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Nunzia Giunta, di Uomo e Ambiente: “Se cresce la gentilezza in azienda cresce anche il fatturato”

di Vincenzo Petraglia
30 Dicembre 2023

Gender gap, inclusione, benessere delle persone e nuovi modelli organizzativi. Ne abbiamo parlato con un'esperta del settore, alla guida di una realtà virtuosa (e pluripremiata) che ha incentrato il suo successo proprio su queste tematiche

È stata nel 2022 una delle prime dieci aziende in Italia ad ottenere la certificazione per la Parità di Genere: si chiama Uomo e Ambiente, società di servizi di consulenza e formazione torinese fondata, insieme con il marito Mario Burrascano, da Nunzia Giunta, imprenditrice alla quale è stato da poco assegnato il Premio Women Value Company, nato dalla collaborazione del Gruppo Intesa Sanpaolo con la Fondazione Marisa Bellisario.

Un riconoscimento dedicato alle piccole e medie imprese che attuano concrete e innovative politiche di inclusione, valorizzano il talento femminile e il merito, sviluppano soluzioni efficaci di welfare aziendale, politiche flessibili di organizzazione del lavoro, servizi in grado di facilitare il rapporto famiglia/lavoro, politiche retributive non discriminatorie e che determinino un’allargata cultura della diversità di genere tesa a superare il gender gap.

Nunzia Giunta

Nunzia Giunta con “il manager delle coccole”, cagnolino adottato da Uomo e Ambiente diventato la mascotte dell’ufficio e allo stesso tempo piacevolissimo “strumento” di pet therapy per le persone che lavorano nella sede torinese della società. 

Uomo e Ambiente, un modello di business pluripremiato

Uomo e Ambiente, di cui Nunzia Giunta è socia e a.d., è società benefit e B Corp che offre servizi di consulenza su compliance, sistemi di gestione e modelli organizzativi, con lo scopo di accompagnare le imprese verso logiche di sviluppo sostenibile.

Una realtà con un preciso modello di business che impiega una trentina di persone (50 se si considera la rete di professionisti esterni) che negli ultimi anni ha fatto registrare un tasso medio di crescita dei ricavi  del 25%, che si attestano intono ai due milioni di euro, con un piano di espansione che prevede l’apertura di dieci nuove sedi su tutto il territorio nazionale e un’altra a Lugano, in Svizzera.

Una organizzazione che proprio per il suo modello di business si è guadagnata svariati premi e riconoscimenti. Fra tutti, nel 2021, la medaglia d’oro EcoVadis, con un rating Esg che la colloca nel 5% delle migliori organizzazioni valutate a livello mondiale. O, ancora, nel gennaio 2023, a fronte di un’ulteriore analisi prestazionale, la medaglia di Platino, grazie a un rating Esg che posiziona l’azienda in una ristretta élite dell’1% delle imprese valutate a livello mondiale. 

Abbiamo intervistato Nunzia Giunta, che è anche Happiness chief officer – nuova professione che si sta facendo largo per garantire un ambiente di lavoro più positivo e collaborativo teso a favorire il benessere delle persone – per parlare di inclusione e gender gap, happiness management, modelli organizzativi di nuova generazione e di…gentilezza, che in genere latita nelle organizzazioni nonostante possa offrire notevoli vantaggi sia alle persone che all’azienda, anche in termini di risultati economici.

Lei si definisce “amministratore delicato”. Cioè?

Cerco di promuovere l’idea che sia possibile una forma di leadership che non usa la forza come strumento di imposizione, ma sceglie la gentilezza e l’empatia come fattore di aggregazione e coinvolgimento delle persone, anche e soprattutto in azienda.

Perchè la gentilezza, anche in azienda, può essere più fruttuoso per tutti?

A volte non ci rendiamo conto quanto una piccola azione possa cambiare il corso della nostra giornata, siamo schermati e tendenzialmente sempre sospettosi nei confronti degli altri perché pensiamo che gli altri vogliano sempre qualcosa da noi.

