analisi e i risultati verranno pubblicati entro il 2022. Nel caso emergano nuove evidenze sul caso, la stessa rivedrà le prove scientifiche relative ai potenziali rischi per la salute derivanti dall’esposizione al 5G. Questo avverrà man mano che la nuova tecnologia verrà implementata e che saranno disponibili più dati relativi alla salute pubblica.
5G e salute: cosa dice l’Istituto Superiore di Sanità. Frequenze, antenne e IoT
Anche l’Italia ha preso una posizione ufficiale. E lo ha fatto attraverso l’Istituto Superiore di Sanità e un documento curato dal Centro Nazionale per la Protezione dalle Radiazioni e Fisica Computazionale.
Il rapporto tocca molti aspetti riguardanti gli eventuali nessi tra 5G e salute. A partire dal nodo tecnologico: in questo senso il 5G, essa comporta l’esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza emessi in bande di frequenza (694-790 MHz, 3,6-3,8 GHz e 26-27,5 GHz) diverse da quelle allo stato in uso per la telefonia mobile (comprese tra 800 MHz e 2,6 GHz).
“Limitatamente alla banda di frequenza 26-27,5 GHz – banda di frequenza che peraltro in una prima fase non sarà utilizzata – la tecnologia 5G potrebbe richiedere un aumento delle antenne, mediante l’impiego delle cosiddette microcelle caratterizzate da potenze minori, e una loro diffusione più capillare sul territorio, in quanto le onde millimetriche non possono propagarsi per lunghe distanze. Contrariamente a quanto comunemente si ritiene, l’aumento del numero di antenne comporta in sé una riduzione delle emissioni elettromagnetiche: le antenne saranno infatti più vicine agli utenti e ciò consentirà una minore potenza di trasmissione”.
Si interroga, inoltre, sul maggiore aumento di dispositivi IoT (Internet of Things) cui corrisponderà un numero più alto di collegamenti alla rete, che riguarderanno anche trasmissione dei dati a velocità più elevate rispetto al passato richiederà una maggiore potenza. “Un vantaggio è comunque dato dal fatto che le nuove antenne utilizzeranno la tecnica del beamforming, ossia della formazione del fascio, nel senso che saranno in grado di orientare il fascio verso l’apparato ricevente, limitando la potenza al valore necessario per raggiungerlo e l’esposizione alla sola zona interessata al fasico”.
Le conclusioni dell’ISS
L’Istituto Superiore di Sanità evidenzia il fatto che il 5G, come le attuali tecnologie 2G, 3G e 4G, non richiede segnali elettromagnetici di intensità tale da indurre aumenti significativi della temperatura corporea dei soggetti esposti, “per cui non è prevedibile alcun problema per quanto riguarda gli effetti noti dei campi elettromagnetici”. Cita anche il fatto che questo aspetto è tale in Italia anche per la natura particolarmente restrittiva della normativa italiana, sia dei margini di cautela impliciti negli standard internazionali per la protezione dagli effetti termici.
E riguardo alla questione antenne afferma: “non solo i livelli di esposizione della popolazione saranno molto inferiori alle soglie per gli effetti a breve termine di natura termica, ma la temuta proliferazione di antenne non dovrebbe comportare aumenti generalizzati delle esposizioni in quanto le ridotte dimensioni delle small cells comporteranno delle potenze di emissione più basse di quelle utilizzate per coprire le macrocelle”.
In ogni caso, come già avviene per le small cells già utilizzate dalle tecnologie attuali di telefonia cellulare, le antenne fisse saranno con ogni probabilità poste a distanze più ridotte dalle persone di quanto lo sia, per esempio, la distanza di una stazione radiobase posta sulla sommità di un edificio. “Inoltre, le tecnologie 5G si affiancheranno, almeno inizialmente, alle tecnologie esistenti, per cui qualche aumento dei livelli di esposizione potrebbe verificarsi in prossimità delle antenne”.
A concludere il documento, l’ISS segnala che a oggi “i dati disponibili non fanno ipotizzare particolari problemi per la salute della popolazione connessi all’introduzione del 5G”. Tuttavia mette in chiaro l’importanza di un attento monitoraggio dei livelli di esposizione – che già avviene con le altre tecnologie, abbondantemente utilizzate da tutti – e che proseguano le ricerche sui possibili effetti a lungo termine.
Effetti sulla salute da smartphone, antenne e dispositivi 5G
Sulla questione legata a possibili rischi per la salute da esposizione a telefoni cellulari, torri di telefoni cellulari, antenne e dispositivi 5G riportiamo anche quanto specifica il Governo del Canada.
“Sulla base delle prove scientifiche disponibili, non ci sono rischi per la salute dall’esposizione ai bassi livelli di campi elettromagnetici a radiofrequenza a cui le persone sono esposte” a questi specifici strumenti. E specifica che questo è l’esito di migliaia di studi scientifici che hanno valutato la sicurezza dei Campi elettromagnetici a radiofrequenza (RF EMF). Con questo termine viene descritta la parte dello spettro elettromagnetico che comprende la gamma di frequenze da 100 kHz a 300 GHz.
“L’evidenza di questi studi stabilisce solo 2 effetti negativi sulla salute che possono verificarsi a livelli superiori ai limiti canadesi: riscaldamento dei tessuti, come il riscaldamento della pelle; stimolazione dei nervi, che può causare una sensazione di formicolio nella pelle”.
Il verificarsi di questi effetti sulla salute dipende da una combinazione legata all’intensità dell’esposizione ai questi campi e la durata di tempo per cui è esposti a essi; la distanza fisica dalla fonte di radiofrequenza.
5G e fake news su Covid-19 e morie di uccelli: la risposta la fornisce la Nuova Zelanda
Molti Paesi nel mondo hanno dedicato uno spazio alla questione tra 5G e salute. Il Ministero della Salute della Nuova Zelanda è uno di quelli che fornisce molte FAQ sull’argomento. Tra queste anche due dedicate a fake news apparse nel tempo sulla possibile correlazione tra 5G e la moria di uccelli, segnalata in vari Paesi e sul supposto legame tra lo standard di telecomunicazioni e lo sviluppo del Covid-19. Alla prima domanda, riallacciandosi al caso di un legame tra una sperimentazione del 5G nei Paesi Bassi e la morte di centinaia di uccelli, risponde che: No, con il 5G non sussiste alcun collegamento. L’unico test 5G nella zona è avvenuto quattro mesi prima ed è durato solo un giorno.
E alla possibile causa dell’epidemia di Sars-Cov-2 causata dal 5G anche in questo caso smentisce. “Il Covid-19 è causato da un virus che viene passato da una persona infetta all’altra. Non c’è nemmeno una buona prova che suggerisca che l’esposizione alle onde radio, comprese quelle dei trasmettitori 5G possa indebolire il sistema immunitario e rendere le persone più suscettibili all’infezione”, conclude.
Andrea Ballocchi