Wise Society : Stefano Vicari: «È la sincerità che fa diventare i nostri ragazzi autonomi. Insieme a qualche no»
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Stefano Vicari: «È la sincerità che fa diventare i nostri ragazzi autonomi. Insieme a qualche no»

di Lucia Fino
3 Marzo 2022

Il docente di neuropsichiatria infantile ci dà qualche consiglio utile per educare i bambini all'autonomia, in modo da farli diventare ragazzi sicuri e rispettosi del prossimo

Come vorremmo i nostri figli? Felici sicuramente. Ma anche indipendenti, capaci di affrontare la vita con la forza e l’ottimismo giusti. Aiutarli a diventare così non è per niente facile, soprattutto adesso, in un mondo che diventa sempre più impegnativo, a volte insidioso, che mette alla prova in mille modi diversi sia i ragazzi che devono crescere, sia i genitori che devono sostenerli e guidarli ogni giorno. Ci ha dato qualche consiglio, autorevole e pratico, il professor Stefano Vicari autore di “Bambini autonomi, adolescenti sicuri” ed. LSWR.

Professor Stefano Vicari

Cosa possiamo fare per rendere i nostri figli più autonomi? Le “mamme chioccia” italiane spesso fanno un po’ di fatica…

«La prima cosa da dire è che il percorso dell’autonomia di un bambino comincia da subito: fin dalle primissime fasi della vita. Questo vuol dire che non c’è un momento ideale per rendere i figli autonomi. Faccio un esempio. L’addormentamento alla sera deve essere certamente assistito da mamma e papà ma poi deve diventare autonomo: il bambino deve trovare i suoi tempi ideali: bisogna essere una presenza discreta, leggere una storia, creare dei piccoli riti che favoriscano il sonno ma poi lasciare che il bimbo di addormenti da solo. Così pure nell’alimentazione e nello svezzamento dal pannolino. Bisogna far sì che il bambino acquisisca delle competenze che gli consentono di essere autonomo, senza aspettare troppo. È necessario fargli capire che i genitori sono lì, lo assistono ma nello stesso tempo, consentire che impari con le sue forze».

Bisogna anche dire dei no…

«Certo. Avere di fronte dei genitori che non sanno dire “no” o tornano rapidamente sui propri passi dopo un rifiuto destabilizza i bambini, impedisce loro di gestire la frustrazione, cosa con cui poi inevitabilmente dovranno fare i conti nella vita…Bisogna dire che spesso accontentiamo troppo i figli anche solo per nostra comodità. Sicuramente per far seguire delle regole ci vuole tempo, fatica, soprattutto all’inizio. Ma dà la possibilità ai bambini di essere più autonomi anche nel gestire le emozioni. Se cedo di fronte a un bambino che piange perché non vuole andare via dalla casa dell’amichetto, non faccio il suo bene perché deve capire che, se vuole ottenere quello che gli piace, ci sono delle regole. Non bisogna essere troppo impositivi ma neanche permettere troppo. Questo rende i bambini più forti. E salva anche i genitori, perché se si accontentano i figli su tutto, le richieste tendono ad aumentare…».

Piedi di un adulto e di un bambino

Foto di Daiga Ellaby / Unsplash

Le sconfitte come si possono far accettare ai ragazzi?

«Pasolini diceva di sé “sono un uomo che preferisce perdere”. Le sconfitte hanno un valore. Cosa che i genitori a volte non riescono loro stessi a comprendere. La dimostrazione più sconcertante arriva semplicemente guardando i papà che accompagnano i figli alle partite di calcio fra ragazzi e che sono i primi a urlare e a non accettare i risultati. Invece bisogna capire e far capire ai figli che ci sono momenti in cui si vince e altri in cui si perde. Se non si impara a gestire la vittoria e la sconfitta da piccoli poi da adolescenti non si riuscirà ad avere neanche autocontrollo. Si penserà che tutto sia dovuto, senza nessun senso del limite. Questo vuol dire che magari domani il ragazzo si sentirà autorizzato anche a toccare la compagna di classe che gli piace, senza chiederglielo, così, solo perché gli va…È un esempio estremo ma rende l’idea».

