Il suo nome ha vari significati: “custode della foresta”, “uomo inquieto”, “gamba forte”, “figlio del vento”. Membro del popolo dei Guaranì del Mato Grosso, in Brasile, è stato portavoce delle minoranze indigene per l’Unesco. Ha subito, insieme con la sua gente, la cacciata dalle proprie terre attorno alle cascate di Iguazù a causa del grande progetto idroelettrico della diga di Itaipù.
È stato in seguito inserito in un programma di inculturazione forzata, dopo il quale ha deciso di ritornare a vivere in selva, dove l’ennesima violenza ad opera di un gruppo di mercenari per la conquista della sua terra cancella definitivamente la sua comunità. Da quel momento decide di dedicare la sua vita alla difesa, in modo pacifico, dei diritti indigeni.
Da diversi anni vive in Italia ed è impegnato in svariati progetti che coinvolgono anche studenti nelle scuole e nelle università del nostro Paese per la promozione di una vera cultura di pace e rispetto della diversità, oltre a psicoterapeuti e studiosi per l’applicazione a livello di benessere psicofisico di pratiche di cura che appartengono al mondo della spiritualità indigena.