In un mondo che ci spinge a correre, questo concetto ci invita a rallentare e a godere delle piccole meraviglie della vita. È una lezione di leggerezza che ci incoraggia a trovare serenità nelle cose semplici
Quante volte ci è capitato di alzare lo sguardo in un bosco, in un parco o in un viale alberato, affascinati dal sole che filtra tra i rami e le foglie? I giapponesi hanno una parola per descrivere questo effetto della luce: “komorebi”, ovvero la luce che filtra tra il verde brillante degli alberi, rapida e mutevole come una danza. A livello culturale, esprime uno stato d’animo e ci incoraggia a cercare la luce anche nell’ombra e nell’oscurità, insegnandoci a vivere il presente e ad ambire alla serenità interiore. Come la luce che danza tra le foglie, anche noi possiamo imparare a vivere con grazia, apprezzando i piccoli momenti di passaggio che rivelano la vera bellezza: quella delle piccole cose che squarciano il buio e alleviano la malinconia e l’ansia.
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Foto Shutterstock
Komorebi, un insegnamento di vita
I sottili raggi di sole rappresentano i piccoli gesti quotidiani e le piccole gioie che ci aiutano a trovare bellezza anche nelle situazioni più semplici e fugaci, contribuendo al nostro benessere mentale. È l’equilibrio tra luce e ombra, e l’accettazione della transitorietà delle cose, che porta alla serenità interiore.
Questa sensibilità verso la luce e la natura, tipica della cultura giapponese, ci offre una lezione importante: la bellezza si trova ovunque, basta saperla vedere. Spesso siamo così presi dai nostri problemi che dimentichiamo di fermarci e osservare ciò che ci circonda: il komorebi ci ricorda che la vita non è fatta solo di grandi eventi, ma anche di piccoli momenti di tranquillità e contemplazione. Concentrarsi solo sulle brutture difficili della vita di sicuro non aiuta né a combatterle né a risolverle. E se non si risolvono nemmeno con una positività a tutti i costi, certamente avere una attitudine positiva nei confronti delle piccole cose belle, aiuta ad affrontare meglio anche quelle negative.
In Giappone, questo concetto si lega alla filosofia dello zen e al wabi-sabi, che celebra la bellezza dell’imperfezione e della transitorietà. La luce che filtra tra le foglie è un attimo fuggente, ma è proprio questa caducità a renderla preziosa, così come la vita, fatta di momenti che non torneranno, di istanti che dobbiamo apprezzare per quello che sono.
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Foto di Steven Kamenar su Unsplash
Capire il komorebi con il cinema
Per noi occidentali, più propensi ad anelare la luce in fondo al tunnel che a trovare bellezza e pace in sottili raggi di sole che rompono il buio, non è facile da comprendere la grande lezione universale del komorebi, eppure la luce, con la sua capacità di trasformare il mondo, è sempre lì per ricordarci che ogni momento è prezioso e speciale, se solo siamo disposti a fermarci e apprezzarlo.
Il cinema autoriale ci viene incontro, per farci comprendere meglio questo concetto: possiamo infatti cercare di capire questa filosofia di vita attraverso il film del 2023 Perfect Days di Wim Wenders, non per niente ambientato a Tokyo. Pur non trattando esplicitamente il komorebi, esplora temi quali la bellezza della semplicità e l’attenzione ai piccoli momenti di ogni giorno. La vita del protagonista, Hirayama, è scandita da tutta una serie di attività quotidiane che di bello, per lo spettatore, hanno ben poco: una routine profonda che diventa rito, dando un ritmo costante alla vita del protagonista, che scorre senza sobbalzi o colpi di scena.
In tutto il film, le inquadrature rivolte alle fronde degli alberi da cui trapelano raggi di luce sono una costante, e sono forse i soli momenti di cui capiamo la bellezza: attimi di ogni giorno che Hirayama cattura rivolgendo la sua fotocamera analogica verso il cielo, senza però mediare lo sguardo con l’obiettivo. Cattura l’attimo, lo osserva in prima persona e china la testa con gratitudine. Il film racconta l’equilibrio che c’è nei piccoli gesti quotidiani, che aiutano a “restare” nel proprio presente, senza lasciarci travolgere dai rimorsi del passato o dalle aspettative nel futuro. Restare a volte è la sola cosa che si può fare, tanto vale farlo con gioia, rallentando e apprezzando le piccole cose che ci circondano. Un gesto alla volta.
Paola Greco