I social sono una presenza sempre più ingombrante nelle vite dei giovanissimi. Cosa si può fare?

«Diciamo subito che un bambino non dovrebbe navigare nel Web fino ai 12 anni, mentre purtroppo anche a tanti piccoli e piccolissimi viene sempre più spesso messo un tablet in mano, come se fosse una baby-sitter virtuale, solo per tenerli buoni. Invece i social e la Rete devono essere usati con il controllo dei genitori, condividendo esplorazioni e password. Dobbiamo far capire ai figli che non si tratta di mancanza di fiducia ma che il pericolo in Rete ci può essere. Poi bisogna anche essere coerenti: se io, genitore, sono il primo ad abusare dei social e mi perdo fra mail, post e chiamate, il mio messaggio non può che risultare ambivalente…Ecco perché consiglio di escludere davvero cellulare e tv da alcuni momenti di vita in famiglia. In particolare la cena deve rimanere un’occasione di confronto in cui ognuno racconta i fatti della giornata. Non ci devono essere distrazioni e interferenze esterne quando si sta a tavola insieme, neanche quelle delle chat di lavoro dei genitori».

smartphone e bambini

Foto di Alexander Dummer / Unsplash

Sonno e alimentazione quanto contano?

«Moltissimo. E anche in questo campo ci sono dati non proprio incoraggianti. I bambini dormono in media 2 ore in meno al giorno rispetto a qualche anno fa e spesso vengono anche trascinati fuori fino a tardissimo. Invece durante la crescita la regolarità dei ritmi sonno–veglia è fondamentale. Anche il rapporto con il cibo è importante. I bambini tendono a mangiare quello che piace ma questo vuol dire che l’alimentazione alla fine non è affatto diversificata e che spesso è anche sbilanciata. Durante la crescita hanno bisogno di proteine e delle fibre di frutta e verdura invece mangiano moltissimi carboidrati (pane, pasta, pizza) e zuccheri semplici (dolci e bevande zuccherate). Questo porta anche al triste primato italiano dei bambini più obesi di Europa. E non dimentichiamo che è anche molto importante il movimento: negli ultimi due anni di pandemia è stato sacrificato, ora dovrebbe ricominciare ad avere il suo ruolo nella giornata di bambini e adolescenti».

A che età è consigliabile cominciare a parlare con i propri figli di sessualità e in che modo?

«Anticipare a tutti costi i tempi non è necessario, ma i bambini devono sapere che possono fare domande su tutto. Non devono percepire che di certi argomenti non si può parlare con i genitori: la cosa peggiore è che si “informino” da soli su internet! Bisogna sempre far capire che dietro la sessualità ci sono i sentimenti. Anche lo scambio di gesti affettuosi fra mamma e papà (non bisogna nascondersi…) possono far comprendere ai figli che dietro il sesso c’è il volersi bene».

Come affrontare con i propri figli nel modo più adatto possibile una separazione?

«La cosa più importante è non fingere, fare finta di stare ancora insieme. In questo modo non si aiutano i figli. Bisogna, anzi, parlare senza ipocrisie di quello che è cambiato nel rapporto fra mamma e papà. Non si dovrebbero travisare i sentimenti che si provano, trasmettendo una versione edulcorata solo per far piacere ai ragazzi, e nello stesso tempo si deve evitare di parlare male dell’altro davanti ai figli togliendogli autorevolezza. Un equilibrio delicato. E poi, soprattutto, non si utilizzano i figli per colpire l’ex moglie o l’ex marito: è veramente dannoso per i giovanissimi»

Quanto è importante il rapporto con i nonni?

«I nonni sono generosi, hanno tempo, danno affetto incondizionato. Sono anche uno strumento di conoscenza senza pari per i piccoli. Attenzione, però, non devono diventare un sostituto dei genitori, per esempio rimpiazzandoli sempre, tutti i giorni, nel prendere i figli a scuola: devono avere la saggezza di conservare il loro ruolo, che è già importantissimo. E madri e padri non devono usarli come scusa per deresponsabilizzarsi e diventare assenti, delegando l’educazione dei figli e caricandoli di responsabilità non loro… I nonni sono e devono essere quelli che viziano i nipoti. Ed è giusto che sia così!».

Lucia Fino

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