Wise Society : La repubblica degli stagisti

La repubblica degli stagisti

di Sebastiano Guanziroli
16 Settembre 2010

Un sito che è diventato punto di riferimento per aziende a giovani in cerca di lavoro. Con tanto di Carta per essere informati e non svendere le proprie capacità. E bollino di qulità che certifica le aziende politicamente corrette...

La “Repubblica degli Stagisti” è una nazione abitata da circa mezzo milione di “giovani” dai 16 ai 40 anni, con un’economia basata quando va bene sul rimborso spese, quando va male sul niente, e che solo uno su dieci riesce ad abbandonare…  una nazione che assomiglia molto all’Italia di oggi.

 

Eleonora Voltolina, giornalista. Ph: Lucia CerianiMa la “Repubblica degli Stagisti” è anche un sito web nato esattamente tre anni fa per iniziativa di Eleonora Voltolina, una giornalista intraprendente che, dopo essere passata attraverso cinque stage mai trasformati in posto di lavoro, ha deciso di fare una professione delle proprie esperienze di tirocinante. A distanza di tre anni il suo sito è diventato un punto di riferimento per stagisti e aziende, un punto di vista privilegiato sul mondo del “quasi lavoro”: «La situazione generale, nel frattempo, è peggiorata – spiega – La crisi economica ha causato una contrazione dei posti di lavoro e degli stage, che quantitativamente sono ancora aumentati, ma ad un tasso inferiore. La corsa allo stagista delle imprese diciamo che è stata solo rallentata. Qualitativamente, invece, non possiamo dire nulla, perché è incredibile a dirsi, ma in Italia nessun ente monitora gli stage e mancano rilevazioni sulla durata, le condizioni economiche, l’età degli stagisti, il contratto che viene offerto loro».

 

Mancando queste informazioni necessarie, “La Repubblica degli Stagisti” ha fatto un sondaggio online che ha coinvolto 3000 persone. Nonostante non abbiano valore statistico, i numeri emersi sono comunque significativi: più del 50% degli stage non prevede rimborso, solo il 10% si conclude con la permanenza in azienda, e solo il 30% degli stagisti vi ha fatto affidamento per la propria formazione: «Questo sfata il mito che lo stage venga usato a scopi formativi – prosegue Voltolina – la realtà è che è diventato un modo per trovare lavoro dopo essere stati sfruttati per un po’. La parola “stage” ormai ha una connotazione negativa, e una delle nostre battaglie è cambiare questa tendenza: lo stage in sé è uno strumento molto utile, ma fatto alle giuste condizioni, cioè da giovani e con un giusto trattamento. Come avviene all’estero».

 

E’ con questo obiettivo che il suo sito ha steso una Carta dei diritti dello stagista e inventato il “Bollino OK Stage”, che rende immediatamente riconoscibili quelle aziende che si impegnano a utilizzare lo stage secondo una serie di criteri virtuosi. Sono le aziende che garantiscono di rispettare la Carta dando un percorso formativo serio, un rimborso spese adeguato all’età e alla scolarità dello stagista, una buona percentuale di assunti dopo lo stage. Cose semplici che nella gran parte dei casi però non sono garantite. Le aziende così certificate possono mettere annunci sul sito e avere una visibilità positiva. E gli aspiranti stagisti? «Sul sito trovano notizie, news, approfondimenti e inchieste. L’informazione è fondamentale, perché se sei informato è più difficile essere sfruttato. Noi stimoliamo i ragazzi anche a rifiutare le offerte al ribasso, e garantiamo la massima trasparenza delle aziende con cui collaboriamo. Il web spesso è un ricettacolo di annunci-civetta: abbiamo fatto, ad esempio, un’inchiesta su un’azienda che prometteva stage e poi chiedeva soldi per fare corsi di formazione». Era un’azienda del settore moda, un settore molto a rischio come altri settori “glamour”. Il principio è semplice: più un settore è desiderabile, più c’è squilibrio tra domanda e offerta, più le aziende possono permettersi di sfruttare i ragazzi. Lavori ambiti creano stage infiniti, dice Voltolina.

 

Cover libro“La Repubblica degli Stagisti” è diventato un punto di riferimento con 14 mila iscritti e tanti altri lettori. Nel primo post, tre anni fa, Eleonora Voltolina scriveva: “Basta subire. Cominciamo a raccontare le nostre storie. Per me siamo tanti. E l’unione fa la forza”. Ci crede ancora? «Ne sono ancora più convinta. Avevo pensato di scrivere un blog perché io stessa ero reduce da ben cinque stage, l’ultimo dei quali fatto a 28 anni. Non erano state esperienze negative, ma avevo capito che i ragazzi come me avevano bisogno di informazione e di avere delle armi in più. Spero di essere stata utile ai ragazzi».

 

Proprio per i ragazzi è la dedica del libro che Eleonora Voltolina ha appena pubblicato con Laterza, dal titolo naturalmente di “La Repubblica degli Stagisti”. Una panoramica dell’universo stage in Italia, con tante storie personali. Nell’ultimo capitolo, “Gli stagisti vissero felici e contenti”, sono raccontate solo esperienze positive, che esistono e non sono solo favole.  «Lo stage non è una gabbia, non è un obbligo – conclude – se uno sta male, si sente infelice, magari sfruttato, o sottoutilizzato, può e deve agire. Non bisogna rinunciare a cercare occasioni più appaganti, perchè uno stage infelice rischia di far perdere fiducia nel futuro». 

 

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