Figli della denatalità, con una minore incidenza quindi sulla popolazione totale rispetto alle generazioni più anziane, i giovani faticano a trovare nel nostro Paese risposte adeguate ai loro bisogni reali. Con esperti, ricercatori, psicoterapeuti e soprattutto dando voce agli stessi ragazzi, abbiamo cercato di capire come invertire la rotta. Per il bene di tutti...
Si sa, l’Italia è storicamente il “Paese delle teste grigie”, dove cioè nelle stanze dei bottoni e del potere, nei posti che contano davvero – di politica, economia, università… – restano in massa le persone di una certa età, anziani che faticano a lasciare le proprie poltrone ai giovani.
Risultato? Un nazione che di fatto non è un Paese per giovani, con politiche giovanili serie quasi del tutto inesistenti, uno Stato che fatica ad ascoltare i bisogni e le esigenze delle nuove generazioni e finisce col perpetuare sé stesso, in modo sempre uguale, con una ridotta capacità di innovazione, almeno a livello strutturale, sul fronte sociale, politico, giuridico, economico.
In questo contesto molti, troppi, giovani non trovano il loro posto nel mondo, spesso rifugiandosi in mondi paralleli che creano nuove, preoccupanti, povertà e solitudini. Si spiega così, per esempio, il fenomeno dei Neet (Not in Education, Employment or Training), acronimo col quale vengono indicati giovani concentrati soprattutto nella fascia d’età 15-29 anni che non studiano, non lavorano e non fanno formazione, perché spesso sfiduciati da una generalizzata mancanza di prospettive.
Disoccupazione e malessere giovanile, costo della vita elevato e ascensore sociale bloccato: come uscirne?
Una vera emergenza sociale a cui contribuisce in maniera importante il mondo degli adulti e che, seppure nel 2016 abbia fatto registrare un calo (l’incidenza dei Neet sul totale giovani è passata dal 23,5% nel 2020 al 16,1% nel 2023), rimane comunque un grosso problema, soprattutto italiano. Il nostro Paese occupa, infatti, il secondo posto in Europa (dopo la Romania, col 19,3%) per più elevata incidenza di Neet sulla popolazione totale dei giovani. Se a ciò si aggiunge una disoccupazione giovanile che viaggia intorno al 18%, si capisce quanto la situazione sia preoccupante.
Tutto ciò mentre in Italia 7 giovani under 35 su 10 vivono ancora con la famiglia di origine, quasi sempre a causa di precarietà lavorativa e salari bassi a fronte di un costo della vita sempre più elevato. Elementi che, insieme ad altri fattori sociali, generano sempre più problemi psicologici fra i giovani, quali sfiducia, ansia, depressione, attacchi di panico, e che fanno sì che l’ascensore sociale sia completamente bloccato, per cui chi nasce povero rimane povero – anzi, spesso i figli sono destinati a essere più poveri dei loro genitori – chi è ricco si arricchisce sempre di più.
Un fenomeno globale, visto che secondo l’ultimo Rapporto Oxfam, la ricchezza dell’1% più facoltoso del pianeta è cresciuta nel 2024 tre volte più velocemente dell’anno precedente, 34 volte in più rispetto a quella del 50% più povero, una ricchezza peraltro ereditata per oltre un terzo dai miliardari a livello globale. Siamo di fronte, insomma, a una vera oligarchia di miliardari (così come è stata di recente definita dall’ex presidente degli Stati Uniti Joe Biden) che a passi spediti sta prendendo in mano il controllo del pianeta.
Di fronte a questa situazione cosa si può fare, dunque, per invertire la rotta? In questo approfondimento di Wise360 cerchiamo di capirlo insieme con esperti, ricercatori e psicoterapeuti e dando voce innanzitutto ai giovani di oggi, a quelli che sono i loro bisogni e desideri, le loro inquietudini e i loro problemi reali.
La posta in gioco è molto altra, perché in gioco c’è il presente e il futuro del nostro Paese, della nostra capacità di essere più moderni e competitivi a livello internazionale e di essere in grado di garantire un benessere più allargato e condiviso. Fra poveri e ricchi e fra giovani e adulti, senza alimentare una dicotomia e uno scontro sociale che alla lunga possono diventare davvero esplosivi.
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Riprese e interviste: Fabio Restelli
Testi: Vincenzo Petraglia
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