Ciò ci impoverisce, ognuno di noi ha bisogno l’uno dell’altro e le fragilità di ciascuno di noi, se usate bene, possono diventare un punto di forza e creare rapporti interpersonali più profondi. Non vanno vissute, quindi, come una vergogna, ma ognuno di noi dovrebbe trovare la forza e la voglia di condividerle con gli altri e di aiutarsi reciprocamente.

Faccio parte della rete “Imprenditori della gentilezza” e credo che ogni imprenditore, manager, leader dovrebbe lavorare per creare un ecosistema di persone e valori sano e condiviso. La sostenibilità non è solo ambiente, se un’azienda è sostenibile a livello ambientale, ma poi non tratta bene le persone, non può dirsi sostenibile.

Lei è anche Chief happiness officer. Vale a dire?

In passato andava l’idea che bisogna comandare, ma le persone non vanno comandate, c’è bisogno invece di condivisione di valori, fiducia, rispetto e stima reciproca. Visto che passiamo gran parte della nostra vita sul lavoro, penso che se si riesce a passare questo tempo in un ambiente positivo, dove ci si aiuta e sostiene vicendevolmente, si vive tutti meglio e a giovarne è anche l’azienda, con persone più motivate ed efficienti, con un ritorno quindi anche dal punto di vista del fatturato. 

Sono stata sempre convinta di ciò, poi ho scoperto che c’era questa certificazione, così ho fatto un corso per formarmi. Il lavoro di questa figura professionale è quella di fare un analisi del clima aziendale, in modo anonimo, facendo fare dei questionari, per capire cosa le persone pensano dell’azienda. Si parte quindi da questa analisi del clima aziendale per individuare delle azioni concrete per risolvere le situazioni di conflitto e rispondere ai reali bisogni delle persone che lavorano in azienda.

Si creano momenti di ascolto, per i quali ogni persona può prenotarsi, per capire cosa c’è che non va, se ci sono critiche costruttive e dove possiamo migliorare, si fanno anche laboratori per una gestione delle emozioni più costruttiva e meno distruttiva. Alla base c’è sempre, quindi, l’ascolto, perché ognuno di noi è diverso e ha specifiche esigenze e modi di “funzionare”.

mamme, savethechildren, festadellamamma

Foto: iStock

Di recente ha ricevuto il prestigioso Premio Women Value Company, che celebra il talento espresso dalle donne nei vari ambiti del vivere civile. A che punto siamo in Italia sotto il profilo del gender gap?

Penso ci sia ancora molto da fare, nonostante la situazione sia migliorata rispetto al passato. Ci hanno da sempre inculcato che ci dobbiamo accontentare o subire, un mindset talmente radicato che è difficile estirparlo. Spesso ci siamo dovute mascolinizzare per fare carriera e questa è una perdita. Penso che una donna, anche per arrivare ai vertici, abbia bisogno di rimanere donna con la sua empatia e la sua sensibilità. Se perdiamo noi stesse, la nostra essenza, è sicuramente una perdita, per l’intera società…

Un’organizzazione saggia, “wise” appunto, di cosa avrebbe bisogno e quali caratteristiche dovrebbe avere secondo lei?

Dovrebbe innanzitutto avere dei valori chiari comuni a cui ispirarsi e nei quali le persone dell’organizzazione possano riconoscersi. Non devono mai mancare il rispetto, la cooperazione, la coerenza e la lealtà verso le persone, e anche l’umiltà. Se si è arroganti e si vuole prevaricare sugli altri non si va lontano.

E poi bisogna che l’organizzazione abbia un approccio “umanistico” al business, vale a dire attenzione alla persona, senza spremerla, sfruttarla, farla tornare a casa demotivata, ma mettendola invece al centro in un ambiente in cui ci sia sempre reciprocità. Solo così si può creare un ambiente positivo e motivante.

Questo non figura in un bilancio, ma credo che sia fondamentale in un’organizzazione sana, che va oltre il profitto economico ma si basa sulle relazioni e sulla stima reciproca. A giovarsene saranno le persone e l’organizzazione stessa, questo è indubbio.

Vincenzo Petraglia

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