Wise Society : Sappiamo davvero da dove provengono i gioielli che indossiamo o regaliamo?
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Sappiamo davvero da dove provengono i gioielli che indossiamo o regaliamo?

di Vincenzo Petraglia
3 Aprile 2022

Abbiamo intervistato Roberto Ricci, ceo e anima creativa di Rubinia Gioielli, eccellenza del made in Italy che ha fatto una scelta (purtroppo ancora minoritaria nel mercato dei preziosi) a favore del pianeta e dei diritti umani

Cosa sappiamo degli sfavillanti monili che così tanto ci piace indossare o regalare? Quanto sono sostenibili e che impatto hanno sull’ambiente e sulla comunità? Da tempo organizzazioni internazionali come Human Rights Watch cercano di fare chiarezza sulle condizioni di lavoro nelle miniere da cui si estraggono metalli pregiati e pietre preziose e sulle conseguenze che l’estrazione di questo materiale ha sugli ecosistemi. D’altronde sono molti gli interrogativi e le situazioni poco trasparenti che circondano il mercato dei preziosi, che non di rado – non a caso si parla di “diamanti di sangue” (portati anche sul grande schermo da Leonardo DiCaprio in Blood diamond – foraggia regimi dittatoriali e conflitti civili.

Da un po’ di tempo a questa parte però diversi brand hanno per fortuna avviato un percorso teso a garantire sostenibilità ambientale e rispetto dei diritti umani, anche grazie alla presenza di alcune certificazioni tramite cui è possibile tracciare la filiera dei gioielli che si acquistano. Fra questi l’italianissimo Rubinia Gioielli, che ha fatto scelte importanti in tal senso, come ci spiega in quest’intervista l’amministratore delegato e anima creativa di questa eccellenza tutta made in Italy Roberto Ricci.

Che cos’è per Rubinia la sostenibilità e come la persegue?

Rubinia è sempre stata attenta e ispirata alla natura, sin dalla nascita. La nascita del suo nome affonda le radici nella pianta della robinia e nel rubino, il principe delle gemme. Mio nonno, contadino, mi ha sempre spronato a lasciare un posto meglio di come lo si è trovato: la sostenibilità non deve trascurare i piccoli gesti, ma da essi partire, per poi arrivare a grandi progetti.

Roberto Ricci

Roberto Ricci, amministratore delegato e anima creativa di Rubinia Gioielli.

La sostenibilità per Rubinia va a braccetto con la solidarietà e da sempre l’azienda è stata attenta a entrambi gli aspetti di questa stessa medaglia, partecipando attivamente a manifestazioni di solidarietà con moltissime associazioni, con particolare attenzione al mondo dell’infanzia e dei giovani

Ogni azione in ambito commerciale, produttivo, di marketing, di gestione del personale prima di essere messa in atto necessita di valutazioni che riguardano l’impatto ambientale e sociale.

Il lusso non sempre viene percepito come sostenibile e il sostenibile viene invece spesso visto solo come qualcosa di spartano e al limite del brutto. Non è sempre così per fortuna…

Non è così per fortuna, i gioiellieri da sempre sono riciclatori di materiali, con un occhio sempre attento al riutilizzo dei manufatti che cessano la loro vita.

Dal gennaio di quest’anno utilizzate esclusivamente metalli preziosi conformi alla RJC Chain of Custody e riciclati. Ci spiega nel dettaglio cosa significa e come si ottiene questa certificazione? 

Tutti gli acquisti dei metalli vengono effettuati ad un’azienda certificata che garantisce con la sua blockchain la vendita di metalli provenienti non da miniere ma da recupero gioielli che hanno cessato di vivere o da recupero di cicli di lavorazione dei metalli stessi. Se tutte le aziende di gioielleria utilizzassero per le proprie produzioni metalli riciclati non ci sarebbero miniere ed estrazioni.

Il problema è che il mercato dei gioielli purtroppo non sempre è attento alla sostenibilità ambientale e sociale e in passato non sono mancati scandali: dallo sfruttamento minorile ai conflitti finanziati dal commercio dei preziosi nelle zone di guerra. Vede cambiata la situazione, siamo a buon punto o ancora ai primordi?

Penso che siamo all’inizio di un processo lungo e difficile. Per quanto ci riguarda, acquistiamo soltanto diamanti e gemme con certificati e questo ci dà garanzia di provenienza e di gestione etica. Chiaramente le certificazioni hanno un costo e pertanto i consumatori che sono alla ricerca di un prezzo favorevole tendono a non tener conto di queste garanzie. Ma il protagonista principale di questo cambiamento è proprio il consumatore finale che deve richiedere le certificazioni dei prodotti acquistati.

anello rubinia

I gioielli Rubinia sono realizzati tramite materie prime certificate: ciò consente di verificare provenienza e gestione etica di tutte le varie fasi di lavorazione. 

Ad oggi, fatto cento il totale fornitori di metalli e pietre preziose, quanti sono quelli che operano adottando misure rispettose dell’ambiente e dei diritti umani? È possibile fare una stima approssimativa?

