Leonardo Caffo, filosofo dell'antispecismo debole e del postumano parla del suo sistema di valori e del ruolo della scienza pura nella vita di ogni giorno
«La filosofia è complessa e non tutti possono capirla, sono però convinto che così come si debba essere in grado di fare lezioni complesse e articolate all’università si debba anche essere in grado di fornire alla società gli strumenti per comprendere come la filosofia possa giovare all’esistenza. La filosofia è il laicismo, il sistema di valori alternativo alla religione che consente di dare un senso alle vite». Il filosofo Leonardo Caffo, 28 anni, catanese di nascita, oggi di stanza a Torino dove insegna Ontologia e Teoria del Progetto al Politecnico, ha fatto del riportare “l’amore per la sapienza” tra la gente una sua crociata. Una mission che si affianca ai suoi studi e alle teorie che ha, fino ad ora, elaborato: dall’antispecismo debole al postumano contemporaneo. Filosofo, scrittore (tra gli altri ha scritto A come Animale: voci per un bestiario dei sentimenti, Il maiale non fa la rivoluzione, La vita di ogni giorno), attivista e docente (da qualche settimana insegna anche Scrittura non-creativa alla Scuola Holden di Torino e Curatela II al Dipartimento di Arti Visive della NABA a Milano), Leonardo Caffo è stato segnalato, negli ultimi anni, da più parti come uno dei filosofi più promettenti d’Europa.
Caffo, partiamo subito dalla domanda che lei pone nell’introduzione al suo ultimo libro La vita di ogni giorno (Einaudi, 2016): che ne è della filosofia?
La filosofia oggi si divide in due grandi strade: una è quella dei professionisti, dei professori delle università, il posto dove è giusto che nasca e si muova perché, come tante altre discipline tecniche ha bisogno di luoghi dove alimentarsi e strutturarsi. Il punto è che la maggior parte della filosofia che nasce e cresce in questi luoghi, ci resta per sempre. Io, riprendendo una tradizione di filosofi tra i quali il mio pensatore di riferimento Henry David Thoreau, mi oppongo a questo modello: finché ci sono professori di filosofia ma non ci sono filosofi, la filosofia non arriva da nessuna parte perché non riesce a impattare su quello che sarebbe il suo terreno naturale.
Qual è, oggi, il terreno della filosofia?
La convinzione di alcuni di noi è che sia la vita di ogni giorno, il senso dell’esistenza. Una filosofia, quindi, che non diventa semplicistica ma che, pur mantenendo la sua struttura di scienza complessa, sia in grado di far capire che bisogna modificare la propria vita anche attraverso la teoria.
Possiamo dire che, con questo libro, lei si è “preso una pausa” dalla sua teoria dell’antispecismo debole per la quale è noto ai più?
A dire il vero mi sono sempre occupato di temi molto più ampi dell’antispecismo che è una parte anche piuttosto piccola della mia produzione ma che, essendo particolarmente ancorata allo spirito del tempo ti cannibalizza. Quello che è capitato a me come filosofo è quello che è capitato, ad esempio, a Paola Maugeri che da quando è vegana, non è più la dj e specialista di musica, ma la dj vegana, oppure a Giulia Innocenzi che non è più una giornalista di inchiesta ma la giornalista animalista. Il rispetto per gli animali, a tutti i livelli, è un argomento talmente urgente, importante e centrale per la vita che l’unico modo per affrontarlo e gestirlo è ghettizzarlo e ghettizzare le persone che se ne occupano.
Cosa significa per lei essere animalista?
Per me, l’animalismo è parte di un sistema filosofico molto ampio che ha a che fare con la riconcettualizzazione della vita umana nel futuro e quindi anche del rapporto che l’essere umano deve avere con chi è diverso da sé, con l’ambiente e le forme di vita circostanti. Non si tratta, quindi, della promozione di una dieta: a me non interessa affatto sapere cosa la gente abbia nel proprio frigo. Ammetto che, auspicabilmente, mi auguro che si possa arrivare a nutrirsi in modo non violento, ma il punto reale è la relazione che l’uomo vuole avere con l’ambiente del futuro e come modificherà la sua vita. A fine anno uscirà, sempre per Einaudi, il mio libro Fragile umanità che spiega come il concetto di umanità sia precario il mondo è un sistema di relazioni e il sistema chiuso non premia.
Questi sono, in parte, i concetti che lei ha sviluppato nella sua teoria del postumano contemporaneo.
Esatto. Il postumano è lo spazio geometrico in cui si tratteggia un’altra umanità e da questo tema è nato Waiting Posthuman Studio, un collettivo, un’unità di ricerca interdisciplinare che si basa sulla convinzione che la filosofia debba necessariamente, e non per mia scelta, lavorare con architettura, arte, e design. L’idea è che molte delle teorie filosofiche non debbano trovare applicazione nelle scienze pure e nelle argomentazioni ma nella vita artistica e negli spazi di vita. Un progetto, sposato dall’architetta Azzurra Muzzonigro e dall’artista Laura Cionci, che portiamo avanti tra Milano e Torino e che lavora per la costruzione dell’immagine dell’essere umano che verrà, che sarà diversa da quello antropocentrico, specista, distruttore e violento che è oggi.
Sono tutte tematiche strettamente connesse all’animalismo e all’antispecismo. Cosa ha cambiato in lei l’essere animalista?
L’animalismo è stato un grande ingresso in un sistema di valori più integrato con i problemi reali della vita. Ti mette di fronte a una tragedia, ad animali che muoiono a milioni e nei modi più atroci: teste segate, pance aperte, sangue dappertutto, piccoli separati dalle madri, ambienti puzzolenti, tetri e schifosi. L’animalismo ti permette di avere un sistema di valori in cui le cavolate delle nostre vite quotidiane come un professore universitario che mi taccia di imbecillità, divulgazione o, addirittura, di gioventù passano assolutamente in secondo piano perché io so che diritto ho di stare al mondo e a quanti esseri viventi questo sia stato negato.
Lei oggi che regime alimentare segue?
Quello vegano. Ho, però, un sistema di valori elastico per cui se, ad esempio, sono al compleanno di una bambina di due anni che, con candore, mi offre una fetta della sua torta, dicendo che l’ha presa proprio per me, di certo non la rifiuto, anche se non sarei mai andato a prenderla dal tavolo. Trovo però che sarebbe assolutamente immorale rifiutarla.
Chi è Leonardo Caffo?
È uno che cerca di fare bene il suo mestiere. E aggiungo che la filosofia è un mestiere anomalo che mi costringe a ficcare il naso un po’ ovunque.