Di cosa parla questo articolo?
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Donna Kara nella Valle dell’Omo, Ethiopia, 2012.
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Burma, Febbraio 2011
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Due donne Kara in Ethiopia, 2012.
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Giovane Monaco in Doorway, Myanmar (Burma), 2010.
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Jodhpur, Rajasthan, India, 2005.
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Ragazzo in fuga, Jodhpur, India, 2007
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Sharbat Gula, ragazza afgana al campo profughi di Nasir Bagh vicino a Peshawar, Pakistan, 1984
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Pescatori, Weligama, costa Sud, Sri Lanka, 1995
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Bambino avvolto in una coperta, Xigaze, Tibet, 1989
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Bandiere di preghiera, Tibet, 2005.
Foto di Steve McCurry
Uno dei più grandi maestri della fotografia del nostro secolo. Nato a Philadelphia nel 1950, comincia presto a collaborare come fotografo per un giornale locale. Dopo tre anni decide di recarsi in India e comporre il suo primo vero portfolio con immagini del viaggio. Dopo la pubblicazione del suo primo lavoro importante sull’Afghanistan, collabora con alcune delle riviste più prestigiose: Time, Life, Newsweek, Geo e il National Geographic. Inviato su mille fronti di guerra, da Beirut alla Cambogia, dal Kuwait all’ex Jugoslavia, all’Afghanistan, McCurry si è sempre spinto in prima linea rischiando la vita pur di testimoniare gli effetti e le conseguenze dei conflitti in tutto il mondo. Membro dell’agenzia Magnum dal 1985, vincitore di molti premi foto giornalistici fra cui il World Press Photo Awards, Steve McCurry è l’autore del celeberrimo reportage sulla ragazza divenuta icona del conflitto afghano sulle pagine del National Geographic nel mondo.
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Come in un “viaggio intorno all’uomo”, la fotografia di Steve McCurry mostra la vertigine della guerra, del dolore e della paura ma anche la poesia del quotidiano, la riscoperta dell’infanzia e il gusto dell’esotico. Il suo sguardo è sincero ed empatico allo stesso tempo. Il suo ritratto più famoso è quello della ragazza afgana dagli occhi verdi: uno sguardo diretto che inchioda chiunque lo guardi alle proprie responsabilità, vera icona del conflitto in Afghanistan.
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