È un mercato talmente vasto che non riesco a dare un’indicazione sui numeri. Da tenere in considerazione che esiste uno stock impressionante di prodotti inutilizzati da anni, che vengono messi sul mercato e di cui non si può avere la certezza della provenienza. L’India nella sua vastità è un magazzino a cielo aperto di cui non si possono conoscere le proporzioni.

Quali sono i Paesi da cui proviene la maggior parte di oro e argento?

Sud America, Alaska, Stati Uniti, Russia, Australia, Cina.

E quelli da cui provengono le pietre preziose?

Africa, Sud America, Asia.

Da dove arrivano i metalli riciclati che utilizzate per i vostri gioielli?

Il nostro fornitore unico Italpreziosi SpA, che ci fornisce tutti i materiali riciclati.

I prezzi cambiano rispetto ai prodotti non riciclati?

Aumentano del 2-3 per cento.

Nella vostra collezione ci sono anche gioielli con particolarissimi diamanti gialli…

Proprio nell’ottica della sostenibilità e solidarietà abbiamo seguito sin dall’inizio la società Namdia, al 50% fra lo Stato della Namibia e De Beers, che ci garantisce la provenienza, la tracciabilità e l’utilizzo di risorse locali, oltre alla condivisione degli utili sul territorio, e nel 2020 abbiamo deciso di iniziare questo bellissimo viaggio con l’acquisto di una collezione Namdia Diamanti Gialli. Si tratta di diamanti di colore giallo naturale, non trattati e non di laboratorio.

Come si ottiene un diamante giallo?

Il giallo è dovuto alla presenza di una quantità significativa di molecole di azoto nella struttura cristallina che assorbono le onde luminose.

Tramite la tracciabilità dei diamanti, quali informazioni, io consumatore, posso avere? C’è una sorta di “etichetta” che mi dà tutte le informazioni?

C’è un certificato di origine e un certificato di qualità che accompagna il diamante in ogni passaggio produttivo.

Come si estraggono i materiali preziosi, siano essi argento, oro oppure gemme? Forse noi non addetti ai lavori siamo rimasti alle immagini di film che mostravano tecniche piuttosto rudimentali utilizzate dai cercatori… Dobbiamo resettare un po’ questo immaginario?

Ci sono molti modi di estrazione dei metalli, sicuramente è ancora molto attuale l’immagine dei cercatori d’oro di una volta, basta pensare o fare una ricerca sui cercatori d’oro dell’Amazzonia. A seconda dell’andamento del prezzo del metallo si utilizzano diversi tipi di miniere e diverse tecnologie. Una raccolta molto particolare è quella che avviene nelle profondità degli oceani.

Come si potrebbero ridurre secondo lei le maggiori criticità del comparto a livello sia di impatto ambientale che sociale?

anello con diamante giallo

Fra i gioielli più particolari di Rubinia, quelli con diamanti di colore giallo naturale, non trattati e non di laboratorio.

L’estrazione dell’oro e dei metalli, delle gemme e delle pietre preziose indubbiamente ha, laddove non vengono rispettate le regole dettate dall’etica, un impatto importante sul pianeta e sui diritti umani, con l’utilizzo, per esempio, di forme di lavoro minorile e lo sfruttamento in condizioni precarie delle persone.

L’uso di sostanze inquinanti per l’affinazione dei metalli (mercurio lasciato nelle acque). La soluzione è sempre in mano al consumatore finale nel pretendere determinate garanzie a discapito del prezzo. Non si può pensare che una maglietta comprata a 3 euro in Italia possa avere una produzione sostenibile, non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere!

Oggi tutti parlano di sostenibilità, anche aziende che negli anni precedenti sono state condannate per il non rispetto delle regole. Senza regole non c’è crescita.

Quali obiettivi vi ponete nel medio e lungo termine in ottica di sostenibilità?

Lavorare a tutti i livelli, compresi i nostri 500 concessionari, seminando quotidianamente il seme del rispetto per il nostro pianeta e per i suoi abitanti. In prima persona non perdo occasione per sensibilizzare questo concetto tramite video e dirette sui social da diversi anni. Personalmente ho un passato come scout dove il concetto della natura viene inculcato con azioni pratiche e ancora oggi sono un volontario della Protezione Civile come membro delle Giacche Verdi Lombardia. Ogni piccola azione se fatta da molti diventa un grande risultato…

Curiosità: quali sono le pietre preziose più amate dagli italiani? 

Diamante colorless, cioè bianco, acquamarina, rubino, smeraldo, zaffiro. Il cliente finale difficilmente conosce il mondo delle gemme, Rubinia ha un suo libro costruito nel tempo, “il libro delle gemme di Rubinia”, che viene usato per illustrare questo mondo meraviglioso. Ci sono gemme sconosciute con colori e riflessi stupendi che solo quando vengono mostrate vengono apprezzate e sono in grado di affascinare chiunque.

Vincenzo Petraglia

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Roberto Ricci

Amministratore delegato Rubinia Gioielli