L'associazione milanese Tempo riuso mette in pratica progetti di occupazione temporanea di spazi pubblici per salvarli dall'abbandono e riconsegnarli alla cittadinanza
La rigenerazione urbana passa dal riutilizzo temporaneo di edifici pubblici o privati. È questo il modello messo a punto, negli ultimi sette anni, dall’associazione milanese Temporiuso.net, che è riuscita ad attivare con progetti culturali e di microimpresa processi di occupazione temporanea di spazi vuoti, pubblici o privati, in abbandono o sottoutilizzati.

Progetto di rigenerazione urbana io c’entro a Chiari, Brescia foto: Daniele Zerbi
Il progetto di Temporiuso
«La nostra esperienza – racconta Giulia Cantalluppi, una delle fondatrici e, insieme con Isabella Inti, Valeria Inguaggiato, Andrea Graglia e Matteo Persichino, coordinatrice del progetto – nasce da movimenti di occupazione e dall’aver osservato come all’estero spazi sottratti all’abbandono siano diventati luoghi di crescita e di aggregazione. Edifici e terreni abbandonati, in zone in cui i piani regolatori sono bloccati o mancano di progettazione, possono infatti trovare un uso temporaneo in quel tempo di mezzo di anni, e spesso decenni, che intercorre tra vecchia e nuova destinazione d’uso. Questi spazi di proprietà pubblica possono essere messi a disposizione, in comodato d’uso o con contratti a canone calmierato, di associazioni, start-up, attivisti, microimprese artigianali che, così, hanno un luogo dove lavorare e si preoccupano di rigenerare e tenere in vita lo spazio, riconsegnandolo alla cittadinanza».
Un modello di recupero e rigenerazione urbana
A Milano, il progetto – o meglio la ricerca-azione – Tempo riuso gode anche della collaborazione dell’Università. «Dopo aver firmato – racconta Cantaluppi – un protocollo di intesta tra associazione, università e comune, siamo partiti dalla mappatura della città e per ogni quartiere, parliamo di 9 aeree, abbiamo individuato un punto strategico per avviare il nostro modello di recupero e rigenerazione urbana. Da alcune stime, in città, si un’offerta di oltre un milione di mq di scali ferroviari abbandonati, 50 cascine e capannoni agricoli in disuso e oltre 70 edifici vuoti, e le agenzie immobiliari lamentano che circa 885.000 mq di uffici risultano sfitti».

Progetto di rigeneraizone urbana Prishtina COMMON GROUND Summer Festival. Campagna per Corso di Formazione post laurea Riuso Temporaneo. foto: Filippo Romano
Una volta individuato l’immobile o lo spazio giusto, l’associazione diventa, in qualche modo, mediatrice tra la città e l’amministrazione, una sorta di garante che firma il contratto, la scrittura privata di comodato d’uso e che si occupa della gestione dello spazio per il tempo stabilito. Un esempio di questa occupazione virtuosa è la palazzina P7, un piccolo edificio Liberty nella zona dell’ex macello ai Mercati Generali di Milano, concessa in comodato d’uso per tre anni a Tempo riuso che l’ha sottratta all’abbandono e al degrado facendone una una mini residenza per studenti universitari (a canone calmierato) e uno spazio aperto alle associazioni impegnate in attività di recupero e riutilizzo (c’è una ciclo officina e un piccola laboratorio artigianale). Lo spazio, poi, viene aperto continuamente al quartiere con eventi, mercatini, attività che ne fanno un luogo simbolo di rinascita.
«Il nostro modello di rigenerazione urbana – conclude Cantaluppi – mette insieme riqualificazione del patrimonio edilizio, sottrazione dello stesso ad atti di vandalismo e deperimento, sussidiarietà con il terzo settore, contenimento del consumo di suolo, sostegno degli spazi autogestiti e dei servizi autopromossi dalle comunità locali. Il progetto è la prova tangibile che si può fare e che oltre all’impegno delle associazioni serve l’apertura mentale e la volontà delle amministrazioni». Tempo riuso, infatti, continua a crescere e ad attirare l’attenzione di altre città, province e associazioni. Si parla anche di avvio di bandi di assegnazione e concorsi d’idee per il riuso temporaneo, start-up e gestione di spazi ad uso temporaneo, creazione di un data-base accessibile per spazi e utenti del riuso temporaneo, individuazione di un modello gestionale tramite Sportello Informativo per il riuso temporaneo.

Rigenerazione urbana: Raumlabor berlin in collaborazione con Temporiuso.net con associazioni, atelier, studenti Palazzina 7 e artisti ed abitanti zona 4. foto: Kevin McElvaney
Un manuale per (ri)utilizzare gli spazi abbandonati
Convinti che gli spazi vuoti delle città siano vere e proprie “riserve urbane” per sperimentare sogni collettivi, gli attivisti di Tempo Riuso hanno, nel 2014, redatto un vero e proprio manuale. Nel libro Temporiuso. Manuale per il riuso temporaneo di spazi in abbandono oltre a casi studio e interviste, viene spiegato il percorso per salvare e riattivare il patrimonio architettonico e socio-culturale cittadino, in 7 semplici mosse: la mappatura e la tassonomia degli spazi per conoscere le diverse tipologie della potenziale offerta; la mappatura delle popolazioni che potrebbero poi fruire degli spazi; i nuovi “cicli di vita”, con tempi di riuso diversi in ciascun caso; i livelli di architettura e infrastrutture primarie per poter riabitare luoghi per lungo tempo abbandonati o rimasti incompiuti; le regole per l’accesso e la condivisione degli spazi; le possibili politiche pubbliche per consolidare e rinnovare queste pratiche.