Contro lo spopolamento e le difficoltà di vita nei piccoli centri, Legacoop propone una rete virtuosa di attività sostenibili: dal turismo responsabile allo sviluppo di servizi culturali al risparmio energetico
Le prospettive di contrazione della spesa pubblica che riguardano soprattutto gli enti locali, avranno come conseguenza una ulteriore riduzione del welfare e della qualità della vita dei cittadini. Come uscirne? Promuovendo la sostenibilità culturale e l’approccio cooperativo. Nasce da questo concetto il progetto “Cooperative di comunità”, lanciato da Legacoop per la promozione e la crescita di una rete diffusa di cooperative con lo scopo di valorizzare e rivitalizzare le piccole comunità locali. Lavorando in partnership con l’associazione dei Borghi Autentici d’Italia (che raggruppa circa 160 piccoli Comuni), con FederlegnoArredo (l’organizzazione settoriale di Confindustria), Legambiente, e il Wwf per la valorizzazione e la commercializzazione dei prodotti delle Oasi.
Il punto di partenza sono le esperienze già attivate in diverse aree d’Italia, impegnate in diverse attività (servizi socio-assistenziali e di pubblica utilità, tutela ambientale, attività turistiche, commerciali e agricole), che hanno saputo sviluppare una sufficiente “massa critica” per gestire le attività in forma imprenditoriale. «Non stiamo inventando nulla di nuovo», spiega Bruno Busacca, responsabile relazioni istituzionali di Legacoop Nazionale. «Abbiamo avviato circa un anno fa il progetto delle cooperative di comunità perché pensiamo che una possibile soluzione a questi problemi sia la capacità dei cittadini di auto-organizzarsi per rispondere ai propri bisogni». Una strada che permette anche di aumentare l’occupazione. «Per esempio nei piccoli centri se il bar o altre attività e servizi chiudono i cittadini si organizzano per tenerli aperti. E la nostra idea potrebbe funzionare anche negli insediamenti periferici urbani, caratterizzati da forte isolamento». Il ruolo di Legacoop è fornire servizi e assistenza per il censimento delle realtà esistenti e l’attivazione sul territorio di nuove esperienze di cooperative di comunità, sfruttando una rete capillare che conta circa 14 mila cooperative in Italia. Il resto arriva dai contatti e dalla collaborazione con associazioni, Pro Loco, istituzioni locali, soggetti pubblici e privati, che condividano le medesime finalità di servizio pubblico. In una fase difficile come la presente, secondo Busacca, servono gesti di fiducia e scambio di esperienze. «La comunità si autoproduce i servizi in forma cooperativa e attrae turisti. La ricaduta è la valorizzazione del borgo, del luogo, e la creazione di posti di lavoro».
A Cerreto Alpi, frazione del comune di Collagna (Reggio Emilia), la nascita della cooperativa “I Briganti di Cerreto” nel 2003 ha permesso il recupero dell’antico borgo trasformandolo in un centro turistico-culturale, con il coinvolgimento dei diversi soggetti della comunità locale valorizzando risorse e competenze. Gli obiettivi di creare occupazione, recuperare attivamente il territorio, garantire vivibilità e salvaguardare la memoria condivisa, sono stati centrati attraverso il “turismo di comunità” partecipato e fortemente legato al territorio, che ha coinvolto diverse tipologie di accoglienza (dalla parrocchia all’agriturismo, dall’albergo ai privati), con la promozione di servizi al turismo e allo sport ecosostenibile e il coinvolgimento in un’offerta integrata di artigiani e produttori locali di alimenti tipici. In Val Cavallina, nella Bergamasca, la Cooperativa sociale “L’Innesto” da 12 anni è attiva sul territorio per promuovere il recupero e il rilancio del territorio, puntando in primo luogo sulle attività turistiche e culturali e sul sostegno all’economia locale. Nel 2009 l’avvio del Pia, Progetto integrato d’area, mette in rete l’attività della cooperativa con un consorzio di Comuni, una Comunità montana, nove Comuni e quattro parrocchie, capofila il Consorzio servizi della Val Cavallina, con il sostegno finanziario della Regione Lombardia. All’interno di questo piano, la cooperativa promuove il progetto “Il Borgo Antico e la Valle delle Sorgenti” e prevede il recupero e la riconversione turistico-ricettiva di parte dell’antico insediamento, opportunità di crescita economica, sostenibilità ambientale e creazione di posti di lavoro in ambito protetto.
La diffusione dell’energia da fonti rinnovabili è stato il motore per l’avvio del progetto di cooperativa di comunità a Melpignano (Lecce), ufficialmente costituita fra 71 soci (Comune compreso) a luglio di quest’anno, con tanto di notaio al lavoro sulla pubblica piazza, e un protocollo di intesa fra Legacoop e Associazione Borghi autentici d’Italia. Il primo progetto della cooperativa è legato alla solarizzazione dei tetti con l’installazione diffusa di impianti fotovoltaici per la produzione e l’autoconsumo domestico di energia elettrica. Il circuito economico virtuoso ha portato vantaggi ai cittadini/soci cooperatori (circa 180 le famiglie che hanno dato disponibilità all’installazione degli impianti da 3 kW in media), così come a professionisti e artigiani. Con l’utile ricavato dall’operazione saranno effettuati interventi per il miglioramento dell’ambiente urbano. Parte invece dall’educazione ambientale il percorso compiuto a Penne (Pescara) dalla cooperativa “Cogecstre”, avviata nel 1980 per la gestione di centri sportivi e turistici e per la ricerca ecologica, con una particolare attenzione per le problematiche sociali e con il coinvolgimento di numerosi volontari e collaboratori anche dalle fasce a rischio. Dal 1987, in concomitanza con la creazione della prima oasi Wwf in Abruzzo “Riserva naturale regionale Lago di Penne”, partono le attività legate alla gestione delle aree naturali protette e alla redazione dei progetti per la conservazione della biodiversità, oltre a una rete di attività economiche ecosostenibili che toccano i settori agricolo, artigianale, turistico e dei servizi che dal polo verde si spingono fino alla rivitalizzazione del centro storico urbano. Da questo vasto alveo sono nati la “Masseria dell’Oasi” (produzione e trasformazione di prodotti dell’agricoltura biologica), il “Laboratorio dell’Oasi” (si occupa di falegnameria, serigrafia e ceramica tradizionali), oltre all’attività editoriale legata all’educazione ambientale.