Nel suo libro Sociability, il giornalista digitale parla di come il timore dell'accoglienza del proprio pensiero sui social stia appiattendo il pensiero e la complessità e della necessità di porsi in maniera critica di fronte alle news e alle condivisioni
Un tempo, quando si parlava di censura, si pensava subito al potere. Oggi a stimolare la censura, o meglio, l’autocensura è l’idea dell’accoglienza del proprio pensiero da parte di follower e utenti social. Nasce proprio da una riflessione sulla censura e sui meccanismi di quella gigantesca macchina del web, il libro Sociability – Come i social stanno cambiando il nostro modo di informarci e fare attivismo (Piemme, 2022) del giornalista Francesco Oggiano.
Il gradimento sui social è la nuova forma di autocensura
Quanta vivacità intellettuale ci stiamo perdendo, per paura che ci prendano di mira per una frase postata su un social e mal interpretata? E’ proprio questa una delle domande che ha stimolato il testo di Francesco Oggiano, digital journalist e socio di Will Italia, progetto di informazione sui social.
“È come se oggi avessimo il costante dubbio o timore – spiega Oggiano – di scrivere o meno pensieri allineati al pensiero dominante e quindi alienarci follower e amici virtuali e persino finire al centro di una shitstorm. E per questo, tante volte lasciamo stare proprio per evitare di entrare in dinamiche del genere. In pratica, siamo di fronte al contrasto tra complessità e semplificazione, tra approfondimento e indignazione e polemiche fini a se stesse. In questo libro ho voluto dare il mio contributo, fornendo quello che reputo qualche strumento utile a far prevalere la complessità, la tolleranza e libertà rispetto all’appiattimento”.
Un libro che non è pensato per gli addetti ai lavori ma per tutti e soprattutto per chi comincia a chiedersi davvero cosa siano le fake news e cosa ci sia alla base di alcune scelte. E da queste scelte dipendono in gran parte il futuro dell’informazione, della democrazia e della vita sociale.
“Oggi – dice Oggiano – dilagano conformismo, fake news e addirittura “fuck news” (quelle notizie totalmente false e costruite appositamente per imprecare di indignazione e condividere). La rabbia, infatti, sembra essere diventata lo stato d’animo prevalente online a scapito della vivacità intellettuale. Si tratta di meccanismi perversi che stanno radicalmente trasformando il modo di fare informazione e di apprendere”.
La necessità di corsi di media literacy
E serve una curiosità verso questi meccanismi che di fatto comincia a emergere solo negli ultimi anni. “Diciamo che a livello strutturale – aggiunge – non capisco perché ancora in Italia non esistano corsi di media literacy come succede, invece, nel paesi del Nord Europa”. Corsi ed educazione civica digitale che sarebbero necessari per riconoscere le bufale, per difendersi da certe dinamiche che, spesso, fagocitano gli utenti dei social non facendo discernere più correttamente quali siano le notizie e quali, invece, congetture o addirittura invenzioni e quindi disinformazione.
Insomma, l’attivismo digitale sta cambiando le imprese e la politica e sta cambiando la narrazione della cronaca. “I social come Instagram – dice – prima erano posti in cui andavi per dimenticarti del mondo, mentre ora sono il posto in cui vai per scoprirlo”.
I social nella narrazione del Covid e della Guerra Russia-Ucraina
E in queste dinamiche in continuo movimento non poteva non entrare la narrazione di alcune delle questioni mondiali che più hanno e stanno influenzando le nostre vite: dal Covid al conflitto Russia Ucraina.
“Per quanto riguarda la Pandemia – dice – in realtà ho notato che le persone hanno, per lo più preferito cercare fonti ufficiali. C’è stato, almeno nel primo periodo, un incremento degli accessi ai siti ufficiali e verificati sintomo che la gente cercava credibilità (perché difendersi dalle bufale sulla salute è ancora più necessario, nda)”. Il binomio coronavirus e social network è stato, infatti, al centro dell’attenzione dei sociologi che hanno spesso consigliato come difendersi.
“Nel caso del conflitto in Ucraina – continua Oggiano – , invece, posso solo dire che a poco più di un mese dal suo inizio è già la guerra più documentata della storia”.
E la documentazione, se ben fatta, non è mai un male. Il problema è sempre quello di valutare la provenienza delle notizie e verificare le fonti. Per questo, come sottolinea Francesco Oggiano che nel suo libro stila anche una sorta di vademecum con i consigli per comportarsi di fronte alle notizie e soprattutto alle notizie che fanno, facilmente, indignare, ci sono due cose fondamentali da fare:
- Consultare almeno tre fonti – «Se hai una fonte, è lei che controlla te. Se ne hai dieci, sei tu che controlli loro».
- Quando ti sembra troppo bella per essere vera, non è vera – È sempre, sempre, più complessa. E magari pure più bella.
Maria Enza Giannetto